Come mai il matrimonio omosessuale ha avuto una simile accelerazione in Inghilterra, sebbene, a leggere i sondaggi, la maggioranza della popolazione risulti contraria e persino la maggior parte dei conservatori sia ostile alle idee del premier Cameron?
A rispondere è stato ieri il giornalista e saggista inglese Christopher Booker che, sul Telegraph, ha raccontato che «la vera storia dietro a questo dramma risale al 2010». Una storia che ha tre attori principali: il segretario di Stato, Theresa May, il ministro delle Pari Opportunità, Lynne Featherstone, e il Consiglio d’Europa. Booker ha spiegato che nel marzo del 2010 i 47 ministri dei paesi rappresentati nel Consiglio avevano firmato una raccomandazione sulle «misure per combattere la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere». In questa avevano proposto all’articolo 8 della sezione IV il riconoscimento delle coppie omosessuali a cui avrebbero voluto dare lo stesso status di quelle eterosessuali. Sempre nella dichiarazione si leggeva che i “transessuali” avrebbero dovuto avere il diritto di «sposare una persona del sesso opposto di quello a loro riassegnato».
Due mesi dopo, la Gran Bretagna votò per le elezioni parlamentari e, quattro giorni prima, il partito conservatore pubblicò un pamphlet, firmato dalla May, in cui si affermava la volontà di «cambiare la legge e permettere alle convivenze civili di essere chiamate e classificate come matrimoni». Ma, come ha chiosato Booker ieri sul Telegraph, «questo non era il manifesto elettorale del partito conservatore e nemmeno dopo c’è stata un accordo in merito».
INCONTRI A PORTE CHIUSE IN EUROPA. Booker ha spiegato che, nel giugno di quell’anno, la Corte Europea dei Diritti Umani deliberò non esserci obbligo «per i paesi di riconoscere le convivenze omosessuali», ma che, qualora un consenso emergesse tra gli Stati membri, «questo avrebbe potuto permettere ai matrimoni omosessuali di essere riconosciuti». Subito dopo, il ministro Featherstone stese le linee guida per le pari opportunità in cui si spingeva a chiedere che la musica religiosa fosse usata durante le cerimonie delle unioni civili. «Suggerendo questo passo – chiosa Brooker – in favore di una legalizzazione del matrimonio omosessuale».
A settembre il partito democratico sostenne la linea del ministro e, qualche mese dopo, in dicembre, una lobby omosessuale, Equal Love, supportata dal noto leader gay Peter Tatchell, fece pressione sulla Corte Europea dei diritti umani in favore delle nozze omosessuali. In realtà, come ha rivelato il giornalista sul Telegraph, i contatti tra ministri ed esponenti delle lobby gay proseguivano già da mesi. Tanto che nel marzo 2011 May e Featherstone pubblicarono un documento ufficiale intitolato: “Lavorare per l’uguaglianza di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”.
In quest’ultimo documento, si chiedeva al ministero degli Esteri di lavorare per la piena applicazione della raccomandazione del 2010 del Consiglio d’Europa, andando al di là della sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani. Per questo, fa notare ancora Booker, quando nel novembre 2011 alla Gran Bretagna toccò il turno di presidenza del Consiglio d’Europa, l’istanza fu messa al primo posto dell’agenda di governo. La stessa Featherstone, d’altronde, «aveva già destinato 100 mila sterline (circa 120 mila euro) del governo per la creazione di un’unità Lgbt con sede a Strasburgo così da pianificare l’attuazione della sua politica».
Il 27 marzo del 2012 i rappresentanti inglesi a Strasburgo organizzarono una conferenza a porte chiuse per «dettagliare i piani di attuazione dell’agenda gay entro il giugno del 2013». A distanza di pochi giorni, il giudice inglese Nicolas Bratza, capo della Corte Europea dei Diritti Umani, annunciò che la Corte sarebbe stata pronta a dichiarare il matrimonio omosessuale come un “diritto umano” non appena tutti i paesi avessero adottato la stessa linea.
CHI DECIDE VERAMENTE PER NOI? «Queste – conclude il giornalista – sono le vere ragioni per cui il nostro governo ha spinto così velocemente verso il voto sul matrimonio gay della scorsa settimana. Ci siamo impegnati alla piena attuazione delle politiche del Consiglio d’Europa non oltre il mese di giugno (e ora anche la Francia sta spingendo verso una legislazione simile)». Siccome «questi corpi agiscono al buio» e «influenzano in molti modi le nostre vite», Brooker si chiede: «Perché nessuno ci ha detto prima onestamente e apertamente quello che stava succedendo?». Ma la vicenda, come raccontato nei giorni scorsi da tempi.it, non finisce qui. Al Parlamento Europeo è già pronto un report sui diritti civili che chiederà ad ogni membro di riconoscere gli effetti giuridici e civili delle forme di unione legalizzate negli altri Stati .