«Per le corporation l’aborto è un grosso affare a New York»
Nelle settimane che sono seguite all’approvazione della nuova legge sulla salute riproduttiva dello stato di New York e alla sua celebrazione da parte del governatore “cattolico” Andrew Cuomo che ha fatto illuminare di rosa uno dei grattacieli del World Trade Center per esprimere il suo orgoglio per il nuovo provvedimento che rende possibile l’aborto per qualsiasi motivo riferibile allo stato di salute della madre anche nell’ultimo trimestre di gravidanza, la stampa americana e la blogsfera hanno fatto da palcoscenico alla “battaglia di parole” fra lui e l’arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan.
Sinistra religiosa?
Il porporato si è particolarmente risentito perché il governatore, anziché prendere sul serio le obiezioni alla nuova legge, ha etichettato come “destra religiosa” tutti coloro che hanno manifestato la loro opposizione al provvedimento.
«Questa è una cosa nuova da parte del governatore», ha reagito Dolan. «Non mi considerava parte della destra religiosa quando cercava il mio aiuto per l’aumento del salario minimo, la riforma del sistema carcerario, il benvenuto a migranti e rifugiati, la richiesta di programmi di formazione per i detenuti nelle prigioni dello stato, tutte cose per le quali siamo stati lieti di collaborare, perché erano cause nelle quali ci riconosciamo. Immagino che a quel tempo io facessi parte della “sinistra religiosa”».
L’aborto è un affare
Poco spazio la stampa americana ha invece dato alle obiezioni alla legge e più in generale alle politiche sociali del governatore Cuomo da parte di una corrente del suo stesso partito, cioè quello Democratico. I Democrats for Life of America (Dfla) hanno offerto nei giorni delle polemiche intorno alla nuova legge una documentata critica “da sinistra” alla realtà della “salute riproduttiva” nello stato di New York. Così ha scritto Kristen Day, direttrice esecutiva dei Dfla:
«Con finanziamenti pubblici illimitati e un tasso di abortività che è il doppio della media nazionale, l’aborto è un grosso affare a New York. La nuova legge voluta dal governatore non darà una risposta all’alto tasso di abortività, né sarà di aiuto alle donne in stato di gravidanza che si sentono spinte o costrette all’interruzione di gravidanza. La legge aiuterà influenti e finanziariamente floride corporation dell’aborto ad aumentare il numero dei loro clienti e i margini di profitto. Il bilancio di New York permette il finanziamento illimitato di interruzioni di gravidanza attraverso il programma Medicaid. Secondo il Dipartimento della Salute di New York, nel 2016 le entrate fiscali dello stato di New York hanno coperto i costi di 40.491 aborti. Il costo medio di un’interruzione di gravidanza è di 450 dollari, che corrisponde a un totale minimo di 18 milioni di dollari di fondi pubblici destinati alla realizzazione di aborti e a ingrassare i profitti delle corporation che li effettuano. Più della metà delle donne che hanno fatto ricorso a questi servizi – il 60 per cento per la precisione – aveva già avuto uno o più aborti in passato, e quasi il 70 per cento di loro apparteneva a minoranze etniche. Un bambino abortito su tre risulta essere afro-americano, e uno su quattro ispanico. La nuova legge sfrutta ulteriormente le donne, particolarmente quelle appartenenti alle minoranze etniche, che risultano sovrarappresentate in queste statistiche».
Aborto facile
Nello stato di New York secondo le statistiche del governo federale (Census Bureau) oggi gli afroamericani rappresentano il 17,7 per cento della popolazione e gli ispanici il 19,2 per cento. L’aborto facile a spese della collettività e a vantaggio dei profitti di corporation che sapranno mostrarsi generose al momento delle costose campagne elettorali americane sembra essere il modo più semplice per tenere confinata nella marginalità una quota di popolazione che richiederebbe sforzi politici e finanziari maggiori e diversamente mirati per sottrarla all’emarginazione e fornirle gli strumenti di un vero sviluppo umano. Tutto questo accade nello stato della federazione che per primo legalizzò l’aborto nel lontano 1970 e che da allora ha sempre capeggiato le classifiche dei tassi di abortività, con 23 aborti ogni mille donne fra i 15 e i 44 anni di età.
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