Sciopero Fiom: bassa adesione dei metalmeccanici Fiat

Di Redazione
28 Gennaio 2011
E' del 25%, secondo la Fiat, l'adesione allo sciopero generale dei metalmeccanici organizzato dalla Fiom. Secondo Fismic, lo sciopero è un «flop» nei tre stabilimenti Fiat Auto oggi al lavoro. A Cassino adesione del 13%, alla Sevel del 23 e a Melfi del 9,9%. A Milano, Torino e Genova anche studenti, manifestanti no-Tav e centri sociali

E’ del 25%, secondo la Fiat, l’adesione allo sciopero generale dei metalmeccanici organizzato dalla Fiom. Secondo Fismic, lo sciopero si è dimostrato un «flop» nei tre stabilimenti Fiat Auto oggi al lavoro. A Cassino c’è stata un’adesione del 13 per cento, alla Sevel del 23 per cento e a Melfi del 9,9 per cento.

A Mirafiori e Pomigliano, sottolinea una nota della sigla autonoma, i lavoratori sono in cassa integrazione e quindi non possono esserci riscontri. «I bassi tassi di adesione – afferma il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo – dimostrano che la politica estremistica della Fiom non fa presa sui lavoratori».

MILANO – Il corteo organizzato è partito per protestare
contro l’accordo di Mirafiori. In piazza sono confluite migliaia di persone arrivate da tutta la Lombardia. In prima fila Maurizio Landini che prima dell’inizio del corteo lo ha attraversato tutto per salutare gli operai. Da questi ultimi, commossi nello stringere le mani al segretario, sono arrivate testimonianze di stima.

Dopo gli operai, che hanno aperto il corteo, altri lavoratori sono venuti a dare solidarietà alla loro causa. Tra questi quelli della Scala, i dipendenti pubblici della scuola e in coda molti studenti. Un gruppo di circa 300 giovani appartenenti ai centri sociali si è allontanato da piazza Duomo al termine della manifestazione organizzata e ha tentato di raggiungere la sede di Assolombarda. In via Larga è stato fermato dai poliziotti in assetto antisommossa, contro cui sono stati lanciati petardi e fumogeni. Gli agenti hanno risposto con una carica. Adesso il gruppo è fermo tra via Larga e piazza Fontana circondato dagli agenti.

TORINO – La manifestazione è partita dalla stazione di Porta Fusa
con i lavoratori metalmeccanici che in testa al corteo hanno apposto due striscioni: “Per la libertà del lavoro” e “Mirafiori: l’accordo della vergogna”. Al corteo hanno partecipato anche dipendenti di numerose aziende metalmeccaniche di Torino e della regione. Molti lavoratori hanno indossato una pettorina con la scritta: “Se cedi un dito ti prendono un braccio”, rivolto alla Fiat.

Accanto ai metalmeccanici, i rappresentanti del partito della federazione della sinistra, studenti e no-Tav. Alcuni hanno indossato le maschere di Marchionne e di Berlusconi, mentre degli studenti hanno portato una catena legata alla caviglia e sulle spalle dei sacchi a significare i pesi che gravano sui lavoratori.

GENOVA – “Mirafiori ce l’ha insegnato come si comporta un vero sindacato”,
“Il contratto nazionale non si tocca, lo difenderemo con la lotta”, “Diritto al lavoro, diritto a lottare, dentro la fabbrica vogliamo contare”. Questi gli slogan delle migliaia di lavoratori della Fiom che hanno sfilato per le vie di Genova verso la sede di Confindustria.

Alla manifestazione hanno partecipato i lavoratori delle più grandi aziende genovesi, da Ansaldo a Fincantieri, da Ilva a Elsag-Datamat a Esaote ma «volutamente non abbiamo portato gli striscioni delle singole aziende – ha spiegato il segretario locale della Fiom Grondona – per dare il senso di unità della categoria».

Un gruppo di studenti che ha partecipato al corteo, ha lanciato uova marce, bombe carta, pietre contro i vetri
della sede di Confindustria. Il gruppo di studenti e giovani dei centri sociali dell’area anarchica, con il volto coperto da passamontagna o caschi, si è spostato di pochi metri in Piazza Verdi, davanti alla stazione ferroviaria di Brignole e ha dato fuoco ad alcuni cassonetti dopo averli ribaltati in mezzo alla strada. Alcuni hanno scritto per terra, sotto le finestre della Confindustria: “Basta morti sul lavoro, merde!”. I sindacalisti della Fiom, intervenuti per interrompere i disordini, sono stati minacciati e allontanati dal gruppetto di anarchici.

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