«La requisitoria di Ilda Boccassini? Ho sentito alcuni passaggi azzardati, anche sotto il profilo grammaticale». Maurizio Gasparri è critico nei confronti del pubblico ministero del processo Ruby che ieri ha chiesto la condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi a sei anni di carcere e all’interdizione perpetua ai pubblici uffici. «Se l’uso del diritto è simile all’uso dei verbi», dice il senatore Pdl a tempi.it, «c’è da mettersi le mani nei capelli».
Il Pdl non ha usato mezzi termini per condannare la requisitoria del pm. Berlusconi ha parlato di una «richiesta ispirata da odio e pregiudizio».
Se dalla grammatica passiamo ai contenuti, mi sembra che Boccassini abbia chiesto per Berlusconi una condanna a morte. L’esclusione a vita dei diritti politici e civili a vita del leader del centrodestra mi sembra un editto incredibile. Sono esterrefatto, benché si potesse prevedere una richiesta pesante, i toni, le conclusioni, la durata della requisitoria sono stati di un’eccezionale durezza.
Boccassini non è mai stato un pm “morbido”. Per quale ragione ha chiesto soltanto un anno di carcere per il reato di prostituzione minorile, su cui soprattutto si è fondata l’accusa, e ben cinque per una telefonata i cui risvolti sono stati smentiti dai diretti interessati?
Non so quale sia la strategia dell’accusa, ma siamo in un quadro talmente fuori da qualsiasi condizione di normalità che anche in questo dettaglio si riscontra qualcosa che non va per il verso giusto. In questa fase finale del processo si legge un’esasperazione dei toni, dei sentimenti, delle valutazioni che un magistrato dovrebbe saper tenere sotto controllo.
Da tempo si sostiene che la Procura di Milano non sia in grado di lavorare “serenamente” sui processi di Berlusconi.
Mi pare che ieri ne abbiamo ulteriore prova. La pm Boccassini ha concluso con un lapsus: “condanno Berlusconi”. Sembra che ci sia stato un transfert di identificazione da parte del pm. Nella foga si è arrivati a comminare la suprema sanzione di qualcuno che viene visto come mostro d’abbattere. Il linguaggio e la sproporzione della richiesta mi sembra dovuto all’atmosfera che si è creata su Berlusconi.
Il leader del Pdl ha cercato in tutti i modi di non farsi giudicare a Milano. Non è comprensibile che i magistrati milanesi siano un po’ arrabbiati?
Berlusconi non ha mai voluto sottrarsi al giudizio bensì al pregiudizio. Per questo e per obiezioni legittime sulla competenza da parte della procura, su un processo che dovrebbe essere fatto altrove, ha chiesto di essere giudicato a Brescia. I magistrati di Milano, però, non lo vogliono mollare. Ci tengono molto a giudicarlo.
Se la requisitoria di Boccassini sarà accolta positivamente dal tribunale, come si comporterà il Pdl?
Ci auguriamo che ci sia un giudice a Berlino, come si dice in questi casi, che possa decidere in maniera serena, nonostante la posizione presa dalla Procura. Se si proseguirà con questo accanimento giudiziario, faremo una battaglia per la libertà. È impossibile immaginare che non ci siano riflessi di natura politica se Berlusconi sarà condannato.