
Sprechi nelle mense scolastiche. «Si mangia secondo l’educazione ricevuta»
Giovedì 29 marzo si è svolto a Milano un convegno dal titolo “La nutrizione tra gusto e salute nei menù scolastici” organizzato da Milano Ristorazione, la società controllata dal Comune che fornisce ogni giorno 75 mila pasti alle mense scolastiche della città. Il dato vergognoso, anche per i tempi di crisi che stiamo vivendo, è quello dello spreco: sono circa 47 le tonnellate di cibo che vengono rifiutate dagli alunni. Sotto osservazione sono finite le portate di verdure e di alcuni tipi di pesce. È un problema di qualità di cibo, della sua presentazione nei piatti o di una certa (mal)educazione alimentare? «Innanzitutto confermo i dati citati dalla stampa», commenta a tempi.it Roberto Chiesa, di Isan (Istituto per la sicurezza alimentare e la nutrizione), impegnato nel controllo della refezione scolastica. «Osservo la stessa situazione nell’hinterland milanese, anche se l’accettabilità dei pasti varia a seconda della realtà e del contesto: ogni singola classe, ogni alunno reagisce in modo diverso».
Esiste il problema della qualità del cibo e di com’è presentato nel piatto?
Se esiste questo problema non è strettamente legato al rifuto del bambino. Certo, i prodotti non sono di prima classe, ma le amministrazioni agiscono all’interno di una serie di capitolati che fissano i parametri di entrata delle materie prime.
Quindi assolve il lavoro di “Milano Ristorazione”?
Nel complesso sì, anche se a volte non raggiunge risultati egregi. È importante ricordare che il compito della ditta è preparare ogni giorno ben 75 mila pasti quotidiani, un impegno notevole. Problemi di presentazione ci sono e in questi incide negativamente il trasporto. Prendiamo un esempio eclatante: la pizza. È una portata che bisognerebbe mangiare appena sfornata, quando arriva in mensa ormai è gommosa, eppure i ragazzi non si fanno problemi a mangiarla, quando arriva in tavola è sempre una festa. È un esempio di come l’abitudine a un certo tipo di cibo sia più importante del suo effettivo valore nutrizionale.
Quindi entra in campo l’educazione alimentare dei ragazzi.
Esatto. Si mangia come si è stati educati a mangiare. Molti bambini non mangiano a mensa perché non fanno una buona colazione. Suppliscono a metà mattina rimpinzandosi di patatine, focacce, pizzette, se non addirittura panini. Sarà inevitabile, che a pranzo non abbiano fame. Il suggerimento sarebbe cominciare a fare una buona colazione al mattino e limitare il break della ricreazione ad un succo di frutta.
Fortunatamente, ci sono realtà di volontariato come Siticibo del Banco Alimentare che nell’ultimo anno, a Milano, ha recuperato e ridistribuito tonnellate di pane e di frutta, destinate a 58 mense ed enti assistenziali cittadini. Eppure le scuole milanesi interessate al recupero restano 90 su 400. Perché?
Per un motivo di sicurezza igienica: quando si lavora con il cibo e, soprattutto, quando lo si trasporta per le mense, è inevitabile che subisca contaminazioni. La benemerita opera di Siticibo funziona quando il cibo arriva sulla tavola della mensa, direttamente da una cucina interna della scuola stessa.
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