Una nostra corrispondente in terra di Spagna, ci rifersice che nella sua conferenza al Palazzo dei Congressi di Madrid del 16 febbraio scorso – sul tema “Fede, ragione e cultura. Riflessioni sull’enciclica “Fides et ratio” – Monsignor Ratzinger ha citato il giudizio di Paolo Flores d’Arcais (direttore di Micromega, fans della Repubblica Giudiziaria e del quale si ricorda il commento alla sentenza assolutoria di Andreotti, nel qual caso il filosofo Flores usò un aggettivo molto qualificativo: “lurida”) che ha tacciato di “fondamentalismo” l’enciclica. Giacché “il Papa qualifica come carenti di validitá realmente giuridica le leggi che permettono l’aborto e l’eutanasia”, secondo il filosofo questo comporterebbe delle conseguenze mortifere per la democrazia. Per D’Arcais “chi si oppone di fatto a un parlamento eletto […e fa sentire la propria voce] dimostra il marchio di un dogmatismo cattolico che resta impresso nel suo pensiero”. Cosí ha commentato Ratzinger: “Tali affermazioni presuppongono che non ci possa essere nessuna istanza al di sopra delle decisioni della maggioranza. La maggioranza congiunturale si trasforma in un valore assoluto. Di fatto, torna ad esistere l’assoluto, l’inappellabile. […] Se l’uomo resta escluso dalla veritá, su di lui puó dominare solo ció che é congiunturale, l’arbitrario. Per questo non è “fondamentalismo”, ma un dovere dell’umanità proteggere l’uomo dalla dittatura del congiunturale convertito in assoluto, e ridargli la dignità che gli è propria per cui nessuna istanza umana può dominare su di lui, in quanto egli è aperto alla veritá stessa. Proprio per la sua insistenza sul fatto che l’uomo è capace di veritá, l’enciclica è una apologia sommamente necessaria della grandezza dell’uomo contro ciò che pretende presentarsi come la cultura tout court”. Grazie alla nostra amica Carmen Giussani, perché il cuore di tanta confusione, equivoci, parole che non corrispondono più alla realtà di cui dovrebbero significare alcunché, nascono da questa pura e semplice slealtà: dalla negazione dell’evidenza, laica per eccellenza, che l’uomo è per sua natura capace di corrispondenza con la realtà, cioé capace di verità. Che cosa sarebbe il mondo, compreso quello scientifico, se non una babele di pazzi se non ci fosse il modo di riconoscere che il bianco è bianco e che la mamma vuole bene ai suoi bambini? Che mondo sarebbe se nel nome di circostanze in cui, per le più svariate ragioni, il bianco apparisse nero e una mamma fosse disgraziata, si arrivasse a dedurre che occorre abolire l’idea che esista un bianco e a relativizzare l’amore della mamma ? È il mondo devastato che abbiamo sotto i nostro occhi (l’ultraliberale Giuliano Ferrara – non un chierico, o Ratzinger – ha parlato di “bombe liguistiche” che apparecchiano “le parate del diavolo”) È inutile che cerchino di far quadrare i conti con la realtà inventandosi il politicamente corretto per dire che la guerra è un’operazione di polizia internazionale o l’eutanasia una “morte con dignità”. Oppure che, letto sul Corriere della Sera, parole di un “grande scrittore”, tale John Irving, dice “ho combattuto tredici anni per realizzare la trasposizione cinematografica del mio romanzo” e alla domanda: “perché ha ambientato la vicenda in un orfanotrofio? risponde, testuale: “Perché l’orfanotrofio è un prodotto del divieto dell’aborto”. Aristotele diceva che “è da folli negare l’evidenza”. Ora, una cosa è fare un film dove si sostiene il libero aborto – cosa del tutto legittima – un’altra è negare l’evidenza che gli orfanotrofi sono esistiti prima e dopo ogni legislazione pro o anti abortista. La verità è, che i casi sono due: o siamo di fronte a un caso psichiatrico, oppure ci troviamo davanti a una menzogna in funzione ideologica, in questo caso sì fondamentalista, dogmatica, oscurantista. Ora è questo che giustamente viene contrastato dalla Chiesa. Essa non pretende di convertire nessuno, ma ci ricorda, come diceva un poeta, cose che ci piacerebbe volentieri dimenticare e ci richiama evidenze elementari che il potere, qualunque esso sia, preferirebbe volentieri rimuovere. Come farebbe altrimenti a venderci le sue mercanzie, i miti, le false rivoluzioni di morale e di costume? Per questo, tutt’altro che consigliare a Irving un buon psicanalista, dopo tredici anni capiscono che l’opinione pubblica è abbastanza confusa per usare un’idea che non ha nessun fondamento logico-empirico sul piano effettuale, come un gigantesco spot alla causa abortista. E così capita pure, come è capitato a quello di Irving (“Le regole della casa del sidro”), che un film riceva sette nomination per gli Oscar. State sicuri che dietro non c’è nessun amore per la libertà della donna, ma tante belle industrie per comprarsela. “Volete essere davvero liberi?” ci diceva a scuola di religione un uomo di chiesa – tanto per non fare il nome, Luigi Giussani – “Bene, e allora imparate a paragonare tutto quello che vi dico io, ma anche quello che vi dicono gli altri con la vostra esperienza elementare, cioé con tutto ciò che costituisce la vostra umanità, originariamente, come esigenza del cuore e giudizio della ragione. E imparate a fare questo continuo paragone con tutto quello che leggete sui libri, sui giornali, o che vedete in televisione o che vi dicono i vostri genitori”. Più laico di così? È stupefacente che oggi la Chiesa sia pressoché sola, insieme a pochi uomini realmente laici, a difendere questa lealtà nei confronti dei termini elementari dell’esperienza umana. Ed è impressionante vedere come, proprio a causa di questa azione in difesa dell’uomo, essa paga e sia destinata sempre più a pagare il prezzo del pubblico dispregio, della calunnia e, in molti casi (si pensi a quanto poco vale ormai la vita di un cristiano in certe terre) dell’odio fino al martirio.
Per questo noi capiamo perché voci laicissime (pensiamo a quelle così divertentemente serie, e libere in quanto fautrici di un gusto per il dibattito aperto e razionale, che leggiamo quotidianamente sul Foglio) possano sentire fraterna la voce di un Papa che, incomparabilmente più alta di ciò che le sole forze umane gli permetterebbero, grida altissima il rispetto dell’uomo, del suo cuore, della sua ragione. Crediamo di dire una cosa che direbbero tutti qua dentro, come uomini di questo giornale, dove di credenti ce ne sono tanti, ma altrettanti sono i dubbiosi, gli agnostici, gli atei: grazie Chiesa, grazie Papa.