Perché mi è tornato in mente Artemio Franchi? A molti di voi, giovinastri degenerati, questo nome non dirà nulla. Artemio Franchi (foto a sinistra), a cui sono stati dedicati ben due stadi, quello di Firenze e quello di Siena, è stato il dirigente calcistico italiano di maggior successo e bravura. Alla sua morte in un incidente stradale il 12 agosto del 1983, era presidente dell’Uefa e vice presidente della Fifa. Era anche presidente della commissione arbitri della federazione internazionale e al Mondiale spagnolo del 1982 si sussurrava che l’arcigna (eufemismo) marcatura di Gentile su Maradona e Zico venne tollerata grazie ai suoi uffici.
Vero o no che fosse, la dice lunga sulla considerazione di cui godeva. E allora il calcio italiano era il paese dei balocchi. Adesso, nel periodo di maggior crisi, nel momento più basso avremo Carlo Tavecchio.
Il problema non è la sua infelice uscita sugli extracomunitari buttata subito in cagnara politica, ma che Tavecchio è il candidato che dovrà garantire meno scossoni possibili. È il candidato di Galliani e Lotito, di chi non è interessato a cambiare nulla. Il nostro povero calcio è ridotto ai minimi termini e avrebbe bisogno di un radicale cambiamento. Ma per cambiare ci vuole coraggio. Quindi scatta il punto uno: andatevi a leggere l’Über Alles di una settimana fa. I soldi potrebbero anche tornare, ma il coraggio, se uno non ce l’ha non se lo può dare.