Non furono episodi di omofobia a spingere lo studente di quindici anni a suicidarsi impiccandosi nella propria abitazione il 20 novembre scorso a Roma. È quanto ritengono i magistrati della procura di Roma che indagano sull’episodio. Gli inquirenti hanno svolto accertamenti nei giorni scorsi anche analizzando i contenuti di alcuni social network frequentati dal giovane. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Pantaleo Polifemo al momento escludono che l’estremo gesto sia da ricondurre ad atti di bullismo o di omofobia ma ritengono che si tratti di un fatto “intimo”. (AGI)
Tempi.it si era occupato della triste storia in due articoli. Riportando, da un lato, le parole della preside e due lettere che i compagni, gli insegnanti e i docenti dell’istituto avevano inviato ai media per smentire molte e gravi inesattezze che erano state scritte sulla vicenda (Le lettere dei compagni di A. “Non era omosessuale. Sua vicenda strumentalizzata”). E, dall’altro, riportando un commento apparso sul Foglio (L’omofobia immaginaria).