«Sono i numeri a parlare, il Tribunale di Lucera ha il diritto di essere salvato»

Di Redazione
08 Settembre 2012
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giuseppe Agnusdei, Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Circondario del Tribunale di Lucera.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera ricevuta da Giuseppe Agnusdei, Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Circondario del Tribunale di Lucera, in risposta all’intervista a Luigi Birritteri, capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia

Gentile redazione di Tempi.it, ho letto l’intervista a Luigi Birritteri, in cui si parla del Tribunale di Lucera come presidio di giustizia al di sotto dei parametri fissati dal Ministero al fine di attuare la legge delega sulla revisione della geografia giudiziaria. Premetto che la legge delega ha indicato come criteri, ai fini della soppressione o meno degli uffici giudiziari, i seguenti: popolazione, estensione del circondario, sopravvenienze medie (carico processuale annuale), organico dei magistrati, orografia e infrastrutture nel circondario, impatto della criminalità organizzata, disponendo, altresì, l’impossibilità di intervenire sui Tribunali aventi sede presso i capoluoghi di provincia (ne sono 107), ma solo su quelli cosiddetti subprovinciali (ne sono 58), con l’ulteriore limite costituito dalla necessità di conservare almeno tre Tribunali per ogni Corte di Appello.

PARLANO I NUMERI. Posso poi riferire che i parametri fissati dal Ministero della Giustizia all’esito del lavoro del Gruppo di Studio nominato dal Ministro, e relativi a criteri della popolazione, dell’estensione, del carico processuale e dell’organico dei magistrati, sono i seguenti: popolazione 363.000 abitanti, estensione 2.100 chilometri quadrati, sopravvenienze medie 18.200 processi l’anno, magistrati 28. Il Governo, dei 58 Tribunali subprovinciali, ne ha salvati 27 e ne ha ricompresi 31 tra i sopprimendi (tra questi, purtroppo, anche il Tribunale di Lucera). Al momento, il decreto legislativo, il cui testo è stato approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 10 agosto 2012, è in attesa della firma del Presidente della Repubblica. Il dott. Birritteri ha dichiarato, nell’intervista suddetta, che il Tribunale di Lucera non raggiunge i parametri fissati dal Ministero, mentre li raggiunge almeno riguardo a uno di essi, quello della estensione. Il Circondario di Lucera, infatti, ha una superficie di ben 2.812 chilometri quadrati (il secondo più esteso tra i Tribunali subprovinciali), decisamente superiore al limite indicato dal Ministero in 2.100 chilometri quadrati. Per quanto attiene agli altri tre parametri aritmeticamente definibili, la condizione del Tribunale di Lucera è la seguente: per la popolazione, 172.072 abitanti (quindicesimo posto tra i Tribunali subprovinciali); per le sopravvenienze medie 13.722 processi l’anno (nono posto tra i Tribunali subprovinciali); per l’organico dei magistrati n. 16 (quindicesimo posto tra i Tribunali subprovinciali).

I PARAMETRI E I SALVATAGGI. Da qui si rende necessario la disamina del “trattamento” riservato agli altri Tribunali subprovinciali. Parametro della estensione: raggiungono tale parametro solo i Tribunali di Termini Imerese (che è stato salvato), di Lucera (che viene indicato come soppresso), di Santa Maria Capua Vetere (salvato) e Tolmezzo (soppresso). Parametro della popolazione: raggiungono tale parametro solo i Tribunali di Santa Maria Capua Vetere (salvato), Nola (salvato), Velletri (salvato), Torre Annunziata (salvato), Busto Arsizio (salvato) e Tivoli (salvato).  Parametro delle sopravvenienze medie (carico di processi introdotti ogni anno): raggiungono tale parametro solo i Tribunali di Santa Maria Capua Vetere (salvato), Nola (salvato), Torre Annunziata (salvato), Velletri (salvato) e Tivoli (salvato). Parametro dell’organico dei magistrati:  raggiungono tale parametro solo i Tribunali di Santa Maria Capua Vetere (salvato), Torre Annunziata (salvato), Nola (salvato), Velletri (salvato) e Palmi (salvato).

QUESTIONE LUCERA. Come si può notare, si tratta di un numero di Tribunali decisamente inferiore ai 27 che il Governo ha salvato dalla soppressione. Questo vuol dire quindi che sono stati conservati in vita molti Tribunali che non raggiungevano tali parametri. In virtù del criterio che impone la conservazione di almeno tre Tribunali per ogni Corte di Appello, sono stati recuperati alcuni di essi, che non raggiungevano alcun parametro, ma “la questione Lucera” resta, perché si è comunque in difficoltà nel trovare una motivazione che giustifichi la disparità di trattamento del Tribunale di Lucera rispetto ad altri. Il fattore della vicinanza (20 chilometri) della sede di Lucera a quella di Foggia non rientra tra i criteri della legge delega e non considera che il circondario di Lucera giunge (se ne ricordiamo l’estensione, sopra richiamata, di 2.813 chilometri quadrati) fino a 140 chilometri di distanza dalla sede centrale.

