La lettera che leggete di seguito è stata pubblicata sull’edizione odierna del quotidiano Italia Oggi.
Si avvicina il 30 settembre e mi ricordo che scade il pagamento delle due rate di acconto della Tares, la tassa che da quest’anno sostituisce la tarsu. Purtroppo ho smarrito il modello di versamento e il portale www.comune.milano.it non solo non consente il pagamento online, ma non fornisce informazioni per questi casi.
Nessun problema, chiamo il servizio infoline 020202, che in altre occasioni si è rivelato efficiente. Ma questa non è la volta buona. Per giorni cerco di mettermi in contatto inutilmente con un operatore: tempi di attesa stimati variabili dai cinque agli 11 minuti (che regolarmente si moltiplicano) e quando qualcuno risponde la linea improvvisamente cade.
Finalmente una voce gentile: non sono in grado di darmi l’informazione richiesta, ma se lascio i miei recapiti sarò ricontattata.
Aspetto ancora. Ma in epoca di social network ci si può arrendere di fronte a una telefonata mancata? Ovvio, no. Tento la carta twitter e dall’account del comune di Milano arrivano segni di vita. Mi chiedono addirittura di che informazione ho bisogno. Peccato che poi non rispondano, invitandomi a scrivere un messaggio privato su Facebook!
Torno allora ai canali tradizionali: sportello informazioni dell’ufficio tributi, dove l’addetta mi comunica che l’unico modo per avere informazioni è… ricominciare daccapo, chiamando lo 020202.
Mancano solo cinque giorni alla scadenza e non so ancora quanto e come dovrò pagare.
Che fortuna vivere a Milano, città 2.0, città in rete.
Franca Floris