
Pd: Eco, Saviano e Travaglio contano più di Bersani
La prima pagina dell’Unità di domenica 6 febbraio spiega bene lo stato di salute del Partito democratico. Foto dei diecimila del Palasharp e titolo in maiuscolo “Il futuro comincia qui”. Il giornale del Pd, dunque, spiega che la rinascita dell’opposizione non parte dalle proposte del maggiore partito di opposizione (cui è dedicato uno spazio importante in pagina, ma non il titolo di apertura), ma dalla mobilitazione della “società civile”: Zagrebelski, Eco, Saviano etc etc.
Non fosse chiaro il messaggio, all’interno si esplicita ulteriormente. L’articolo di cronaca dell’evento di Milano è titolato “Palasharp, nessuna bandiera. E una sola voce: «Dimettiti»”. Seguono immagini e articoli su Saviano, Eco, Zagrebelski per arrivare, a pagina 9, a un’intervista a Dario Franceschini – ritratto in prima fila con l’imprenditore Carlo De Benedetti, che sposa in pieno questo modo di “fare politica”. Titolo: «E’ l’inizio del risveglio». Per trovare Bersani occorre voltare pagina (10).
Il Pd è ormai un partito le cui briglie sono in mani diverse da chi è legittimato a tenerle. La sua classe dirigente oscilla tra i tentativi di sottrarsi a questa eterodirezione e la consapevolezza che il proprio elettorato è in libera uscita, fascinato ora da qualche suggestione poetico-politica (Vendola), ora da qualche scrittore (Eco-Saviano), ora da qualche giornalista (Travaglio-Santoro), ora da qualche guitto (Grillo).
Il titolo dell’Unità è solo l’ultimo caso. Ma di recente si potrebbe citare il pasticcio delle primarie napoletane – dove Bersani è intervenuto solo dopo il richiamo di Saviano – a quello della trasmissione “Vieni via con me”, in cui, sempre Bersani, è andato a fare il comprimario alla coppia Saviano-Fazio. Sul Corriere della Sera in edicola, Maria Teresa Meli ripercorre la storia del Pds-Pd degli ultimi anni, la storia di un partito alla perenna ricerca di un “papa straniero” che ne avvalori la consistenza: «Il primo fu Ciampi. E c’era addirittura ancora il Pds. Occhetto disse che non gli sarebbe dispiaciuto come candidato premier, ma D’Alema lo bocciò. Anche Mario Segni per il Pds ha rappresentato un altro “Papa straniero”, Occhetto però alla fine si convinse a non candidarlo. Quindi è stata la volta di Prodi. E poi negli anni ve ne sono stati diversi: Antonio Fazio, Alessandro Profumo, Luca Cordero di Montezemolo e tanti altri ancora. Quindi una battuta d’arresto, per poi riprendere la ricerca, lo scorso anno: “Ci vuole un candidato premier che venga dall’esterno, come fu Prodi”, ha detto Veltroni nel settembre del 2010. E adesso, nel 2011, il Pd oscilla tra il corteggiamento di Saviano e quello di Casini».
Uno schema, quello dell’eterodirezione, che inizia a far breccia anche dalle parti di Futuro e libertà. Il settimanale del Secolo ha raccolto voci tra esponenti della società civile per spingere il leader Gianfranco Fini su una linea più chiaramente antiberlusconiana (il titolo di copertina è: “Caro Gianfranco è arrivato il momento di pensare in grande”). E chi sono gli interlocutori del Secolo? Bianca Berlinguer, Marco Travaglio, Gad Lerner, Miriam Mafai, Rita Levi Montalcini, Vittorio Dotti e persino Vladimir Luxuria. Tutta “gente di destra” come si vede. Come scrive oggi il Giornale, «un gabinetto di guerra che si potrebbe riassumere in un solo consiglio. Caro Gianfranco, ascolta noi: candidati alle primarie del Pd».
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