Pornografia: numeri e connotati di una autentica emergenza

Di Massimo Gandolfini
08 Febbraio 2025
Perché il consumo compulsivo e “facile” di sesso (soprattutto online) è ormai una delle forme più diffuse e insidiose di dipendenza. Anche tra i giovanissimi. Alcuni dati statistici e scientifici inquietanti
Pornografia online
Foto Depositphotos

La pornografia è un problema sociale di dimensioni enormi, che investe l’intero pianeta: basti pensare che il 60 per cento dei siti Internet è di carattere sessuale e digitando nei motori di ricerca la parola “porno”, in 0,54 secondi si hanno a disposizione 1.200.740.000 link ove è pubblicato di tutto e qualsiasi bambino può facilmente collegarsi.

Il mercato della pornografia online vale 200 miliardi di dollari all’anno, senza contare tutto ciò che gira sul “deep” e “dark” web, che è sostanzialmente impossibile quantificare. Il primo mercato mondiale è rappresentato dalla Cina, seguito da Brasile, India e Russia. Fra i paesi consumatori di sesso online, l’Italia occupa il 4° posto, con un mercato di circa 5 miliardi di euro all’anno. Se entriamo più nel dettaglio, purtroppo scopriamo che – relativamente al numero di abitanti – Milano e Roma occupano il primo e secondo posto al mondo per accessi a porno online.

Il boom durante la pandemia

Esistono più di 4 milioni di portali dedicati alla pornografia e sono circa 150 milioni le pagine virtuali che vengono visitate ogni giorno. Il 30 per cento del traffico web mondiale è legato esclusivamente a temi sessuali; mentre il tempo di permanenza/consultazione di siti di notizie generali è di 4,8 minuti, il tempo di permanenza su siti porno è di 15-20 minuti. Ogni giorno vengono spedite circa 2 miliardi di email di carattere pornografico, cioè l’8 per cento del traffico mondiale globale quotidiano di email.

Nel 2014 la rivista di economia Business Week riportò la notizia che il sito porno più cliccato al mondo ha sviluppato un traffico tre volte superiore rispetto ai colossi mondiali dell’informazione (Cnn e Espn) e visualizzazioni 30 volte maggiori rispetto al New York Times. Questo sito viene cliccato 4,4 miliardi di volte al mese e conta su un pubblico fisso di 350 milioni di “affezionati”.

Fra i numerosi danni che la pandemia ha provocato, c’è anche quello di un drammatico aumento del consumo di pornografia online: nel triennio 2020-2023 si è registrato un aumento del 120 per cento, con 80 milioni di foto e 30 milioni di video di carattere pedopornografico. Solo nel nostro paese, nei primi tre mesi del 2020, la polizia postale ha intercettato 20 mila video pedopornografici. Purtroppo, fra i maggiori fruitori – ma sarebbe più corretto dire fra le maggiori “vittime” – ci sono ragazzi, giovani e giovanissimi: l’età media del primo accesso a pornografia online è di 11 anni ed è statisticamente rilevato che il 90 per cento dei ragazzi fra 8 e 16 anni visita, con frequenza variabile, siti pornografici.

Una dipendenza seconda solo a quella dalla droga

La pornografia e il consumo di sesso online, con questi numeri che non esito a definire sconcertanti, è diventata una delle forme più diffuse di “dipendenza”, seconda solo alla dipendenza da stupefacenti, e prima della dipendenza da gioco d’azzardo. Sul piano neurobiologico, le strutture nervose coinvolte nella strutturazione di una condizione di dipendenza – indipendentemente dall’oggetto della dipendenza stessa – è quello che provoca una iperattivazione dei circuiti neurali della “motivazione” (sistema dopaminergico) e della “ricompensa/rinforzo” (sistema oppioide endogeno), che in questo modo vengono a “scavalcare” l’azione del sistema di controllo cognitivo (aree corticali frontali).

Il risultato è l’instaurarsi delle condotte, personali e sociali, tipiche di chiunque cade nella trappola dell’addiction: comportamento compulsivo che spinge a dedicare quantità crescenti di tempo e di risorse alla sostanza/condotta di dipendenza, impoverendo ogni altra attività quotidiana di vita personale, relazionale e sociale; malessere fisico (“sindrome d’astinenza”) e/o psicologico in assenza della sostanza/condotta, con sensazione di “benessere” (euforia) durante il “consumo”, fino a gravi conseguenze negative sulla salute mentale e sul benessere sociale.

Squilibri psico-affettivi e sessuali

La dipendenza da pornografia porta con sé conseguenze specifiche, legate alla natura dell’oggetto di consumo, che possono diventare con il tempo molto gravi per l’equilibrio psico-affettivo e per le stesse funzioni sessuali del soggetto dipendente. Progressivamente si perde interesse per la vita quotidiana, per i rapporti sociali fondati su amicizia, compagnia, reciproco scambio di sentimenti ed emozioni, rispetto del corpo proprio ed altrui: la persona viene percepita esclusivamente come un “corpo oggetto” da consumare, perdendo ogni altra dimensione psico-affettiva. Si strutturano ansia, depressione, spesso compare violenza nei rapporti tra coniugi e nella vita domestica; la presenza pervasiva delle immagini “hard” richiede di raggiungere livelli sempre più coinvolgenti e aggressivi non solo nelle immagini, ma nelle stesse condotte sessuali.

