
Risposta ai lettori arrabbiati con noi perché non difendiamo Trump

Chiedo scusa, solo per onor del vero mi permetto di dissentire sul titolo “L’erroraccio di Trump” che non è provato! Sicuramente l’enorme partecipazione di supporto a Trump non era preventivata! Mia figlia, sposata dal 2000, vive in Montana con la famiglia ed avrebbero voluto partecipare con tutto il cuore, perché hanno seguito bene le votazioni ed hanno visto in diretta quanto è successo e questo è il vero attacco alla democrazia! Ma la presenza dei cittadini era pacifica ed i lavori del congresso procedevano bene da ore… finché “qualcuno” ha tirato fuori l’asso dalla manica! La domanda è: “Cui prodest?” A Trump, certamente no! E tutto il corollario intorno alla vicenda, se non recasse nel pacchetto la morte di alcune persone (spero accidentale, ma sarà arduo provarlo! Ma i democratici sono specialisti in menzogne!)… è veramente grossolano! Ed a cosa avrebbe potuto portare? Spero che, almeno voi, restiate vergini di codardo oltraggio!
Ester Belfiore
Cari amici spero abbiate un giudizio vero sulle elezioni americane. Trump ha difeso l’America, elezioni truffate ed irruzione programmata e probabilmente foraggiata dagli stessi truffatori che hanno in animo il grande reset. La censura operata dalla stragrande maggioranza dei media è agghiacciante.
Tiziana Carsetti
Rodolfo Casadei è un ottimo giornalista, ma su alcuni fatti ha toppato clamorosamente. Nell’articolo pubblicato sull’attacco a Capitol Hill, Casadei dimostra di credere ancora ai media internazionali. Niente di più ingenuo. L’attacco del 6 gennaio a Washington è stato organizzato e operato dagli antifa guidati dai dem. Il fatto che Tempi pubblichi articoli simili fa cadere le braccia. Chiedo più professionalità, soprattutto quando i cattolici devono valutare un presidente Usa che ha ampiamente dimostrato di rispettare il cristianesimo, l’essere umano e i bisognosi. Mi auguro che troviate il modo di smentire quello che ha scritto Casadei.
Agostino Nobile
Credo che l’analisi di Casadei su quanto accaduto a Capitol Hill sia equilibrata, puntuale e profonda, non limitandosi a raccontare quanto successo, ma fornendo anche spunti per comprendere meglio il limite di Trump.
A dire il vero, sono ragionamenti che conduciamo da tempo. Sin dal principio della sua presidenza, infatti, abbiamo descritto il fenomeno Trump come una reazione al “sistema” liberal: una reazione comprensibile, ma pur sempre una reazione, non una soluzione. Al tempo stesso, non abbiamo mai smesso di denunciare l’atteggiamento dei “sinceri democratici”, pronti a ogni piè sospinto a mostrificare il presidente con qualsiasi scusa (per mesi li abbiano sbeffeggiati nel blog Trump che rovina cose).
Trump ha fatto molte buone cose durante il suo mandato. È stato l’unico, tra tutti i leader mondiali, a non genuflettersi di fronte alla Cina, ha rilanciato l’economia del suo paese, ha tagliato le tasse, ha ispirato accordi per pacificare il Medio Oriente, ha riconosciuto Gerusalemme capitale, ha compiuto un quasi mezzo miracolo con la Corea del Nord, si è schierato senza alcun tentennamento con i pro life americani, ha nominato alla Corte suprema un giudice coi controfiocchi come Amy Coney Barrett.
Non ci siamo mai fatti influenzare dalla visione dei media mainstream che dipingono Trump come un fascista, un pericoloso razzista, un dittatore. Questa cose le lasciamo scrivere agli altri, a tutti quei liberal che plaudono a Twitter che blocca Trump, ma non fiatano se l’ayatollah iraniano Khamenei scrive sui social network che «Israele è un cancro maligno in Medio Oriente che va rimosso e sradicato»; che plaudono al cattolico abortista Biden, ma si scandalizzano del ciuffo presidenziale.
Ma un errore è un errore, c’è poco da fare. E che Trump abbia sobillato la folla nell’attacco a Capitol Hill resta un fatto. Un errore incredibile e imperdonabile, per il quale sono morte cinque persone. Poi si possono fare tutti i distinguo che si vogliono, sulla folla che era per la stragrande maggioranza composta da gente pacifica e sui brogli, ma i fatti restano tali.
I brogli vanno dimostrati in tempo utile, non si blocca una democrazia solo in base a un sospetto. E, finora, questa dimostrazione non c’è stata da parte di nessun tribunale. Alla storia delle infiltrazioni tra i manifestanti, scusate tanto, ma – in mancanza di prove inconfutabili – noi facciamo un po’ fatica a crederci. Sul grande reset, invece, non facciamo nessuna fatica: non ci crediamo e basta. Per vedere i pericoli cui conduce il mainstream progressista ci basta giudicare quel che vediamo, non abbiamo bisogno di alcun mega-complotto aggiuntivo.
Foto Ansa
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