Shintaro Ishihara, l’uomo delle dichiarazioni controverse, eletto Governatore di Tokyo per la terza volta

Di Rodolfo Casadei
12 Aprile 2011
Shintaro Ishihara, 78 anni e una propensione naturale alle gaffes, è stato eletto per la terza volta Governatore di Tokyo. Una vittoria schiacciante nonostante le parole pronunciate di recente a proposito della catastrofe giapponese: «L'identità del Giappone consiste nell'avidità. Penso che questa sia una punizione divina».

Un uomo di governo che all’indomani del catastrofico terremoto dell’11 marzo dichiara che la calamità sarebbe una punizione divina per l’avidità dei giapponesi, e che subito dopo è costretto a chiedere scusa di quanto ha affermato, dovrebbe trasformarsi ispo facto in un cadavere politico. Invece Shintaro Ishihara, 78 anni e un’inclinazione per un certo tipo di gaffes e di dichiarazioni controverse che gli hanno guadagnato anche l’etichetta di “Le Pen giapponese”, meno di un mese dopo il suo ultimo eccesso verbale è riuscito senza difficoltà nell’impresa di esser confermato per la terza volta governatore di Tokyo, dopo essere stato eletto per la prima volta nel 1999.

 

Con 2 milioni e 615 mila voti ha staccato di quasi un milione di preferenze il secondo, l’ex attore Hideo Higashikokubaru (che ha ricevuto 1.690.000 voti) e Miki Watanabe, proprietario di una grande catena di ristoranti (1 milione e 13 mila voti). Il Partito Democratico, che controlla il governo nazionale, non ha presentato candidati per la carica di governatore di Tokyo perché certo della sconfitta. Ishihara, per parte sua, ha corso come indipendente appoggiato dal Partito Liberal-Democratico (il partito che ha governato il Giappone per 54 anni di seguito fra il 1955 e il 2009, con una sola pausa di 11 mesi fra il 1993 e il 1994) del quale in passato è stato esponente parlamentare. La sua ultima amministrazione è stata criticata per aver fallito nella competizione per l’assegnazione a Tokyo dei Giochi olimpici estivi del 2016 e per il quasi crac della ShinGinko Tokyo Bank, creata dal suo governo locale nel 2004. Nonostante gli investimenti fallimentari per le Olimpiadi e per il sostegno alla banca metropolitana, Ishihara è riuscito sin dall’anno fiscale 2005-6 a riportare in pareggio il bilancio di Tokyo, che da sedici anni era in rosso. Il Pil prodotto nel territorio della capitale giapponese, pari a 1.000 miliardi di dollari, equivale a quello dell’intera Corea del Sud (che è l’undicesima economia mondiale) e a metà di quello italiano.

 

 Ishihara è comunque famoso soprattutto per i suoi exploit verbali e le sue prese di posizione. Da sempre afferma che l’eccidio di Nanchino, nel quale le truppe giapponesi occupanti avrebbero sterminato 300 mila cinesi, non ha mai avuto luogo, essendosi tutt’al più verificati casi sporadici di ingiuste uccisioni. In occasione della crisi delle isole Senkaku ha affermato che «la Cina si comporta come i gangster della Yakuza». Ishihara è accusato di xenofobia per aver fatto ricorso in alcune occasioni al termine spregiativo “Sangokujin” per parlare dei giapponesi discendenti da coreani, taiwanesi e cinesi, e per aver accusato gli immigrati africani del quartiere di Roppongi di essere dei ladri d’auto. A un giornale femminile che lo intervistava ha confidato che «le donne anziane che continuano a vivere dopo che hanno perso la loro funzione riproduttiva sono inutili e commettono peccato». Ma a restare scolpite saranno probabilmente le parole pronunciate dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone orientale: «L’identità dell’America sta nella libertà, quella della Francia è libertà, uguaglianza, fraternità. Il Giappone non ha niente del genere, ma solo avidità. L’avidità è intrecciata col populismo. Queste cose devono essere spazzate via dallo tsunami. Per molti anni il cuore dei giapponesi si è legato al diavolo. L’identità del Giappone consiste nell’avidità.  Dovremmo approfittare di questo tsunami per purificarci di tale avidità. Penso che questa sia una punizione divina».

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