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Le stime variano e coincidono solo in parte, ma le conclusioni convergono: dopo quindici mesi di martellamento della Striscia di Gaza da parte delle forze armate israeliane, Hamas e gruppi affini sono ancora vitali pur avendo subìto ingenti perdite, perché riescono ancora a procurarsi risorse e a ricostituire i propri ranghi con nuove reclute. A poche ore o giorni dall’accordo per una tregua di 42 giorni con scambio di prigionieri e ostaggi, i jihadisti palestinesi possono vantare una resilienza superiore al previsto e riconosciuta da chi li sta combattendo.
L’ultima fonte in ordine di tempo a evocare la quasi intatta capacità di nuocere dell’organizzazione islamista è il segretario di Stato americano uscente Antony Blinken. In un intervento del 13 gennaio all’Atlantic Council ha detto: «Riteniamo che Hamas abbia reclutato quasi altrettanti nuovi militanti quanti ne ha persi. Questa è una ricetta per un’insurrezione duratura e per una guerra perpetua».
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