CRIMINALITA’. Quanto al tasso d’impatto della criminalità organizzata, non si è avuto il recupero del Tribunale di Lucera nonostante le documentate relazioni del Procuratore della Repubblica di Lucera (vi sono, purtroppo, almeno sei processi con sentenze della Corte di Cassazione attestanti la esistenza di associazioni a delinquere di stampo mafioso), i comunicati e le note del Procuratore Distrettuale Antimafia di Bari, la stessa relazione del Ministro dell’Interno, i pareri del Consiglio Giudiziario di Bari e delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. Alla luce di tutti questi dati, mi chiedo come possa il dott. Luigi Birritteri affermare che il Tribunale di Lucera meritava la soppressione.

Ringrazio dell’attenzione ed invio cordiali saluti,
Giuseppe Agnusdei, Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Circondario del Tribunale di Lucera

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1 commento

  1. Simona

    Riporto di seguito un articolo recuperato sul link che segue relativo a vicende di cronaca tristemente relative ad un territorio che, a sentire il dott. Biritteri, non è a rischio criminalità organizzata.
    Io conosco un po’ Lucera, ma non ho mai vissuto lì, ed anche se è molto bella, non la sceglierei come città in cui vivere, per ragioni che non voglio esporre in questa sede.
    Aggiungo però, che non ho memoria di accadimenti analoghi a quelli che riporto di seguito che abbiano riguardato la mia citta di circa 15.000 abitanti, in provincia di Messina, anche se di cose analoghe ho sentito parlare a Barcellona, oppure sui Monti Nebrodi…
    Ho l’impressione che ci sia concretamente l’ipotesi di un arretramento sostanziale dello Stato in questa parte della Puglia, già periferica e gravemente arretrata economicamente, se è vero che le si ritiene a basso rischio di criminalità…

    http://quotidianofoggia.wordpress.com/2010/07/12/la-cronaca-di-take-away-il-blitz-che-ha-distrutto-la-criminalita-lucerina/

