Suonava nei night club, oggi è parroco a Marsiglia. Storia e parole di padre Michel: «I tiepidi vanno all’inferno»
«L’imprudenza è la qualità dei santi». È uno dei pensieri contenuti in un libro che oggi esce in Italia, dal titolo significativo I tiepidi vanno all’inferno (Mondadori, pagine 190, euro 12,90). L’autore è un sacerdote dal volto hollywoodiano e dalla vita avventurosa: Michel-Marie Zanotti-Sorkine. Grazie a un bell’articolo di Marina Corradi, tempi.it ve ne parlò un anno fa. L’inviata di Avvenire andò a incontrarlo a Marsiglia, descrivendo questo strano prete che si ostina a circolare con la talare, che si ferma alla fine della Messa a parlare coi fedeli, che ha rianimato una comunità esangue non con prontuari di buone maniere, ma col fuoco di un carisma raro. «Ama, anche in modo goffo, ma ama», è uno dei suoi motti.
AL DIAVOLO LA TIEPIDEZZA. Michel-Marie Zanotti-Sorkine è animato da una santa irrequietezza. La vita stessa gli ha insegnato che l’uomo serio di fronte al destino non può stare tranquillo. Nato nel 1959 a Nizza da una famiglia mezza russa e mezza corsa, orfano già giovanissimo, fu educato dai salesiani. Una passione per la musica lo porta ovunque gli sia data la possibilità di cantare. È così che diventa «un chansonnier nei night-club», scrive Corradi. La sua vocazione al sacerdozio – intuizione già avuta da bambino – torna a galla, pur in un percorso zigzagante fino all’ordinazione. I suoi “padri” sono Joseph-Marie Perrin, già direttore spirituale di Simone Weil, e Marie-Dominique Philippe, fondatore della congregazione di Saint Jean. Ordinato prete nel 2004 dal cardinale Bernard Panafieu, allora arcivescovo di Marsiglia, si cura degli ultimi e scrive un libro dedicato ai suoi “colleghi” sacerdoti: Au diable la tiédeur, al diavolo la tiepidezza, appunto. «Siamo onesti, la verità è questa – dice -. Siamo noi, che non abbiamo più il sacro fuoco. L’immagine che diamo del sacerdozio è troppo insignificante. Non tocca più il cuore».
ECCESSIVAMENTE NORMALE. La figura di Zanotti-Sorkine è tanto più interessante quanto più la si inquadra in quel che è: un parroco. All’apparenza non fa null’altro di quel che ci si aspetti da lui. Predica, confessa tutte le sere – puntuale, alle cinque -, si occupa delle anime che frequentano Saint-Vincent-de-Paul. Ma è forse questo “eccesso” di normalità a renderlo tanto speciale. In fondo, non cerca di fare altro se non ubbidire alla promessa del cattolicesimo: volete essere felici? Siate santi.
E, infatti, le navate della sua chiesa sono gremite, la gente va da lui per ascoltare le sue prediche ricche di riferimenti a poeti, musicisti, scrittori. Ma anche perché padre Michel-Marie non chiude la porta di fonte a nessuno: non importa che sia ricco o clochard, giovane o avanti con gli anni, buon parrocchiano o impenitente peccatore. È fedele solo a un folle folle precetto: «Non bisogna mai perdere nessuna piccola occasione per parlare di Cristo».
LA LITURGIA E LE PUTTANE. Quest’uomo pare proprio l’incarnazione di quel che chiede papa Francesco quando domanda di andare verso le periferie esistenziali. E al tempo stesso sembra conservare il giudizio cristallino ratzingeriano che sa che non esiste accoglienza o bontà che non sia accompagnata da fascino e chiarezza. Padre Zanotti-Sorkine cura la liturgia («voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire»). Padre Zanotti-Sorkine accoglie le prostitute e i barboni («do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto»). Non è spietato con nessuno, se non con se stesso e, un po’ anche con i preti. Ma solo perché sente come innegabilmente “lata” la vocazione cui sono chiamati: «Il sacerdote è “alter Christus”, è chiamato a riflettere in sé Cristo. Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione; ma essere consci dei nostri peccati, della nostra miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale».
Quando lo incontrò, un anno fa, il sacerdote si congedò dalla cronista di Avvenire con questa frase: «Più invecchio e più capisco ciò che ci dice Benedetto XVI: tutto davvero ricomincia da Cristo. Possiamo solo tornare alla sorgente».
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14 commenti
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Oggi i Simpson parlavano di riciclaggio di denaro.
Esprimo a Don Zanotti tutta la mia stima per essere un parroco così vicino al mio modo di vedere..Oggi o si è mistici o non si è cattolici,così diceva ,se ricordo bene,un grande teologo del novecento.Prego per lui e prego il buon Dio che ci faccia dono di tanti sacerdoti alla Zanotti.Buon inizio di giornata a tutti gli amici.Che Dio benedica i nostri passi sulla via della pace.
Tutto fantastico bellissimo travolgente…….. quel “Do loro la comunione” ………spero dopo la confessione. Diversamente sarei molto perplesso.
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Bello rivedere ancora preti con la talare. Bello vedere dei segni di Cattolicesimo, e non di vago Cristianesimo para-spirituale e sincretista, terzomondista-ecologista.
Quelli in clergyman stanno quasi ad imitare i protestanti.
Uno squallore quelli in jeans e maglione per strada, con al massimo e magari una crocetta tau di legno al collo. E’ un orrore, un arretramento, un segno di nascondimento, di vergogna per ciò che si è e si rappresenta.
ovviamente, che nessuno parli di lavaggio di denaro sporco e di arresti di monsignori in questo sito…
Daje Luca che se insisti qui a Tempi lo sai che ti accontentano evvero?
