Sala, Il Fatto, Repubblica: è sempre colpa della Lombardia

Di Mattia Fasana - Emanuele Boffi
30 Marzo 2020
Il sindaco di Milano e i giornali attaccano il sistema sanitario lombardo. Lo fanno per preconcetto ideologico e calcolo politico

Gentile direttore, sono rimasto letteralmente sconcertato a leggere l’intervista che il sindaco di Milano Beppe Sala ha rilasciato al Corriere della Sera (28 marzo 2020), nella quale lamenta gli errori del sistema sanitario lombardo, una gestione della crisi poco avveduta da parte del governatore Attilio Fontana e millanta alcune idee per rilanciare Milano dopo la crisi. Sconcertato anche da come il Corriere ha presentato l’intervista ai suoi abbonati (ahimè, ne faccio parte): «Il sindaco dice quello di cui tutti ci siamo accorti: la sanità Lombarda, decantata per anni, va ripensata».

Ma davvero in un momento come quello che stiamo vivendo sono queste le parole che il primo cittadino di Milano e il suo giornale più “illustre” vogliono consegnare ai cittadini e a tutti gli italiani? Davvero in queste ore drammatiche l’occhio e l’attenzione di queste persone sono focalizzati su ciò che non funziona di un sistema sanitario che sta reggendo, in mezzo a difficoltà e sforzi inimmaginabili, meglio di quelli americano, inglese o francese? Ma come fa un uomo delle istituzioni a dire che il problema dei contagi e dei morti in Lombardia è quello delle strutture ospedaliere grandi e private, a discapito di consultori e medici del territorio?

Ma si è reso conto, Sala, che è proprio grazie a ospedali, grandi e piccoli, pubblici e privati, che la Lombardia sta riuscendo a fare quello che sta facendo? E che il terrore di tutti è che possa succedere quello che sta accadendo qui in altre regioni d’Italia, dove però non c’è lo stesso sistema sanitario (forse qualche consultorio in più, questo non lo so)? Si è reso conto, Sala, che nei consultori e negli studi dei medici di base non si potrebbero mettere respiratori e terapie intensive, come invece si sta facendo forsennatamente in tutti gli ospedali?

Come fa un uomo delle istituzioni, che per primo ha lanciato il nefasto slogan #MILANONONSIFERMA, ad avere la boria di criticare dalle prime pagine di un giornale quegli amministratori che, con coraggio e schiettezza, stanno cercando di far fronte a un’emergenza senza paragoni nella storia recente, emergenza che i governi centrali di tutto il mondo hanno deciso di sottovalutare troppo a lungo, con conseguenze devastanti?

Alla fine di tutta questa vicenda – speriamo presto! – inevitabilmente dovremo rivedere tante cose, certamente anche alcuni aspetti della sanità. Ma un conto è dire che è migliorabile, un conto è dire che non funziona! Da comune cittadino, apprezzo molto di più il presidente Fontana e l’assessore Giulio Gallera, che in ogni loro uscita pubblica non si preoccupano di mostrare quanto la Lombardia sia buona o cattiva, o quanto loro siano buoni o cattivi; fanno soltanto vedere che la situazione è drammatica (anche se continuiamo a lanciare slogan ottimistici) e che ci sono delle persone, anche nelle istituzioni, che cercano di fare del loro meglio per fronteggiarla.

Di questa Lombardia io sono fiero di fare parte. Meno di quella di un sindaco borioso e altezzoso come Sala, che si sta dimostrando preoccupato più di farsi pubblicità e di rilanciare il prima possibile il suo assurdo slogan: #MILANONONSIFERMA. Qualcuno dica però al sindaco che è meglio che si fermi, prima che vada a sbattere. O forse a sbattere ci è già andato, allora tutto è più chiaro. Scusi lo sfogo. Cordialmente

Mattia Fasana

***

Gentile Mattia, non solo condividiamo il suo sfogo, ma aggiungiamo un altro paio di cosucce che ci stanno sullo stomaco. La prima: è da giorni che Il Fatto quotidiano bombarda sul sistema misto pubblico-privato della Lombardia (lo faceva forsennatamente anche prima del virus, beninteso). Ieri ce l’avevano con Formigoni, oggi con Fontana e Gallera. D’altronde loro sono quelli che sostengono Beppe Grillo, quello che diceva che «non c’è relazione fra Hiv e Aids», che i vaccini sono solo un affare di Big Pharma, che Stamina era un elisir di lunga vita.

Sulla sanità lombarda il punto di vista del Fatto è sempre lo stesso, da anni, ma il 25 marzo mi ha stupito leggere nella rubrica delle lettere, una missiva del prof. dr. Francesco Biggi che, presentandosi come un «abbonato del Fatto», scrive:

«Chi le scrive ha passato 37 anni nella sanità pubblica, lombarda e veneta, ricoprendo posizioni direttive apicali per 23 anni, e con docenze a contratto universitarie: ho lasciato la sanità pubblica da circa 5 anni, e ricopro attualmente il ruolo di direttore scientifico del dipartimento di Ortopedia e traumatologia del Gruppo Policlinico di Monza.

Mi preme puntualizzare due aspetti del vasto mondo sanità: la cosiddetta sanità privata è, per la gran parte, accreditata dal Servizio sanitario nazionale: riceve, per le prestazioni, la stessa remunerazione (Drg) del pubblico, ma offre servizi quasi sempre di qualità superiore riuscendo anche a produrre utili (pressoché costantemente reinvestiti), non deficit che lo Stato annualmente ripiana.

In occasione dell’emergenza che stiamo vivendo, il Gruppo Policlinico di Monza ha messo a disposizione la sua struttura principale (Policlinico di Monza), e due altre cliniche (Pinna Pintor di Torino, Città di Alessandria ad Alessandria) per il trattamento di pazienti Covid-19, continuando a garantire l’emergenza/urgenza nelle diverse sedi.

La sanità italiana rappresenta, nel suo complesso, un’eccellenza a livello mondiale, non facciamone un facile bersaglio per preconcetto ideologico». 

Tutti sappiamo che è così, tutti sappiamo che il sistema lombardo – quello inventato e cresciuto sotto l’amministrazione Formigoni – è il migliore; chi non vuole riconoscerlo lo fa per odio, risentimento, calcolo politico. Punto. Andate a chiedere agli altri governatori perché hanno così (giustamente) fifa che il Covid-19 arrivi nelle loro regioni.

Ma col Corriere, Il Fatto e Repubblica c’è poco da fare. Hanno preso una posizione e la mantengono, caschi il mondo. A proposito di Repubblica, ha visto il titolo dell’editoriale del direttore Verdelli l’altro giorno? “Chiudete la Lombardia“. Idee pazzesche: questi fanno più danni del virus.

PS: Oggi è il compleanno di Roberto Formigoni. Auguri!

Foto Ansa

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