La sessualità naturale perde di interesse e di attrattiva, le condotte di corteggiamento, fascinazione, tenerezza e intimità affettiva scompaiono: è il meccanismo tipico della compulsione “tutto e subito”. L’“appetito” sessuale diviene sempre più insaziabile, frenetico, ossessivo, con le ricerca di stimoli erotici nuovi e sempre più intensi, potendo giungere a parafilie perverse come masturbazione compulsiva, animalismo, feticismo. Spesso l’autoerotismo diviene il surrogato del rapporto sessuale: il rapido e facile raggiungimento della soddisfazione sessuale permette di bypassare il “tempi lunghi” della conquista, della relazione, del rapporto stesso. La “masturbazione compulsiva” è il frequente approdo del consumo pornografico.

I danni della pornografia sui ragazzi

Particolarmente esposti a questi rischi e danni sono i più giovani. Una ricerca condotta su cinquemila studenti fra 18 e 20 anni in due città italiane (Padova e Lecce) ha documentato che il 16 per cento dei maschi consumatori di pornografia presenta disturbi della normale funzionalità sessuale e calo del desiderio (10,4 per cento). Le immagini spesso aggressive, violente, invadenti la psiche (immaginazione ed emozioni) e l’esposizione a questi contenuti è particolarmente dannosa durante il periodo prescolare e dai 6 ai 10 anni, età in cui il bambino non ha ancora elaborato un sistema di difesa e di critica cognitivo-esistenziale.

Le scene di sesso, prive di delicatezza e affetto, non trovano senso contestuale nella mente del bimbo, che diviene al contempo autore e vittima di sesso violento. È ormai acclarato che pornografia, pedopornografia e pedofilia sono condizioni strettamente collegate: la modalità di adescamento minorile oggi più utilizzata al mondo è lo strumento online, sfruttando il commercio pornografico alimentato da siti ad hoc. Una grande quantità di materiale pornografico in circolazione riguarda proprio bambini, anche neonati e in età prepubere, con video e foto raccapriccianti, come denuncia da anni don Fortunato Di Noto, presidente di Meter, associazione di contrasto alla orribile piaga della pedofilia.

Purtroppo, a fronte di un panorama inquietante come quello descritto, il Dsm-5 (Manuale dei disturbi psichiatrici) non ha voluto includere la pornografia nell’elenco dei disordini mentali legati a “Internet Gaming Disorder” (Igd), dichiarando, contro ogni evidenza pratica, che la dipendenza da pornografia online non può considerarsi un Igd!

In balìa di un “amante virtuale”

Un fattore biologico che non va dimenticato quando si affronta il tema della pornografia, è il ruolo giocato da un neuro-ormone che gioca un ruolo determinante nel funzionamento nella vita affettivo-relazionale umana: l’ossitocina (Oxt). In fisiologia, l’Oxt svolge due importanti funzioni: la preparazione dell’utero al parto e lo sviluppo psichico dell’atteggiamento accogliente/accudente tipico della mamma durante il puerperio. Nel sesso femminile, l’Oxt è anche un importante regolatore del rapporto sessuale (nel maschio è prevalente il ruolo del testosterone). Quando la gratificazione sessuale si ottiene attraverso la pornografia online, accade che l’Oxt viene secreta in presenza di una sorta di “amante virtuale” rappresentato dal display del pc, fornitore di immagini erotiche, rafforzando in tal modo la dipendenza da porno. Di conseguenza la naturale attrattiva affettivo-sessuale verso il partner diventa sempre più debole, insignificante, priva di interesse. Con il tempo, si può sviluppare una vera “impotenza da porno”, perché solo lo stimolo pornografico è in grado di evocare passione erotica, fino a potersi strutturare una modifica della stessa personalità, che in ambito psicodinamico viene denominata “ego straniero”, il cui nucleo è una apatia e lussuria antisociale, vuota di valori.

Volendo, sinteticamente, rappresentare il percorso di chi cade nel baratro della dipendenza da pornografia: si parte da curiosità e ansia nella ricerca di immagini hard, pornografia sempre più estrema, autoerotismo compulsivo, ipersecrezione di dopamina e ossitocina, ansia incontrollabile, condotta ossessivo-compulsiva. È il meccanismo tipico di una dipendenza strutturata.

Rischio sterilizzazione sociale e caos

Nel 1934 un antropologo inglese dell’Università di Cambridge, J.D. Unwin, pubblicò un testo intitolato Sex and Culture in cui analizzò 86 culture diverse del pianeta, valutando un arco temporale di cinquemila anni. In una prospettiva culturale assolutamente a-confessionale, dimostrò, senza eccezioni, come le culture che hanno praticato una monogamia stretta in vincoli coniugali rigorosi, hanno saputo elaborare “energie creative sociali”, di cui ha beneficiato l’intera società, anche in termini economici e di produttività. Al contrario, le culture che non hanno elaborato nessun sistema di controllo della sessualità, incentivando ogni forma di “libertà sessuale” e condotta antiprocreativa, si sono condannate alla sterilizzazione biologica e sociale.

Certamente non è l’unico fattore e, forse, neppure il più importante, ma non è neppure un caso che più cresce la cultura del sesso libero – che comprende la “normalizzazione” della pornografia, letta come espressione della libertà di scelta individuale – più diminuisce la natalità e la fertilità di un popolo. Come disse il filosofo americano, agnostico, Will Durant (The Lessons of History):

«Il sesso è un fiume di fuoco, che deve essere incanalato da un centinaio di restrizioni, altrimenti porta al caos sia l’individuo che la società».

Il contrasto, convinto e rigoroso, alla pornografia – con i correlati descritti – è un’azione doverosa e salutare per una società che voglia essere davvero libera, giusta e civile.

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