Taglio alla scuola paritaria: il governo ascolterà almeno i sindaci?

Di Carlo Candiani
07 Agosto 2012
Non solo gli istituti cattolici: anche le scuole paritarie gestite dai comuni soffriranno per i tagli del governo. Il presidente dell'Anci, Graziano Del Rio, lancia l'allarme.

Il taglio ai fondi per le scuole paritarie non preoccupa solo gli istituti di ispirazione cattolica. Paritarie, quindi pubbliche ma non statali, sono anche le scuole primarie gestite direttamente dalle amministrazioni comunali. Anche queste realtà (1500 istituti sparsi su tutta la penisola), che spesso coprono le carenze del settore statale delle scuole materne, andranno in sofferenza se non addirittura rimarranno chiuse il prossimo settembre, se lo Stato non sbloccherà rapidamente «l’erogazione della seconda parte dei finanziamenti relativi all’anno scolastico 2011/12 della scuole paritarie».

Inizia così, mettendo nero su bianco, la lettera che il presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Graziano Del Rio, ha inviato al ministro dell’Economia Vittorio Grilli e a quello degli Affari Regionali, Piero Gnudi. Le scorse settimane una delegazione di sindaci si è incontrata con esponenti del governo per esporre le proprie preoccupazioni sulla difficile situazione economica in cui versano le scuole paritarie: attendono ancora il versamento della seconda trance del periodo scolastico 2011/12. Ma non c’è stata per ora nessuna risposta in merito: lo stesso atteggiamento che hanno documentato anche le scuole paritarie cattoliche.

Il presidente dell’Anci ricorda ai ministri che il livello del fondo originario (530 milioni), è rimasto inalterato per dieci anni, e che, anzi, nel 2012, si è pensato bene di abbassarlo a 500 milioni. Il ministero, continua Del Rio, «ha provveduto a erogare una prima parte di queste risorse, pari a 180 milioni di euro e che la somma residua di 86 milioni, sarà assegnata nei prossimi mesi». Quella che manca, però, è la seconda parte delle risorse (237 milioni), che non si sa quando arriverà nelle casse comunali, lasciando nell’incertezza anche l’arrivo delle risorse del prossimo anno. In queste condizioni «si mette in seria difficoltà il regolare svolgimento delle attività delle scuole paritarie». Ad essere ottimisti, i Comuni «saranno costretti ad una sensibile riduzione dei servizi, con prevedibili ripercussioni sull’intero servizio scolastico», se non addirittura, «l’effettiva chiusura per il prossimo anno. Un rischio da scongiurare».

Per le scuole comunali c’è però uno spiraglio: i problemi di liquidità delle amministrazioni per il pagamento di stipendi, scuolabus o per la gestione della tarsu potrebbero risolversi, dato che la Conferenza Stato-Regioni ha appena dato il via libera all’erogazione agli enti locali di 800 milioni di euro nell’ambito del patto di stabilità. Ma il rischio è che i soldi potrebbero arrivare solo ad ottobre, lasciando scoperto l’anticipo di settembre.

Insomma, anche da parte della paritarie a gestione comunale, dopo quelle degli istituti di ispirazione cattolica l’allarme è chiaro. È sempre più urgente ripensare alla struttura nazionale dell’intero sistema scolastico: un’opera di razionalizzazione dei costi e delle risorse umane che garantisca ciò che la legge (quella di Luigi Berlinguer, del 2000), a parole, prevede: un sistema plurale di scuola pubblica statale e scuola pubblica non statale (paritaria), nell’ambito di una efficiente autonomia scolastica, con uguali doveri e diritti (anche economici), nel nome di una riconosciuta libertà di educazione.

@carlocandio

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2 commenti

  1. Carlo Candiani

    Caro Tossani, forse non sono stato chiaro: è riconoscendo la libertà di educazione, che finalmente in Italia si attuerà la parità scolastica in un sistema plurale dove potranno coesistere scuole pubbliche statali e scuole pubbliche non statali (cioè paritarie). E la strada, (purtroppo), mi sembra ancora lunga

    1. DELFINI PAOLO

      SONO COMPLETAMENTE D’ACCORDO CON CARLO CANDIANI, ANCHE IO PENSO CHE LA STRADA SIA PURTROPPO ANCORA LUNGA.

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