La settimana scorsa, il produttore di un farmaco per donne incinta, il talidomide, che per non essere stato sufficientemente testato sugli animali negli anni Cinquanta provocò la nascita di almeno 10 mila bambini malformati, ha chiesto solennemente scusa alle vittime. Dopo di che, il Partito animalista europeo ha querelato Carlo Giovanardi. Perché? «Per istigazione a delinquere contro la salute e l’incolumità pubblica». Per quali crimini, visto che il senatore Pdl si è limitato a dar voce a Nadia Malavasi, presidente dell’associazione vittime del talidomide? E per quali «buffonate» dette da Silvio Garattini, visto che l’esimio farmacologo si è limitato a confermare quanto già dichiarato a tempi.it da Giovanardi e Malavasi? Secondo gli animalisti sarebbe «istigazione a delinquere» avversare una legge in votazione al Senato che vieterebbe la sperimentazione sugli animali.
Così, nei giorni in cui il Senato ha sospeso i lavori in tema di violenza sulle donne per assenza di un presidente mentre il presidente del Senato ha posato davanti al parlamento insieme all’onorevole Michela Brambilla per la campagna “adotta un Beagle”, le persone normali hanno capito fino a che punto si è spinto il sonno della ragione. Già dai tempi in cui la gente offriva sacrifici agli dei e sguazzava nel sangue delle vittime, con tipi come Gesù e Francesco (ma anche con Marx e Kant), noi occidentali abbiamo appreso l’amore e il rispetto degli animali.
Ora che siamo tornati ai fasti dionisiaci, se escludiamo le cavie animali su chi li testeremo i farmaci? Sui bambini nella pancia? Sui malati incurabili? Anche questo sarebbe un bel tornare. Non agli anni Cinquanta. Ma alla Germania del ’33.