Tasse sulle imprese, ogni 100 euro guadagnati lo Stato se ne mangia 70 (promemoria per Letta)

Di Redazione
10 Giugno 2013
Il premier ripete che «la priorità del governo è abbassare le tasse». E Confartigianato squaderna i numeri della pressione fiscale italiana, record in Europa

Le aziende italiane soffocano nelle spire del fisco e della burocrazia. E – quel che è peggio – in un modo che non ha pari in nessun altro paese d’Europa, con grave danno per la competitività sui mercati. Sarà pur vero dunque che, come ha recentemente dichiarato il premier Enrico Letta, «la priorità di questo governo è abbassare le tasse sul lavoro per far lavorare più giovani», ma finora di cali delle tasse, così come di significative semplificazioni burocratiche, non s’è vista neanche l’ombra. Anzi, l’aumento dell’Iva a luglio, al massimo, sarà rinviato a dicembre. Mentre le nuove norme fiscali prodotte dall’apparato statale in cinque anni sono state 288, quasi 60 all’anno, circa 5 al mese.

COMPLICAZIONI BUROCRATICHE. Dalla primavera del 2008, quando è cominciata la precedente legislatura, spiega oggi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, «a complicare la vita delle imprese» sono state varate «qualcosa come 288 norme fiscali (…), un numero pari al 58,7 per cento di tutte le disposizioni di natura tributaria (491) introdotte attraverso 29 differenti provvedimenti». Un numero, oltretutto, più di «quattro volte superiore a quello delle 67 “semplificazioni” fatte nello stesso periodo». Ciò significa che «ogni norma approvata per snellire la burocrazia ne ha portate con sé 4,3 capaci di riversare altra sabbia negli ingranaggi». Sono numeri contenuti nell’ultimo rapporto di Confartigianato.

FISCO DA GUINNESS. Nello studio c’è poi il solito capitolo dedicato alla pressione fiscale: quella sulle famiglie e i cittadini ha raggiunto il 44,6 per cento, «livello mai visto dal 1990; quella sulle imprese il 68,3 euro per cento». Ogni 100 euro guadagnati da un imprenditore, in pratica, 68,30 li incassa il fisco. A chi lavora e produce lavoro, invece, resta poco più di 31 euro. Tutto questo mentre in Germania la pressione fiscale sulle imprese è pari al 46,8 per cento, in Spagna del 38,7 e nel Regno Unito del 35,5 per cento.

QUANTO COSTA LAVORARE. Situazione analoga per le imposte sul lavoro che sono pari, in Italia, mediamente al 42,3 per cento, 4,6 punti sopra la media dell’Eurozona; dove, peraltro, le tasse sul lavoro sono calate di un punto percentuale dal 1995, mentre da noi sono cresciute di 4,5 punti. Risultato? Il cuneo fiscale contributivo è salito al 47,6 per cento, contro una media Ocse del 35,6 per cento. Certo che l’Italia deve abbassare le tasse sul lavoro. E di molto.

Articoli correlati

3 commenti

  1. pikassopablo

    siete fantastici siete bellissimi 😉 siete anche un pà schizofrenici eh…come se negli ultimi 20 aa non aveste mai governato: la pressione fiscale attuale se l’è inventata mastro geppetto? 😀
    ps: bellissimi: ora ve tocca intervistare pure la bonino al governo con voi ;-/ dai dai che se vi imrgnate riuscite pure a fare la leggina pro-finocchi

  2. E’ innegabile che la burocrazia statale sta rovinando il popolo italiano. Oltre tutto i soldi che lo stato prende non vengono ridistribuiti (basta vedere i tagli alle pensioni, ai trasporti pubblici, all’aumento dei ticket sanitari…. ) ma vanno alla burocrazia stessa.
    Ma -qui è la mia principale critica che faccio a Tempi – non è vero che le aziende private sono più efficienti.
    Se per magia, il cuneo fiscale diventasse uguale a quello europeo, credete che le cose si metterebbero a posto? Io, al 34 anno di lavoro in varie aziende private, garantisco di no.
    Ora (dopo 33 anni di lavoro e 37 di contibuti) sono tornato precario e sbarco il lunario, collaborando con due che hanno avuto la fortuna di ottenere ancora la pensione di anzianità e si “divertono” facendo gli imprenditori nelle cose in cui credono; qualche giorno fa commentando la rapidità degli acquisti di materiale elettronico su internet dicevano “eh certo che se fossimo ancora in XXXX dopo aver scelto il materiale avremmo dovuto fare una richiesta all’ufficio acquisti che avrebbe chiesto l’autorizzazione a yyyy ri-veriifcato i fornitori, ri-chiesto le motivazioni tecniche perchè quel fornitore invece di questo e… più una certa attesa tra un passo e l’altro prima di un mese non avremmo avuto nulla. XXXX è una azienda privata decisamente importante!
    Insomma come dice Steve Denning in questo articolo che vi segnalo
    http://www.forbes.com/sites/stevedenning/2013/05/30/the-management-revolution-thats-already-happening/
    è lo stato che ha copiato il paradigma dell’azienda privata. E il paradigna è la sfiducia dei livelli gerarchici nei confronti dei sottoposti di cui si da per scontato la de-motivazione e la voglia di fregare.
    Per uscire dalla crisi occorre sussidiarietà, ma anche nelle aziende!

    1. marzio

      D’accordo, Roberto.

I commenti sono chiusi.