Sono oltre 15 mila le imprese fallite e 60 mila i posti di lavoro persi per i ritardi dei pagamenti

Di Redazione
03 Aprile 2013
Secondo uno studio della Cgia di Mestre «tra il 2008 ed il 2012 i fallimenti causati dai ritardi dei pagamenti siano aumentati più del doppio (+114 per cento)»

Sono oltre 15.000 le imprese italiane che dall’inizio della crisi alla fine del 2012 sono fallite a causa dei ritardi dei pagamenti: questa la stima della Cgia secondo cui «tra il 2008 ed il 2012 i fallimenti causati dai ritardi dei pagamenti siano aumentati più del doppio (+114%): nel 2008 erano 1.800, a fine 2012 hanno toccato quota 3.860: 60.000 i posti di lavoro persi». E a fronte delle 15.000 imprese italiane che dall’inizio della crisi alla fine del 2012 sono fallite a causa per i ritardi dei pagamenti sono stati persi circa 60.000 posti di lavoro. Si tratta di dati molto preoccupanti, che mettono in luce – si legge in una nota – gli effetti negativi sul tessuto produttivo ed occupazionale italiano dei ritardati o mancati pagamenti (siano essi imputabili a committenti privati o a quelli pubblici)».

I risultati a cui è giunta la Cgia di Mestre hanno origine da alcune osservazioni realizzate da Intrum Justitia. Secondo questo istituto, il 25% delle imprese fallite in Europa chiude a causa dei ritardi dei pagamenti. Tenendo presente che l’Italia è maglia nera in Europa per quanto concerne la mancata regolarità dei pagamenti tra la Pubblica amministrazione e le imprese nonché nelle transazioni commerciali tra le imprese, la Cgia stima che «tra il 2008 ed il 2010 questa incidenza abbia raggiunto la soglia del 30%, per salire al 31% nel biennio 2011-2012». «Pertanto, a fronte di oltre 52.500 fallimenti registratisi in Italia nel quinquennio preso in esame, la CgiA stima che poco piu’ di 15.100 chiusure aziendali siano addebitabili ai ritardi nei pagamenti». Un “dramma” che, prosegue la nota «oltre alle chiusure di queste attività ha provocato la perdita di almeno 60.000 posti di lavoro».

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«Oltre ai ritardi nei pagamenti – osserva il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – hanno sicuramente concorso alla chiusura di queste attività anche gli effetti nefasti della crisi, come il calo del fatturato dovuto alla contrazione degli ordinativi e il deciso aumento registrato in questi ultimi anni dalle imposte e dai contributi, oltre alla forte contrazione nell’erogazione del credito che ha caratterizzato l’azione degli istituti di credito nei confronti soprattutto delle piccole imprese».

«Visto che il 95% delle imprese in Italia ha meno di 10 addetti – ricorda la Cgia – l’eventuale sblocco di una parte importante dei 91 miliardi di euro di arretrati che la Pubblica amministrazione conta nei confronti delle imprese, gioverebbe a tutto il sistema economico ed in particolar modo alle piccole realtà imprenditoriali». «Affinché ciò avvenga – conclude Bortolussi – questo provvedimento di smobilizzo deve essere accompagnato dall’impegno dei destinatari di questi pagamenti a saldare in tempi rapidissimi gli arretrati accumulati nei confronti dei propri subappaltatori/subfornitori. Solo così tutto il sistema produttivo potrà beneficiare di questa nuova ondata di liquidità». (AGI)

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