Siete pronti ad assistere al collasso di massa dei Tar?

Di Maurizio Tortorella
21 Ottobre 2015
Ecco perché dal 1° gennaio 2016 – se nessuno nel frattempo interverrà – la maggior parte dei Tribunali amministrativi italiani finirà nel caos

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Da qui a un possibile disastro giudiziario corrono meno di tre mesi. Dal 1° gennaio del 2016, se nessuno nel frattempo interverrà, la giustizia amministrativa italiana rischia un disastroso rallentamento, e forse addirittura di avviarsi a una mezza chiusura per carenza di organici. Accadrà che la grande maggioranza dei Tar, i Tribunali amministrativi regionali, finirà nel caos; molti collegi giudicanti non potranno riunirsi per numero insufficiente dei giudici; ovviamente salteranno molte udienze; la produttività s’inabisserà e l’arretrato s’impennerà.

Vista la situazione Giorgio Giovannini, dal gennaio 2013 presidente del Consiglio di Stato, con tre mesi di anticipo rispetto al pensionamento ha rassegnato le sue dimissioni polemiche lo scorso 8 settembre (data forse non casuale…), ma anche quel gesto clamoroso è rimasto senza risposta. Già in giugno, del resto, Giovannini aveva segnalato che la situazione era preoccupante: «Dal 1° gennaio 2016 – aveva detto – mancherà un quarto dei presidenti: su 514 ne andranno via 140».

Il “caso Tar”, che i mass media stanno considerando molto poco, nasce con il decreto 83 del 23 giugno 2015. Quella norma obbliga all’uscita dai ranghi i magistrati amministrativi che abbiano raggiunto il limite dei 70 anni di età, a differenza di quanto previsto da una legge del 2014 per le altre toghe di tutti gli altri ordini, civili, penali e contabili. È questo che di colpo libererà molti posti di vertice nella giustizia amministrativa. La rivoluzione rappresenta un’opportunità per molte seconde file di diventare presidente, ma comporta anche la brusca decapitazione di molti uffici: a partire dal Tar del Lazio, competente per ricorsi di grande rilievo.

La solita bagarre fra correnti
Secondo le prime proiezioni, in gennaio i posti vacanti riguarderanno in media un terzo degli organici dei Tar, con punte del 68 per cento per le presidenze. Ed è vero che è in corso di svolgimento un concorso che dovrebbe reclutare 45 giudici “referendari” (il primo livello dei Tribunali amministrativi), ma le immissioni in ruolo delle nuove leve prenderanno tempo. E sarà lenta anche la nomina di cinque consiglieri di Stato: i candidati conosceranno la sede delle prove scritte solamente in dicembre. Così i nuovi magistrati entreranno in servizio verso la fine del 2016.

È un vero peccato, perché l’arretrato nel settore amministrativo da qualche tempo aveva cominciato a calare: alla fine del 2014 era sceso a poco meno di 300 mila cause e alla fine dello scorso settembre si era arrivati a 272 mila procedimenti in corso. Il rischio è che questo processo virtuoso ora s’interrompa e che le pendenze riprendano a galoppare.

I giudici amministrativi sono arrivati a questa emergenza per colpa di una serie di contrasti all’interno del Consiglio di presidenza, quello che è un po’ l’equivalente del Consiglio superiore della magistratura per il Tar e il Consiglio di Stato.

Al suo interno si riflettono le posizioni fra le diverse componenti: è prevalsa quella di chi non voleva che il Parlamento estendesse alla magistratura amministrativa le proroghe di pensionamento concesse alle altre giurisdizioni. Di sicuro cresceranno le spese di missione: i magistrati amministrativi rimasti in carica dovranno sicuramente viaggiare da una sede all’altra in modo da assicurare nei Tar più scoperti un minimo di udienze.

@mautortorella

Foto Ansa

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