Però. .
Scrivvici direttamente alla redazione che cn tutto sto spam sei peggio de Jack che non sa usare lo smartfonne..
Complici nel riciclaggio e nella vita. E’ questo quello che emerge dalle indagini della Guardia di Finanza che hanno portato all’arresto di due preti, Monsignor Nunzio Scarano, e responsabile dell’Apsa (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), e don Luigi Noli, ritenuti responsabili di operazioni di riciclaggio per milioni di euro, per conto di una famiglia di armatori, attraverso lo Ior, la banca vaticana.
Dalle intercettazioni telefoniche effettuate dagli inquirenti in cerca di elementi che gettassero luce sulla vicenda, è emerso che tra i due non c’era solo quella che poteva passare per una profonda amicizia. Di fatto, i due prelati, hanno una relazione che pare duri da circa 30 anni.
Come riporta il Corriere della Sera, che ha rivelato i particolari del rapporto tra i due, di questa relazione gli inquirenti erano già a conoscenza fin dai tempi del primo arresto di Scarano il 28 giugno scorso quando il vescovo venne prelevato dall’abitazione di Noli presso cui aveva dormito la notte precedente.
Stesso copione dell’ultimo arresto, avvenuto all’alba di ieri, ma questa volta nell’abitazione di Scarano dove il vescovo aveva ottenuto di risiedere agli arresti domiciliari e dove Noli, questa volta arrestato anch’egli, lo aveva raggiunto, ufficialmente per accudire l’amico.
Della relazione tra i due prelati, però, non erano a conoscenza solo pochi intimi. Il Corriere della Sera spiega infatti che Noli, dopo il primo arresto del suo compagno, venne trasferito ad altra parrocchia e non certo per motivi giudiziari, dato che in quel momento non ancora coinvolto nelle indagini.
Il quotidiano milanese riporta anche la testimonianza Massimiliano Marcianò, amico intimo di Scarano.”Tra Nunzio e don Luigi Noli – ha spiegato Marciano – c’è un rapporto particolare che a mio avviso va ben oltre un normale rapporto di amicizia, sono di fatto la stessa persona e condividono praticamente tutto”.
Ma la conferma definitiva si ha dalle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche da cui trapela anche in coinvolgimento di altri uomini.
Ecco cosa riporta la Guardia di Finanza a proposito di una telefonata tra i due avvenuta lo scorso 9 febbraio: “Scarano e Noli ricordano di un’esperienza particolare vissuta laddove Scarano parla della relazione di …omissis.. che gli diceva: “A bello allora vuol dire che quello che ti ho dato quella sera non ti basta, ti devo dare il resto?'” E Luigi risponde: “…. Mamma mia, quella sera indimenticabile, un animale è diventato!” E ad un certo punto Nunzio definisce …omissis.. possessivo nei suoi confronti e Noli risponde: “Ti vuole tutto per sé. Immaginati se sapesse che con me…”.
Ed sono gli stessi uomini della finanza a concludere che “questo particolare rapporto tra Nunzio Scarano e Luigi Noli, che porta quest’ultimo a sentirsi un tutt’uno con il primo, superiore pertanto ad un mero rapporto di fraterna spiritualità e affettuosa amicizia, non può che implicare, a ragione, la piena consapevolezza, da parte di costui, degli affari illeciti in cui Scarano è versato”.
LUCA Addirittura! Non solo Tempi !
Mo anche il corriere te viene dietro.. sta vede che gratta gratta, fa la vittima serve solo per farse notare!
Narciso!
Tutto fantastico bellissimo travolgente…….. quel “Do loro la comunione” ………spero dopo la confessione. Diversamente sarei molto perplesso.
Per un peccato mortale (che impedisce di accostarsi all’Eucarestia) ci vogliono materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso. Per quante prostitute, schiave del racket e terrorizzate in un modo che neanche ci immaginiamo, si può parlare di “deliberato consenso”? Ci vogliamo fidare del discernimento di questo sacerdote? E ricordiamo: “i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel Regno dei Cieli” l’ha detto Qualcuno che sta molto in alto.
Io non voglio giudicare nessuno, però Gesù all’adultera gli ha detto “…neanch’io ti condanno ora vai e…non peccare più”.
Il peccatore lo può giudicare solo Dio, ma il peccato in quanto tale va comunque giudicato.
In ogni caso sicuramente l’uomo non è il suo peccato.
A volte dimentichiamo il significato della riconciliazione: prima devo conoscere l’amore di Cristo (il suo morire in croce per me e quindi l’Eucarestia). Solo dopo questo riconoscimento vedo e riconosco il mio peccato e chiedo perdono (è il percorso che ha fatto il buon ladrone). Quindi il sacramento della riconciliazione (non si chiama più confessione da una vita) significa riconoscersi peccatori davanti all’amore infinito di Gesù e ri-conciliarsi.
Quindi è giusto così: prima si da la comunione, poi verranno a confessarsi.
Spero di aver chiarito le tue perplessità.
Ho conosciuto nel 91 padre Marie Dominique Philippe, filosofo domenicano e fondatore della congregazione di Saint Jean ( praticamente sconosciuta in Italia)…
La Francia mi stupisce sempre per essere un misto di giacobinismo massonico ed
esempi di santita’ che in Italia vengono spesso oscurati da tanto conformismo clericale!
AFFASCINANTE LA FRANCIA CRISTIANA… Affascinante e attraente!
La congregazione di Saint Jean poi è una delle cose piu’ belle che abbia mai visto in vita mia….
i tiepidi vanno all’inferno. E anche i rossi