Perché non sopportiamo che Immobile sia risorto

Di Antonio Gurrado
06 Luglio 2021
La simulazione del nostro centravanti col Belgio rischia rovinare la favola della Nazionale che non è solo bella e forte, ma anche "buona"
Toby Alderweireld e Ciro Immbole durante il quarto di finale Belgio Italia agli Europei 2020
Toby Alderweireld e Ciro Immbole durante il quarto di finale Belgio Italia agli Europei 2020

Ciro, Ciro, povero Ciro: adesso tutti danno addosso al povero Immobile che, nella partita contro il Belgio, è rimasto schiantato in area di rigore dopo un contrasto con Vertonghen, salvo poi rialzarsi e correre a esultare per l’immediato goal di Barella, non prima di aver accarezzato l’arbitro con una furtiva occhiata rasoterra.

D’improvviso siamo tutti diventati inglesi e ci siamo uniti ai cachinni della Bbc, condotti da Gary Lineker che riferiva allo studio quanto lo trovasse «pateticamente buffo».

La nazionale “buona”

Fermo restando che Lineker ha diritto di deridere Immobile quanto vuole, perché lui in nazionale diventava più grande mentre la nostra punta quando indossa la maglia azzurra si rimpicciolisce, qualche parola va detta sulla reazione patria allo scandaletto.

Le radici inconfessate affondano nel desiderio che ci unisce a tutto il mondo del calcio: noi vogliamo che la nostra nazionale vinca, che insomma sia funzionale, e fin qui non ci piove.

Grazie a Roberto Mancini, la nazionale non solo sta vincendo ma lo fa anche giocando bene, ergo oltre che funzionale è bella. Meglio così, anche se le due cose non sono correlate.

Con un pizzico di pensiero superstizioso, o sarà forse il caldo, ci mostriamo invece persuasi che non solo bellezza e funzionalità siano correlate, ma cerchiamo addirittura di puntellare la superiorità agonistica estendendo ancora oltre l’impeccabilità della nostra nazionale. La vogliamo anche buona.

Quei bravi ragazzi

In questo senso vanno letti approfondimenti e inchieste riguardo all’anima dell’Italia, che un po’ sono serviti come riempitivo (ore e ore di trasmissione, pagine e pagine sui giornali, mica vorrete che bastino le partite?) e un po’ hanno effettivamente prestato opera di convincimento collettivo.

La nazionale non solo vince e gioca bene, ma ha anche uno spogliatoio unito, la cui armonia viene neoplatonicamente emanata dall’amicizia primigenia e splendida fra Mancini e Vialli.

La nazionale non solo vince, gioca bene ed è unita, ma è anche composta da bravi ragazzi: Chiellini è laureato, Raspadori studia scienze motorie, a Pessina piace Van Gogh, Chiesa parla inglese, Sirigu – non c’è trucco non c’è inganno – legge. L’ultima notizia è che i calciatori a mensa si sono alzati in piedi per abbracciare Spinazzola in partenza; cosa dovevano fare, lanciargli una forchetta?

Brutti, sporchi e cattivi

Sono tutte ottime coloriture che però non tangono il nocciolo della nostra passione e del nostro interesse nei confronti della nazionale: vogliamo che vinca.

Lo vorremmo anche se giocasse male, anche se nello spogliatoio volassero gli stracci, se tutti i ventisei convocati fossero analfabeti e se Pessina, dopo aver segnato il goal decisivo a Wembley, corresse appositamente alla National Gallery per dare fuoco all’autoritratto di Van Gogh con benda sull’orecchio.

La risurrezione di Immobile

Se le legittime risate di Lineker e di tutta l’Inghilterra ci mettono tanto a disagio da doverci adeguare e accodare, è perché restiamo in fondo una nazione di ipocriti. Abbiamo temuto che Immobile prima sdraiato e poi redivivo, prima esanime e poi svolazzante, rivelasse al mondo il nostro carattere nazionale, come se non ci conoscesse nessuno.

Ci siamo sentiti traditi da Immobile perché noi siamo così – simuliamo quando le cose vanno male, esultiamo quando vanno bene – e questo strappo rischiava di far crollare tutta la mitologia costruita attorno alla circostanza che teniamo davvero all’etica di questa nazionale, alla sua umanità, al suo livello d’istruzione.

La risurrezione di Immobile rischiava di farci passare per ciò che siamo, tifosi che (come i giocatori) farebbero di tutto purché la nazionale vincesse, ed è l’unica cosa che c’interessa davvero.

Per questo adesso tutti danno addosso al povero Immobile. Che sicuramente saprà risollevarsi.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.