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Da un po’ di tempo mi sono accorto di prediligere il dialogo con i vecchi. Mi son stancato di fare a botte dialettiche sui vaccini, o sul presidente della Repubblica (a proposito: se fosse stato davvero il Cav io giuro che con gli ultimi “compagni” rimasti sarei andato a festeggiare), figuriamoci se mi metto a discutere con qualcuno sullo “sciopero”, “e la sinistra”, “ma non sei progressista?”. Voglio parlare con i vecchi perché sono interessati all’essenziale, perché non si permettono più alcun nascondimento. Devono dare un nome a quell’ineluttabilità stringente che si fa loro prossima, cercando un antidoto per saperla governare. La morte è l’unico gesto che avanza in contrapposizione al desiderio dell’uomo, che è la vita. Al cospetto di questo, l’“Io” deve confrontarsi con qualcosa che non dipende dalla propria volontà. Ma vita e morte sono due elementi che si toccano. Quando l’uomo giunge a riconoscere il senso estetico della vita, la bellezza nel suo dispiegarsi, anche a ...
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