Ritratto di Maria di Nazareth in cui nessun colpo (musicale) è escluso
Se c’è un cantuccio di cielo in cui è lecito immaginare uno scambio tra Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber e Claudio Chieffo, non stupirebbe sentirli parlare di Maria. Se esistesse in terra un luogo in cui Bruce Springsteen, Patty Smith, Noa e Renato Zero si trovassero a condividere un momento conviviale, anche in questo caso la Madonna potrebbe fare capolino tra i loro discorsi.
A indurre queste e altre folli visioni è il nuovo libro di Walter Muto, E te ne vai fra l’altra gente. Ritratto musicale di Maria di Nazareth da De Andrè a Van De Sfroos (Ancora editore). Se l’ipotesi di partenza era quella di scrivere un breve saggio sulla presenza della Vergine Maria nelle canzoni, l’autore deve essersi ingolosito cammin facendo. E ha scarpinato in lungo e in largo nel tempo e nello spazio per mostrarci che c’è una madre dietro una mole corposa di melodie e parole celeberrime.
L’incursore miracoloso di Dio
La Madonna è l’incursore miracoloso di Dio. Da sempre è catapultata oltre le fila del nemico. Anzi: Maria è il volto attraverso cui la fede si mostra senza barricate, senza divisione in squadre di tifoseria o accanimento. Affrontare l’Onnipotente Padreterno può indurre resistenze, Maria invita anche i più lontani dalla fede a farsi avanti, anche solo a salutarla da lontano.
Si fa dare il tu con amorevolezza, come immaginò Mark Lowry scrivendo Mary did you know?: «Ho pensato – racconta l’autore – se fossi andato a prendere un caffè con Maria, che domande avrei potuto farle… Maria, sapevi che… oppure… Maria, cosa non sapevi?… O a esprimere attraverso di lei parole che toccano nervi tanto scoperti da esigere lo sguardo umile e robusto di chi è stata sotto la Croce del Figlio». Ma anche in una scena così semplice non manca un affondo in profondità. Proprio questo brano, che ebbe un enorme successo e attira ancora tanti interpreti a cantarlo, contiene un verso che ha la stessa forza di quell’ossimoro dantesco – figlia del Tuo Figlio: «This child that you delivered, will soon deliver you». L’inglese «deliver» è intraducibile e ci tuffa dentro il mistero per cui la Madre ha dato la vita al Figlio, ma il Figlio ha dato a lei e a tutta l’umanità la vera vita.
Madre dei padri e delle madri
Non solo in profondità ma anche in ampiezza, l’attrazione mariana è vasta come un oceano. Il suo manto è talmente accogliente da raccogliere anche chi fa un passo fuori dalla stretta teologia, per interrogarsi e non per oltraggiare. Ne La buona novella De André osò far pronunciare a Maria sotto la Croce il grido: «Non fossi stato figlio di Dio, ti avrei ancora per figlio mio». Prevale una voce solo umana, qui la ferita aperta è: di chi sono i nostri figli? E Maria c’interroga con la sua presenza accanto a Gesù fino all’ultimo respiro, spiazza vederla disponibile a un abbraccio capace di accompagnare senza trattenere.
Capace anche di indurre gesti davvero rivoluzionari, come quello dei CCCP che con la voce di Giovanni Lindo Ferretti portarono la ripetizione tipica del rosario nel punk: l’intera canzone Madre del 1989 replica incessantemente una sola strofa, «Madre di Dio e dei suoi figli / Madre dei padri e delle madri / Madre oh Madre oh Madre mia / L’anima mia si volge a te». È un pezzo di un’attualità folgorante, per noi eccedenti di parole, parole, parole e lontani dal vigore del contadino che batte e ribatte sulla stessa zolla.
Oh Madonnina dei dolori
Dobbiamo un grazie particolare a Walter Muto, oltre a quello di aver raccolto e commentato un panorama vastissimo di canzoni a Maria, con Maria, per Maria. L’esperienza del lettore può essere completata e accresciuta da una playlist dedicata a ogni brano raccontato e spiegato. L’effetto è quello di una grande e molto eterogenea banda umana che, in questo tempo d’Avvento, una volta di più cammina festosa e pensosa verso la grotta di Betlemme.
Ognuno ritroverà melodie amate da sempre o vere e proprie sorprese. E sorprendente rimane la dilatazione di sguardo che Maria induce, quasi che la sua opera d’amore nei nostri confronti sia una specie di gravidanza eterna. Continua ad aiutarci a nascere, a destare una coscienza sempre più aperta al Mistero di Dio. Ci aiuta soprattutto nel travaglio che precede ogni nascita, quel grumo di dolori, dubbi e pene che attraversiamo e può essere vissuto in forma di dialogo e compagnia, come cantò Giorgio Gaber: «Oh Madonnina dei dolori / quanti dolori avete voi… / oh Madonnina dei dolori / adesso vi racconto i miei».
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