La sala della Riccadonna a Canelli era strapiena di gente: quattrocento persone avevano appena finito di ascoltare le parole di Edoardo Raspelli, che presentava la Guida Critica & Golosa del 2000, il libro di 936 pagine del sottoscritto, quando in sala è arrivato Gino Veronelli. Colpo di scena. Anche perché avevo parlato di lui poco prima ricordandolo come il maestro che aveva dato dignità culturale al vino. Non mi sembrava vero di vederlo lì, come fosse a casa sua, in mezzo a tanti amici. “In sala c’è Gino Veronelli, se viene al microfono a portarci un saluto mi farebbe piacere”. Gino si siede, il conte Riccardi ci offre una Barbera, lo abbraccio. E il resto lo avrete letto sui giornali, visto che i quotidiani del giorno dopo hanno titolato “Canelli, scontro fra Veronelli e Raspelli” (che in verità non ha detto una parola). E mi fermo qui, perché forse interessa poco la polemica tra Marchesi (penalizzato da Veronelli nell’89 e da Raspelli dieci anni dopo) e Vissani (reo di friggere con l’olio di soia e di dire a Clinton “Ciao Bill!”. (A proposito: a Vissani viene imputato tutto, mentre Benigni può anche baciare in bocca il presidente degli Usa che nessuno si scandalizza. Bah!) Ma bisogna fermarsi qui, perché la gastronomia è sotto i riflettori ed è sulle pagine dei giornali ogni giorno. La polemica è sì il sale della vita, come dice il collega Ziliani, ma quando è troppo si rischia di uscire dal seminato. Ed è troppo quando la guerra scende sul personale e sul livello ideologico: due aspetti che alla gente interessano poco. Ma mi fermo anche per dire che l’episodio di Veronelli m’ha fatto riflettere sull’idea di verità in un rapporto, che non riesce, nonostante tutto, a cancellarsi. Come la dialettica civile prima del maggio di quest’anno tra noi o le sere da Giacomo. Sono e rimangono cose vere, che non possono cancellarsi nel mio cuore neanche davanti all’insulto peggiore. La verità è la verità, quando la riconosci non la puoi mollare. Il resto sono polemiche di basso profilo, che portano la notizia, forse, oppure la rinpinguano fino a farla esplodere. Ma la verità di un uomo, le sue domande… quelle sì sono affascinanti. Come il bicchiere di Sauvignon che he vi sfido a cercare: il Sant Valentin della Cantina Produttori di San Michele d’Appiano (0471/664466). E ditemi voi, dopo il primo sorso di quella perfezione, se la bellezza non presénte la verità.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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