Come sarebbe il mondo se l’uomo riuscisse ad abbattere ogni differenza? Cosa accadrebbe se la sofferenza fosse finalmente eliminata, insieme alla cattiveria e alla guerra? Cosa succederebbe se, al prezzo di perdere la libertà, l’uomo raggiungesse alcune delle sue massime aspirazioni?
SRADICARE IL MALE. Il film The Giver, tratto dall’omonimo romanzo del 1993 di Lois Lowry, nei cinema italiani dall’11 settembre, risponde a queste domande. Al centro della trama ci sono gli abitanti di una “Comunità” concepita per essere perfetta, all’interno della quale emerge il paradosso di un’utopia che per sradicare il male arriva a violentare educatamente l’uomo, controllandolo attraverso dosi quotidiane di anestetici del desiderio, affinché non smarrisca la retta via, e privandolo della memoria, perché non abbia nostalgia della grandezza del passato.
ELIMINARE LA LIBERTÀ. «Le persone sono deboli. Quando la gente ha la libertà di scegliere, fa scelte sbagliate». Così il capo Consiglio degli anziani (Maryl Streep) giustifica il modo in cui dirige la Comunità, annullando la distinzione tra ricchi e poveri e imponendo a ogni cittadino di svolgere determinati compiti. Il Consiglio ha convinto gli uomini che ogni regola o legge emanata da chi detiene il potere sia di per sé giusta. Per evitare che le persone sbaglino, le famiglie vengono composte da un uomo e una donna asessuati, nuclei in cui è impossibile litigare ma dove manca l’amore, vigendo solo un rispetto formale. I bambini loro affidati, prodotti e selezionati dai genetisti, sono sanissimi, gentili, incapaci di trasgredire ma anche di porre le più semplici domande.
MORTE PROGRAMMATA. In questa Comunità tutto è tranquillo e non c’è traccia di vecchiaia né di malattia, perché quando queste si presentano viene attivato il processo di congedo, la morte programmata dal Consiglio. Ovviamente nessun abitante può aspirare a un cambiamento, non avendolo mai visto ed essendo addomesticato a vivere l’esistenza borghese che gli anziani garantiscono, facendo attenzione ad eliminare i ricordi o le ferite che potrebbero risvegliare il grido e il desiderio dell’uomo.
L’ANTIDOTO AL SISTEMA. Sembrerebbe impossibile uscire da questa gaia disperazione che priva l’uomo del gusto del vivere. Invece anche nella Comunità esiste un punto di fuga: il donatore appunto, The Giver (Jeff Bridges), colui che possiede la memoria della storia, necessaria al sistema per reggersi e non commettere gli errori passati, e che deve tramandare la sua conoscenza a un prescelto. A riceverla è il giovane Jones (Brenton Thwaites), che provando per la prima volta cosa siano il bene e l’amore si accorge immediatamente di quanto è terribile la società apparentemente ideale in cui è cresciuto. Jones, pur spaventato dal dolore prima sconosciuto e sconvolto dai conflitti della storia, decide di accettare l’umanità così com’è, tutta intera, scoprendo la necessità del sacrificio per vivere la bellezza, l’importanza del dolore per aspirare al bene o della malattia per conoscere la carità e l’accoglienza.
LA RIBELLIONE. Quando Jones fa conoscere l’amore ai suoi amici, anche loro cominciano a desiderare e a usare la loro libertà per opporsi all’impostore. La ribellione del protagonista a un mondo comodo perché anestetizzato e tranquillo perché non libero contagiano lo spettatore. Forse le tantissime scuole americane che hanno censurato il romanzo perché troppo violento, impedendo che venisse letto nelle scuole, dovrebbero ripensarci.