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Su Linkiesta Gabriele Losana scrive: «"C’erano un presidente, un commissario, un giudice e un governatore…". Basta poco per capire che è tornata la pazza politica belga. La terra dei surrealisti quest’anno va alle urne federali, oltre che europee e locali: all’orizzonte ci sono lo spettro della tenaglia delle destre, favoritissime nelle ricche Fiandre, e un ritorno dell’ingovernabilità che è di casa nell’affollata scena nazionale, fatta di partiti piccoli che seguono la divisione linguistica tra nederlandofoni e francofoni. Insomma, di per sé già un cocktail esplosivo, in un Paese in cui i governi ad interim sono spesso la norma, e che nei mesi a venire rischia di replicare la complessa formazione di un esecutivo nella pienezza dei poteri vista tra 2019 e 2020, cui ha fatto seguito la relativa stabilità garantita dall’attuale premier Alexander de Croo. A infiammare la partita a tutto campo c’è un’altra variabile, cioè l’incrocio con la competizione Ue. Per di più in un momento in cui l...
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