Alle autorità di Hong Kong non basta aver incarcerato Jimmy Lai, averlo già condannato a una somma di 20 mesi di carcere per due diverse imputazioni e preparare un terzo processo per la più grave imputazione di tutte, quella di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale cospirando con forze straniere a fini sovversivi. Alle due più grandi banche straniere presenti sul territorio – l’americana Citigroup e la britannica Hsbc – il 14 maggio scorso sono state inviate lettere con l’ammonimento intimidatorio che i loro dipendenti potranno essere arrestati e condannati a pene che arrivano fino a 7 anni di carcere se violeranno consapevolmente la direttiva di non condurre alcuna operazione sui conti correnti di Jimmy Lai, compresi sei conti appartenenti a società che hanno la residenza fiscale nelle Isole Vergini britanniche, riconducibili al magnate. Lo rivela un articolo del Wall Street Journal.
Chi è Jimmy Lai
Sostenitore del movimento per la democrazia e animatore delle manifestazioni di protesta del 2019-2020, il 74enne Lai è un imprenditore di successo, fondatore della catena di abbigliamento Giordano e azionista di maggioranza dell’editrice Next Digital, proprietaria dell’Apple Daily, il quotidiano di Kong Kong più polemico nei confronti del governo di Pechino. È stato arrestato per la prima volta il 10 agosto 2020, e dopo un periodo di libertà in attesa di giudizio è stato imprigionato alla fine del 2020; dopo di allora non è stato più rilasciato.
Vietato operare sui conti di Lai
Le lettere spedite alle filiali locali delle due banche e firmate dal ministro per la Sicurezza John Lee, specificano che le banche non potranno compiere direttamente o indirettamente operazioni che abbiano a che fare con le compagnie offshore riconducibili a Lai. Le possibili operazioni indicate nella lettera comprendono il trasferimento di asset delle ditte offshore all’interno o all’esterno di Hong Kong, la gestione di transazioni per loro conto e il loro utilizzo come garanzie per ottenere prestiti.
Danni all’economia di Hong Kong
Si tratta con tutta evidenza di un’estensione extraterritoriale delle leggi di Hong Kong. Ma che non avrà grossi effetti pratici, perché da tempo Lai ha trasferito all’estero i suoi capitali e sui conti presso le banche di Hong Kong è depositato poco denaro. La mossa di John Lee rischia piuttosto di avere conseguenze negative per l’industria finanziaria di Hong Kong, perché da investitori e imprenditori sarà interpretata come un fattore di rischio che può dissuadere da investimenti e depositi bancari su quella piazza finanziaria.
Lai gode di stima e sostegno presso larghi strati della popolazione locale, come dimostra l’andamento del titolo Next Digital alla borsa di Hong Kong. Mercoledì scorso in una comunicazione all’ente di regolazione, Next Digital ammetteva di disporre di capitali sufficienti per 18 mesi di attività a far data da aprile, senza ulteriori trasferimenti da parte di Jimmy Lai. Il giorno dopo il titolo metteva a segno un più 51 per cento in borsa, grazie agli attivisti pro-democrazia che hanno acquistato in massa il titolo, come già avevano fatto in altre occasioni in passato. Gli scambi del titolo erano rimasti sospesi per alcune settimane, in seguito al congelamento di tutti gli asset finanziari del magnate da parte delle autorità.
Foto Ansa