Si candida per finta per fare eleggere un amico, ma diventa sindaco

Di Redazione
10 Maggio 2012
L'albergatore Fabio Borsatti è diventato sindaco di Cimolais (Pordenone). Si era candidato per fare un piacere all'amico Gino, che temeva che non si raggiungesse il quorum. «Non ho ancora il programma».

Fabio Borsatti (nella foto), 50 anni, albergatore di Cimolais (Pordenone) è diventato sindaco senza un programma, candidandosi per finta, per far piacere a un amico. “La sera prima della presentazione delle liste, Gino Bertolo – 65 anni, residente a Venezia, già sindaco di Cimolais un paio di lustri fa e unico in corsa per lo stesso incarico – chiede una cortesia a Fabio Borsatti, 50 anni, titolare dell’Hotel Dolomiti nella vicina Claut: che si candidi anche lui con una lista approntata alla bell’e meglio, per evitare di non raggiungere il quorum o eventuali commissariamenti. L’albergatore accetta. Risultato: l’ex primo cittadino perde con 117 voti e si ferma a tre seggi. L’outsider vince con 160 attestati di stima, conquista otto seggi e viene avvisato dal collaboratore del Messaggero Veneto, Fabiano Filippin, al quale replica incredulo: «Ma quale eletto? Io sto organizzando la festa della Juve, lasciatemi in pace»” (Corriere, p. 9).

“Metabolizzato l’inequivocabile esito delle urne, il primo cittadino in pectore tiene a precisare: «Ma io non sono andato neanche a votare perché volevo che vincesse Gino. Mia figlia, mia sorella, mio papà e mia moglie hanno votato tutti per lui!». (…) Fatta salva una doverosa solidarietà umana al signor Bertolo, l’imbarazzo istituzionale non evapora. Borsatti, che in due giorni ha imparato a sopportare il peso della responsabilità amministrativa, così parlava ieri: «Diciamo che sto costruendo qualcosa con dei ragazzi giovani e Gino potrebbe uscire da questa squadra. (…) Adesso abbiamo due settimane di tempo per mettere già un programma che non abbiamo ancora fatto e anche se qui i gufi dicono che mi dimetterò non è vero: farò il sindaco nel migliore dei modi. Magari Gino non l’hanno votato perché risiede a Venezia. Sì, giusto, è stato un voto di protesta»” (Corriere, p. 9).

“Di sicuro, la lista ideata quella sera è già una potenziale icona: la scritta Tremenisa con uno sbrego nero. «Non è uno sbrego, Tremenisa è un fiumiciattolo che quando piove tanto in paese s’ingrossa e fa danni». Ecco” (Corriere, p. 9).

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