Sicilia, stop a 500 cantieri. L’Ance: «La Regione ci deve 400 milioni»

Di Chiara Rizzo
26 Ottobre 2012
Parla il presidente dell'associazione costruttori edili siciliana, Salvo Ferlito: «Da novembre si bloccheranno i lavori, perché non ci vengono pagati da luglio gli stipendi»

«Chiediamo il commissariamento della Sicilia»: Salvo Ferlito, presidente di Ance Sicilia (l’associazione dei costruttori edili) non ha dubbi. Per questo, alla vigilia delle elezioni regionali della presidenza chiede senza mezzi termini «il commissariamento della Regione, per sbloccare i 10 miliardi di fondi europei destinati all’isola e non usati per i Po Fesr. Da novembre bloccheremo i lavori in tutti i cantieri dell’isola. Proprio oggi lo abbiamo scritto al presidente della Repubblica e al premier».

Cosa sta accadendo e perché?
Si stanno per bloccare 500 cantieri o più. È un rischio che corriamo perché la Regione non ci paga più. A luglio sono stati sospesi i pagamenti, la Regione ha un debito con i costruttori edili di 400 milioni di euro, non hanno soldi e ci hanno risposto che, per non sforare il patto di stabilità, non potranno pagare gli stipendi fino a gennaio. Il che concretamente, significa che dobbiamo aspettare fino a febbraio. Dei 600 milioni appena liberati dal patto di stabilità, infatti, l’assessorato alle Infrastrutture ne ha destinate ai cantieri aperti solo 26 milioni. La maggior parte di queste prime risorse la Regione le ha distribuite a tutti i suoi dipendenti. Intanto, però, nel nostro settore sono senza stipendio 40 mila persone, e da qui alla fine dell’anno rischiano di esserne coinvolte altre 40 mila nell’indotto. Ribadisco, ci sono 80 mila persone sul punto di perdere il lavoro.

E oltre a voi costruttori, ci sono proteste in strada anche delle aziende dei trasporti regionali, le aziende locali di raccolta di rifiuti, persino i farmacisti che attendono i rimborsi regionali.
Alcuni colleghi mi raccontano di buchi spaventosi nei bilanci dei comuni da miliardi di euro, che non possono essere recuperate nemmeno nei prossimi tre anni. Se il governo centrale non riapre i cordoni della borsa, creando le condizioni di un rientro graduale della spesa regionale, la Sicilia affonderà.

Tra i cantieri bloccati ci sono anche quelli delle opere infrastrutturali?
Certo. Il cantiere della Caltanissetta-Agrigento, che ha un lotto che da solo vale un miliardo di euro, è già fermo: mille persone sono a casa perché l’Anas non ha soldi per pagare. Il Cipe ha deliberato 1 miliardo di euro per opere come fognature e impianti di depurazione, ad alto impatto ambientale. Sono 80 interventi: è tutto fermo perché non sono nemmeno state bandite le gare dalla Regione. L’Anas ha programmi per non meno di 500 milioni sulla rotta Nord-Sud della Sicilia. Oggi è tutto fermo ma non si sa il perché. Per non parlare dei cantieri della metropolitana di Catania, dal valore di 500 milioni di euro di cui 90 già finanziati. Ma i lavori non partono.

Perché? Qual è la causa per cui non vengono bandite nemmeno le gare delle opere approvate?
Per inerzia della Regione, per i suoi infiniti problemi burocratici. E solo in parte anche per la mancanza dei cofinanziamenti europei.

Cosa avete chiesto al presidente della Repubblica e al Governo?
Abbiamo ribadito la richiesta di un commissariamento della regione: se non si spendono subito fondi europei non arriviamo neanche a Natale.

Un commissariamento alla vigilia dell’elezione del nuovo governatore?
È facile intuire che, anche dopo le elezioni, non ci sarà un equilibrio tale da portare ad un buon governo. Non ci sarà una maggioranza schiacciante, è facile immaginare i litigi che seguiranno nel parlamento regionale prima di approvare alcunché.

Avete parlato con i candidati alle regionali? Cosa vi hanno detto in particolare quelli in pole position, Nello Musumeci e Rosario Crocetta?
Nessuno di loro si è veramente preoccupato di incontrare le associazioni di categoria, che sono tutte fortemente scoraggiate e scettiche. Nessuno ci ha fatto proposte serie, si è lavorato molto sugli slogan.

Crocetta e Musumeci dicono entrambi di voler subito sbloccare i fondi europei e avviare cantieri.
Ce lo auguriamo. Ci sono buoni propositi, ma ho la sensazione che siamo nel libro dei sogni. Governare la Sicilia in queste condizioni richiede capacità manageriale e lungimiranza politica. Invece nella campagna elettorale abbiamo assistito a infiniti litigi sulla legalità. La legalità è ovvio che sia necessaria. Ma non basta litigare a parole sull’antimafia. Se il bilancio della Sicilia è impegnato all’80 per cento per pagare i dipendenti regionali, come facciamo a pensare allo sviluppo? La burocrazia uccide in Sicilia quasi quanto la criminalità.

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