Per il presidente della provincia di Cremona, Massimiliano Salini (Ncd, nella foto), «il meglio di un paese nasce quando si tiene conto del valore della famiglia e del valore dell’impresa». Manager poco più che quarantenne, politico ruspante, Salini spiega a Tempi che si è candidato alle europee per fare capire a Bruxelles che il benessere di una nazione, e quindi dell’Europa, ha un’origine precisa: «Nasce dagli uomini che hanno un rapporto solido con ciò che li circonda e una cultura delle relazioni umane votata all’arricchimento personale e della comunità».
Se l’Europa vuole crescere, sostiene Salini, deve «valorizzare l’idea cristiana di famiglia e la sua centralità nello sviluppo economico». Il suo modello di “progresso” non è costruito nel laboratorio delle scienze sociali, ma è «figlio di una tradizione millenaria e popolare che ha la capacità di produrre buone cose e buoni risultati».
Salini, presidente della provincia dal 2009, di cose fatte ne conta molte. Con uno stratagemma – spiacevole per chi intende “patrimonio pubblico” solo come “proprietà dello Stato” – ha ovviato ai problemi del patto di stabilità. Come? Aprendo un fondo immobiliare di diritto privato, a cui possono partecipare enti privati e pubblici, al quale è stato conferito tutto il patrimonio della provincia.
«Gli investimenti vengono fatti al di fuori del patto di stabilità, e così abbiamo risolto la questione», spiega. Un esempio? Nel fondo ci sono scuole che un tempo non potevano permettersi di ristrutturare il soffitto e di avere un impianto di riscaldamento funzionante. «Ora la provincia paga regolarmente l’affitto, e grazie al fondo è possibile rifare il tetto e pagare le riparazioni, senza uscire dal patto di stabilità». L’idea è piaciuta alla provincia di Piacenza, oltre che al comune di Cremona e di Sanremo.
In questi cinque anni a Cremona Salini ha investito sulle infrastrutture, concentrando l’ufficio tecnico provinciale sulle priorità, come il raddoppio della paullese, una importante strada che collega tutto il territorio. «Una task force di geometri e ingegneri, su nostra esortazione, ha lavorato dalla mattina alla sera soltanto su quest’opera», sottolinea Salini, e «il risultato è che i lavori si sono conclusi in anticipo, quando di solito in Italia ci vuole il doppio del tempo».
Anche sulle liberalizzazioni, la provincia di Cremona ha investito molto. «Abbiamo liberalizzato senza affidare i servizi a società controllate dalla politica», spiega. La sua giunta ha emesso bandi aperti ad aziende pubbliche e private, in concorrenza fra loro, «affinché la procedura competitiva non fosse garantita dalla politica ma dalla qualità». La stessa azione, Salini vorrebbe ora promuoverla in Europa. Secondo il candidato di Ncd, per la crescita e il benessere serve da parte di Bruxelles «la volontà di diminuire le rendite di posizione delle società di Stato».
Salini al Parlamento europeo porterà anche il tema agricoltura. «In fase di revisione della Pac, la politica italiana non ha difeso in Europa il valore della nostra agricoltura intensiva», spiega il presidente della provincia di Cremona. «Eppure, chi fa rendere molto la terra dà da mangiare al mondo».
Per ottenere un seggio in Europa, Salini, come tutti i candidati di Ncd, dovrà fare i conti con la soglia di sbarramento al 4 per cento: non poca cosa per un partito di governo, nato da pochi mesi e che, insieme all’Udc, è dato intorno al 6 per cento. Dovrà sopravvivere alle ultime settimane di campagna elettorale, con le forze “euro-scettiche” che in Francia, Inghilterra e forse anche in Italia, hanno buone probabilità di vittoria. Anche su questo fronte, Salini è molto pratico: «L’europeista non deve fare il primo della classe, ma rendersi conto che se la gente risponde in maniera così massiccia al richiamo provocatorio dei partiti anti-Euro c’è un problema da parte di chi dovrebbe spiegare cos’è l’Europa».
E cosa direbbe Salini a un populista? «Che l’Euro ci ha fatto risparmiare. Ma che per farci crescere non basta: serve una politica fiscale europea unica e una politica commerciale condivisa». Una soluzione che forse si può ottenere con le maniere forti. «Vai in Europa, picchia i pugni, porta a casa i risultati e vedrai che ci saranno più europeisti. Se no chi ti fila?».