A 40 anni di distanza il sangue di Derry continua a cercare giustizia. E l’annuncio che ieri la polizia nordirlandese ha dato è un primo passo verso la verità: un’inchiesta sarà aperta sui fatti di quel 30 gennaio 1972, quando una manifestazione per i diritti umani fu interrotta col fuoco da alcuni paracadutisti inglesi, provocando la morte di 14 persone. Il commissario Baggott ha dato l’annuncio dell’apertura dell’indagine, precisando però che, per gli alti costi che questa richiederebbe (si calcola un lavoro di investigazione lungo fino a quattro anni), è difficile stabilire ora quando si comincerà a tutti gli effetti.
È un passo avanti, piccolo ma comunque prezioso, in una vicenda che da troppo tempo attende una soluzione. E arriva dopo che nel 2010 sono stati resi pubblici i risultati della “Saville Inquiry”, voluta nel 1998 da Tony Blair e costata 191 milioni di sterline (la più cara della storia britannica). La relazione parlava chiaro, e ribaltava quanto stabilito dalle prime indagini: i morti lasciati per strada furono vittime di un “fuoco ingiustificabile” dei paracadutisti del primo battaglione del reggimento britannico. Non c’erano state minacce o armi nelle mani dei manifestanti che potessero giustificare un intervento violento dei militari, come invece si cercò di far credere nei primi tempi. «C’era stata meraviglia nel vedere che nulla era accaduto subito dopo la pubblicazione della Saville, quindi questa notizia sarà di certo accolta con favore dalle famiglie delle vittime», ha detto Eamonn McCann, giornalista che nel 1972 fu tra gli organizzatori di quella manifestazione. «Credo che il lavoro d’investigazione sarà comunque difficile. I militari che fornirono le prove a Saville o hanno dato giustificazione alle loro azioni, o non possono ricordare nulla, e per questo bisogna aspettarsi che rimangano fedeli a questa linea».
Trenta saranno così gli ufficiali di polizia che probabilmente verranno coinvolti dalle indagini. Difficile stabilire le loro sorti: McCann ha fatto sapere che gran parte dei familiari delle vittime non vuole vederli andare in prigioni sessantenni, cosa che pare anche improbabile in virtù degli “Accordi del Venerdì Santo”, che concedono un’amnistia de facto per quei crimini commessi prima del 1998. C’è poi un altro punto controverso: quando Lord Saville portò avanti la sua inchiesta su militari e superiori, a tanti testimoni fu garantita l’immunità da procedimenti giudiziari. Insomma, qualsiasi deposizione rilasciata dai militari non sarebbe potuta essere usata contro di loro in future azioni legali. Come verrà sciolto tale impedimento? Stiamo a vedere. Se non altro qualche punto dubbio di questa vicenda inizia a diradarsi, e dopo la storica stretta di mano di pochi giorni fa tra la Regina Elisabetta e il vice-primoministro nordirlandese Martin McGuinness (ex-comandante dell’Ira che finì anche in carcere nel ’73 per possesso di esplosivi, e ora esponente di spicco di Sinn Féin), Irlanda e Gran Bretagna sembrano riavvicinarsi un po’ di più.