Te Deum per la vecchia illusione che tutto si risolverà grazie a un flash mob

Di Berlicche
05 Gennaio 2020
Nel 2019 non sono mancati disastri e guerre e le solite illusioni affidate a fenomeni come Greta e sardine

Mio caro Malacoda, «Te Deum laudamus, te Dominum confitemur…», ma perché mai un diavolo dovrebbe ringraziare Domineddio alla fine di un anno?

Io basto a me stesso, se proprio devo profondermi in lodi verso qualcuno mi metto davanti a uno specchio. Epperò, pur nell’accumulo di disastri che affligge le vite di tanti durante un anno, c’è sempre chi alla fine sente il bisogno di cantare la propria gratitudine e riaffermare la propria speranza. «Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te. In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum» (Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Sia su di noi, Signore, la Tua misericordia, nella misura in cui abbiamo sperato in Te. In Te, Signore, ho sperato: non sarò confuso in eterno).

Allora permettimi di fare l’avvocato del diavolo, che in questo caso, osservato dal nostro punto di vista, è quell’uomo, quella donna, che la sera del 31 dicembre si inginocchia davanti a uno che in fondo è come lui («Tu […] non horruisti Virginis uterum», non hai avuto vergogna dell’utero di una donna vergine), un uomo (che dice di essere Dio) a cui confessa tutta la propria fede e la propria speranza. Permettimi di immedesimarmi in questo povero diavolo.

Nel 2019 non sono mancati attentati terroristici, disastri naturali, incendi celebri (Notre-Dame), cadute di governi, guerre, invasioni… e le solite illusioni palingenetiche affidate ancora una volta (anche i fenomeni Greta e Sardine non sfuggono, in ultima istanza, a questa logica) alla politica, al “cambiamento” di cui sarebbero dovuti essere attori gli “homines novi”, coloro che mai prima avevano occupato cariche pubbliche, che mai si erano sporcati le mani con l’amministrazione di desideri, bisogni e interessi, e che quindi a colpi di forbici avrebbero eliminato la corruzione diminuendo drasticamente il numero di coloro che ne potevano essere tentati, abolito la povertà distribuendo redditi a pioggia da un balcone invece di scendere dal balcone medesimo compromettendosi con i poveri nella ricerca di un lavoro, risanato l’ambiente chiudendo le fabbriche inquinanti e aumentando il numero dei questuanti sotto il balcone di cui prima, instaurato la giustizia imputando “in aeternum” chiunque con la giustizia avesse avuto la sfortuna di avere a che fare (dimentichi, tra l’altro, che «colui che vuole la giustizia assoluta – come dice Joseph Roth – è preda della sete di vendetta». È singolare, al proposito la schizofrenia con cui la magistratura italiana ha prima imposto ai vecchi proprietari lo spegnimento dell’altoforno dell’ex Ilva di Taranto perché inquinava e poi lanciato l’accusa di “distruzione dei mezzi di produzione” perché i nuovi affittuari dello stabilimento hanno annunciato lo spegnimento dell’altoforno incriminato).

Bene, a tutti costoro che ancora ambiscono a un futuro migliore, che ancora osano chiedere, non più a Zeus come fece Simonide di Ceo, ma la sostanza è la stessa, «il miracolo di un cambiamento», dedico questo brano di san John Henry Newman e suggerisco loro di iniziare con tale lettura il nuovo anno.

«Benedetto trovò il mondo sociale e materiale in rovina, e la sua missione fu di rimetterlo in sesto, non con metodi scientifici, ma con mezzi naturali, non accanendovisi con la pretesa di farlo entro un tempo determinato o facendo uso d’un rimedio straordinario o per mezzo di grandi gesta; ma in modo così calmo, paziente, graduale, che ben sovente si ignorò questo lavoro fino al momento in cui lo si trovò finito. Si trattò di una restaurazione più che di un’opera caritatevole, di una correzione o di una conversione. Il nuovo edificio, ch’esso aiutò a far nascere, fu più una crescita che una costruzione. Uomini silenziosi […] sterrando e costruendo, altri uomini silenziosi, che non si vedevano, stavano seduti, nel freddo del chiostro, affaticando i loro occhi e concentrando la loro mente per copiare e ricopiare penosamente i manoscritti ch’essi avevano salvato. Nessuno di loro protestava, nessuno si lamentava, nessuno attirava l’attenzione su ciò che si faceva; ma ecco poco per volta i boschi paludosi divenivano eremitaggio, casa religiosa, masseria, abbazia, villaggio, seminario, scuola, ospedale, università e infine città».

Tuo affezionatissimo zio
Berlicche

Foto Ansa

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