Scuole paritarie. «La situazione dei docenti precari va sanata»

Di Redazione
08 Luglio 2021
Tutto bloccato e non ci si può abilitare. Che fare? Parlano gli insegnanti, Kaladich (Fidae) e Tonarini (Cdo)
un aula di scuola con insegnate e alunni

Con gli ultimi orali, che si stanno svolgendo proprio in questi giorni, si chiude un’altra annata complicatissima per la scuola. Ma il pensiero va già a settembre, alla ripresa dell’anno scolastico e, come è accaduto negli ultimi anni, alla situazione di tanti docenti precari. Secondo le ultime stime per il 2021-2022 ci sono 112 mila cattedre da coprire, il problema è che al momento è tutto bloccato e quindi sarà una corsa contro il tempo. Il nodo da sciogliere riguarda anche i precari delle scuole paritarie, circa 15 mila, che non possono abilitarsi, visto che l’ultimo percorso abilitante è stato il Tfa del luglio 2014.

Una grande ingiustizia

«Mi sono laureato a luglio del 2014, proprio nei giorni in cui hanno fatto l’ultimo  Tfa – racconta un insegnante –. Oggi sono già 5 anni che insegno a tempo pieno, che ho anche incarichi importanti all’interno del mio istituto scolastico, ho maturato un’esperienza importante tanto che la mia scuola vorrebbe farmi un contratto più stabile ma non può, perché non sono abilitato e quindi la precarietà è totale: ho un contratto che coincide con le lezioni, da settembre a luglio, ad agosto vivo con la disoccupazione. L’anno scorso ho speso anche dei soldi per il concorsone ma poi è stato tutto bloccato e non ci hanno fatto sapere niente. Viviamo una grande ingiustizia, miei colleghi che hanno molte meno ore, qualche sporadica supplenza magari, ma sono in possesso dell’abilitazione, possono accedere al concorso per entrare in ruolo. La parità, sancita per legge, oggi secondo me è finta. Io per il momento non ho famiglia, ma naturalmente ci penso; vivo in affitto ma se volessi comprarmi una casa, gettare le basi per il mio futuro, dovrei comunque ricorrere all’aiuto di mio padre, far firmare lui in banca».

Uscire dalla precarietà

«La situazione dei nostri docenti è davvero paradossale – dichiara la Presidente nazionale Fidae, Virginia Kaladich – oltre che essere un palese esempio di come le scuole paritarie ancora non siano considerate alla pari delle scuole statali. Siamo a 2 mesi dall’apertura del prossimo anno scolastico per il settimo anno consecutivo non sappiamo nulla dei percorsi di abilitazioni necessari ai nostri insegnanti per uscire dalla precarietà. Si tratta di personale ormai qualificato che lavora a tempo pieno nelle nostre classi, che ha acquisito competenze e maturità professionale ma non ha la possibilità di accedere ad un percorso di abilitazione così come richiede lo Stato».

Mi tocca aspettare, ma per quanto?

«Mi sono laureato il 21 luglio, esattamente un giorno prima dell’ultimo Tfa. – racconta un altro insegnante – Decisi di non farlo perché la laurea non mi aveva permesso di prepararmi adeguatamente e poi anche perché ancora non sapevo bene quale sarebbe stato il mio futuro. Ho lavorato 3 anni tre anni con un contratto a tempo determinato, ora sono in Milano, il dirigente della scuola dove lavoro è molto contento e mi dice che il giorno dopo l’abilitazione lui è disposto a farmi il contratto a tempo indeterminato. Io sono sposato da 4 anni, ho avuto 2 figli, non mi lamento della vita che faccio, ma se vogliamo comprarci una casa le banche non si fidano, per la banca io non esisto, non posso portare reddito nel mutuo, anche rispetto a mia moglie che lavora a Partita iva. E quindi non possiamo permetterci una casa normale, che non sia un bilocale. L’anno scorso ci hanno fatto pagare il concorso sia quello abilitante sia quello straordinario e poi non ci hanno fatto sapere più nulla. È davvero un’ingiustizia enorme: se io avessi lavorato come supplente statale avrei potuto fare l’ultimo concorso riservato ai precari e invece mi tocca aspettare, ma per quanto?».

Come se non valessero nulla

«Rimango davvero stupita di fronte ad una forma di discriminazione così forte – continua la Kaladich – oggi che siamo tutti giustamente impegnati per la lotta ad ogni tipo di diseguaglianza. Da una parte ci sono docenti di scuole statali che magari hanno fatto poche ore di supplenza l’anno e che riescono ad entrare in graduatorie che poi permettono loro di avere un lavoro stabile; dall’altra parte ci sono tanti docenti di scuole paritarie che in questi 7 anni hanno sempre lavorato a tempo pieno, in maniera continuativa, tanti di loro partecipando anche a momenti di formazione, che sono totalmente precari e che non si vedono riconosciuta nessuna professionalizzazione, come se questi anni non valessero nulla».

I bisogni della scuola paritaria

Gli stessi gestori, anche di fronte alla volontà di stabilizzare docenti che hanno ormai raggiunto una maturità professionale, si trovano con le mani legate perché, per far firmare un contratto a tempo indeterminato ad un’insegnante, lo Stato richiede che questi sia abilitato. Oggi, con il PNRR, forse qualcosa potrebbe muoversi. Il Presidente di CdO Opere Educative, Massimiliano Tonarini, è convinto che «la riforma del sistema di formazione iniziale, prevista anche nel PNRR, sia un passo fondamentale per il futuro della scuola italiana di cui il 10% è rappresentato proprio dalle scuole paritarie. Noi abbiamo tanti docenti che stanno aspettando da anni un percorso abilitante, è una situazione che va sanata, non si può fare un percorso di formazione lungo 7 anni. Oltre alle abilitazioni ordinarie e straordinarie noi chiediamo che si considerino a regime anche i fabbisogni della scuola paritaria senza che ogni anno si debbano porre dei rimedi temporanei».

Concorsone straordinario

«Come Agorà della parità chiediamo che nel decreto sostegni bis, si prevedano prima di tutto i percorsi abilitanti iniziali, fermi ormai dal 2014, – ha concluso la Kaladich – che possano permettere a chi si avvicina a questa bellissima professione, di potere sapere quale futuro lo aspetta e quando potrà contare su una stabilità economica. L’Agorà chiede inoltre che si svolga il concorsone straordinario per abilitare i tanti docenti precari ma senza cadere nell’errore di prevedere assunzioni in via straordinaria solo per quei precari inseriti in prima fascia e che sono comunque riusciti a conseguire un’abilitazione. E quelli di seconda fascia senza abilitazione perché andrebbero tenuti fuori? Il decreto sostegni, in discussione proprio in queste ora, può essere l’occasione di stabilizzare migliaia di docenti, molti dei quali nelle scuole paritarie, e iniziare un percorso virtuoso nella formazione iniziale di uno dei mestieri più importanti e più belli».

Foto Ansa

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