Se Trump è innocente faremo uno show per dire che è colpevole
Tempo fa ci eravamo inventati su tempi.it un blog intitolato “Trump che rovina cose”. Un blog satirico che prendeva per i fondelli il giornalista collettivo che identificava nel presidente americano l’origine di tutti i mali del mondo: “Trump fa paura ai bambini”, “Là dove c’è del losco, ci sarà sicuramente del Trump”, “Trump è stato eletto democraticamente. Abbasso la democrazia”. La stampa liberal, di ogni latitudine, ha bisogno di alimentare i suoi demoni per giustificare la propria esistenza. Accade in Italia, accade in America.
Successe con Reagan, successe con Bush fino a toccare esiti grotteschi come la mitica prima pagina del Manifesto che, causa chiusura serale, si arrischiò il 3 novembre 2004 a salutare il nuovo presidente statunitense (“Good morning, America!”) con una foto di… John Kerry.
Nessuna prova
Accade oggi con Trump e la strombazzata, iper-raccontata, over-enfatizzata campagna “Russiagate”. Dopo 22-mesi-22 di indagini il procuratore Robert Mueller ha inviato al Congresso una sintesi del rapporto in cui si dice che non c’è stata alcuna collusione tra Trump e i russi nella corsa presidenziale. Per Mueller non ci sono prove che il tycoon o qualcuno del suo entourage «siano stati complici degli sforzi della Russia per influenzare la campagna elettorale americana del 2016».
Quindi dopo 675 giorni si scopre che tutti quei retroscena su presunte cospirazioni erano fake news. Pensate voi che stampa e liberal si siano arresi? Macché. “Ma Trump ora rischia per un altro reato” titola oggi Repubblica che accompagna la notizia con un’intervista a Craig Unger (giornalista, autore del libro Casa di Trump, casa di Putin) che dice: «Ci sono ancora molte zone grigie, la sinistra ne farà uno show televisivo». Ecco, sì, uno show televisivo: almeno nelle fiction i “buoni” di sinistra vincono sempre.
Foto Ansa
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