
So Beautiful or So What di Paul Simon: carinerie musicali
Per poter catalogare un lavoro musicale un capolavoro o comunque indispensabile per una valida discografia pop – rock, occorre che le idee compositive siano sorrette da una cura adeguata dell’arrangiamento. Prendiamo, per esempio, la produzione degli ultimi trent’anni del grande Paul Simon, un artista, un songwriter pop, della cui parabola ascendente siamo stati testimoni tra gli anni sessanta fino alla fine degli ottanta: prima in coppia vocale con Art Garfunkel, poi in splendida solitudine, prima nobilitando la ballata folk, per poi dedicarsi all’easy listenin intersecandolo con spruzzi di jazz e negritudine e di seguito cimentandosi, lui primo, a immettere nel grande circuito pop la cosiddetta “world music”, particolarmente quella sudafricana, passando dal Brasile e i cori gospel.
Gli anni 90 lo hanno visto disperso tra fallimenti di musical a Broadway e impasse creativa. Ha poi concepito una serie di album, “You’re the One” (2000), “Surprise” (2006), che non sono sfuggiti alla regola che accennavamo all’inizio, alla quale partecipa a pieno titolo anche l’appena uscito “So Beautiful or so What”: arrangiamenti curatissimi, ricercati, per palati finissimi, che però sorreggono melodie e soluzioni compositive esili ed eteree, un quasi recitar cantando, al limite tra l’effimero e l’inconsistente. Insomma, canzoni, che non ci siamo più ritrovati a canticchiare sotto la doccia. Non che questo album, come gli ultimi precedenti, sia brutto, ma si può solo definirlo carino. I brani che lo formano, in un’atmosfera soffusa di percussioni accennate, chitarre saltellanti e cori avvolgenti, lo inaugurano con buon ritmo fino al capolavoro “Dazzling Blue”, e siamo solo alla terza traccia, perdono via via di mordente, avvitandosi su se stessi, evidenziando di più un intellettualismo musicale di fondo, abbandonando il “cuore”. E non basta la voce eternamente giovane di Simon e neppure i testi, dedicati tutti alla ricerca di un Dio, a cui chiedere lumi sulla esistenza, propria e di chi ci circonda. Pur nella durezza di questi giudizi, che possono, risultare impietosi, “So Beautiful or so What” è, comunque un cd sopra la media, che farà contenti i fedelissimi dell’artista newyorkese, ma lascerà indifferente chi vive nel ricordo di quelle vere epifanie musicali, che la vena creativa di Paul Simon, innegabilmente, consegnò alla storia del pop del secolo scorso.
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