    Una città sotto assedio, Lucera alle prime luci dell’alba di una delle più calde giornate che la cronaca nera della città d’arte per antonomasia ricordi. Gli abitanti sono stati svegliati dal fragore della Gazzelle e dal bagliore dell’elicottero dei Carabinieri che perlustrava l’abitato illuminandolo a giorno con un potentissimo faro. Allo spettacolare blitz hanno preso parte oltre 100 militari del Comando Provinciale di Foggia, coadiuvati da unità cinofile. Parallelamente ai CC ha lavorato il Gruppo investigazioni criminalità organizzata della Guardia di Finanza.
    “Take away”, il nome in codice dell’operazione, che ha permesso di smantellare la banda che gestiva a Lucera il traffico della droga, e che stava conquistando una posizione di sempre maggiore spicco nelle gerarchie e nello scacchiere della criminalità organizzata pugliese.
    Il bilancio del blitz, scattato a seguito di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari, è importante: sono stati eseguiti (non solo a Lucera, ma anche a Milano Malpensa e San Severo) provvedimenti cautelari e numerose perquisizioni nei confronti di 14 persone gravemente indiziate di far parte dell’associazione criminale, mentre le fiamme gialle hanno provveduto al sequestro preventivo di beni, riconducibili all’organizzazione, per un valore di oltre 500 mila euro.
    Un duro colpo inferto ad un’associazione che, come abbiamo detto, stava rapidamente scalando posizioni nelle classiche della mafia pugliese, e che si stava sempre più radicando in quel di Lucera, nonostante fosse stata tempo fa “decapitata” dei suoi leader. Le indagini sono scattate proprio all’indomani dello smantellamento dell’organizzazione criminale che faceva capo a due esponenti di primo piano della criminalità lucerina. Anche in quella occasione il blitz aveva prodotto numerosi arresti, ma evidentemente non era bastato a distruggere l’organizzazione, che poteva contare su altri affiliati, che avevano raccolto l’eredità dei loro capi, si erano riorganizzati, ed avevano di fatto continuato a gestire il fiorente mercato della droga che ha Lucera come crocevia.
    Nel registro degli indagati sottoposti a misure cautelati figurano in tutto dodici persone: a tre di loro l’ordinanza è stata notificata in carcere, altre cinque sono state arrestate, due persone sono state poste agli arresti domiciliari mentre altre due dovranno sottoporsi all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
    L’indagine racconta la storia recente della criminalità lucerina. La indagini sono scattate dopo lo smantellamento del sodalizio mafioso operante a Lucera che faceva capo dapprima ad Antonio Giuseppe Tedesco, detto “U sdrusc” di Lucera, detenuto in quanto condannato per mafia ed altro, e successivamente a Khaled Bayan, ergastolano, condannato per omicidio e mafia, detenuto in regime di carcere duro, ai sensi dell’art, 41 bis dell’ordinamento penitenziario). Un sodalizio che vantava importanti collegamenti con altri pezzi della criminalità pugliese e meridionale, essendo collegato alla famiglia Di Cosola di Bari ed alla cosca della ‘ndrangheta Costa di Siderno.
    A convincere gli investigatori che la decapitazione della struttura mafiosa lucerina non era stata sufficiente a debellare la criminalità sono state le dichiarazioni di un pentito che ha indicato in Antonio Pietrosanto chi poteva compiere “il “salto di qualità”, dopo l’uscita di scena dei vertici della vecchia mafia lucerina, in modo da raccoglierne l’eredità e diventare il nuovo punto di riferimento, nell’ambito di un processo di ricostituzione della criminalità organizzata su Lucera.
    La Procura antimafia di Bari ed i Carabinieri di Foggia hanno dunque indirizzato le loro indagini a riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia. L’attività investigativa ha evidenziato come effettivamente Pietrosanto, approfittando del vuoto di potere venutosi a creare con l’uscita di scena di Khaled Bayan, fosse riuscito ad organizzare aLucera un sodalizio criminale finalizzato al traffico di droga, che estendeva la sua orbita ben al di là della cittadina sveva coinvolgendo comuni limitrofi come San Severo, da sempre crocevia importante nello staccio di sostanze stupefacenti.
    A testimonianza del forte radicamento territoriale che era riuscita a procurarsi, l’organizzazione aveva la sua base operativa nel pieno centro cittadino, precisamente nell’area contigua ad un noto bar della zona, chiuso da pochi mesi per vicende che nulla hanno a che fare con l’operazione di ieri.
    Nel corso dell’attività di intercettazione, erano già stati arrestati in flagranza di reato quattro pregiudicati per spaccio di sostanze stupefacenti; sono state sequestrate numerose dosi di cocaina e hascisc destinate alla vendita al dettaglio ed accertati numerosissimi episodi di spaccio in un lasso di tempo di circa sei mesi (dal mese di febbraio al luglio del 2007).
    Alle indagini sul versante penale si sono accompagnate quelle, condotte dai finanzieri del Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria, che ha svolto una serie di indagini patrimoniali finalizzate all’individuazione di patrimoni illecitamente accumulati grazie ai proventi delle attività delittuose.
    Gli accertamenti patrimoniali hanno fatto emergere una netta sperequazione tra i redditi dichiarati dagli indagati ed il patrimonio reale di cui erano in possesso.
    In tal modo è stato possibile procedere al sequestro di tre autovetture, una impresa individuale, un appezzamento di terreno con una villa, un deposito e un locale adibito a voliera. Secondo una stima effettuate dalle Fiamme Gialle, il valore commerciale complessivo dei beni posti sotto sequestro dovrebbe ammontare ad almeno mezzo milione di euro.
    A finire dietro le sbarre sono stati Antonio Valerio Pietrosanto (42 anni), Antonio Di Corso (36 anni), Marco Casciano (37 anni), Giacomo Frascone (35 anni), Michele D’Errico (30 anni), Giuseppe Franzese (32 anni), tutti lucerini, e i sanseveresi Carmine De Nuzzo (36 anni) e Giuseppe Vistola (31 anni). Franzese, De Nuzzo e Vistola si trovavano già in carcere.
    Agli arresti domiciliati sono invece finiti i lucerini Michele Antonio Forte (34 anni) e Vincenzo Palazzo (43 anni). Sono stati infine obbligati a presentarsi alla polizia giudiziaria presso luoghi di residenza Giacomo Mastromatteo, nato Lucera 44 anni fa, ma residente ad Acqualagna (in provincia di Pesaro) e Gianluca Forte, lucerino di 27 anni.
    Al di là delle dimensioni, il blitz operato dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, conferma quanto la criminalità organizzata abbia messo radici profonde nell’intero territorio della provincia di Foggia ed anche in zone, come Lucera, che fino a qualche decennio fa venivano ritenute relativamente tranquille.

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