
Papa: «La menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione»
Pubblichiamo ampi stralci della Lectio Divina di Benedetto XVI pronunciata ieri a braccio durante il convegno diocesano dal titolo «Andate e fate i discepoli, battezzando e insegnando. Riscopriamo la bellezza del battesimo» nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Il Papa ha parlato della realtà dimenticata del peccato, del cristianesimo come azione di Dio nei confronti di ogni uomo, del diavolo che oggi agisce mascherato da informazione e del motivo per cui è giusto battezzare i bambini quando non sono ancora coscienti.
«Conoscere i valori cristiani non è sufficiente, essere battezzati è necessario»
Abbiamo già sentito le ultime parole del Signore nella sua terra: «Andate e fate i discepoli, battezzando e insegnando. Riscopriamo la bellezza del battesimo». Non è sufficiente per il discepolato conoscere i valori cristiani. È necessario invece essere battezzati. (…) È proprio questo che succede nel nostro essere battezzati: veniamo inseriti nel nome di Dio così che apparteniamo al suo nome e il suo nome diventa il nostro nome e noi potremo con la nostra testimonianza come i tre dell’Antico Testamento essere testimoni di Dio, segno chiaro di chi è questo Dio. Quindi il fatto è che questo battezzare vuol dire essere uniti a Dio in un’unica nuova esistenza. Apparteniamo a Dio immersi in Dio stesso. Possiamo subito vedere alcune conseguenze. La prima è che Dio non è più molto lontano. Non è una realtà da discutere. C’è o non c’è. Noi siamo in Dio e Dio è in noi. La priorità e la centralità di Dio nella nostra vita sono la prima conseguenza del battesimo. Alla domanda: «C’è Dio?», la risposta è: «Sì dio c’è, è con noi. Ed entra nella nostra vita». Questa vicinanza di Dio (…) è la prima conseguenza del Battesimo. E quindi noi stessi dobbiamo tenere conto di questa presenza di Dio e vivere realmente nella Sua presenza.
«Essere cristiani dipende prima di tutto da un’azione di Dio»
Una seconda conseguenza di quanto ho detto è che noi non ci facciamo da noi stessi cristiani. Divenire cristiani non è una cosa che seguita a una mia decisione. Certo, anche la mia decisione è necessaria, ma soprattutto è un’azione di Dio verso di me. Io non mi faccio cristiano ma sono assunto da Dio, preso in mano da Dio e così, dicendo sì a questa azione di Dio, divento cristiano. Divenire cristiani è in un certo senso un atto passivo: io non mi faccio cristiano, ma Dio mi fa un suo uomo. Dio mi prende in mano e realizza la mia vita in una nuova dimensione. Questa realtà del passivo dell’essere cristiani è come il fatto che io non mi faccio vivere, ma la vita mi è data; sono nato non perché io mi sono fatto uomo, ma sono nato perché l’essere umano mi è donato. (…) E questo fatto del passivo, di non farsi da se stessi cristiani, ma di essere fatti cristiani da Dio, implica già un po’ il mistero della Croce: solo morendo al mio egoismo, uscendo da me stesso, posso essere cristiano.
«Sotto il pretesto della verità in realtà si distruggono uomini»
Un terzo elemento che si apre subito in questa visione è che naturalmente, essendo immerso in Dio, sono unito ai fratelli e alle sorelle, perché in Dio sono tutti gli altri. E se io sono tirato fuori dal mio isolamento, se io sono immerso in Dio, sono immerso nella comunione degli altri. Essere battezzati non è mai un atto solitario, ma è sempre necessariamente un essere unito con tutti gli altri, un essere in unità e solidarietà con tutto il Corpo di Cristo. (…) C’è una via alla quale diciamo no e una via alla quale diciamo sì. E cominciamo con la prima parte: le rinunce. Sono tre le rinunce. Prendo prima la seconda: «Rinunciate alle seduzioni del male per non lasciarvi dominare dal peccato?». Che cosa sono queste seduzioni del male? Nella Chiesa antica e ancora per secoli si usava la parola: «Rinunciate alla pompa del diavolo?» E sappiamo che cosa era inteso con questa parola, pompa del diavolo: la pompa del diavolo è soprattutto dei grandi spettacoli cruenti, dove la crudeltà diventa divertimento. Dove uccidere gli uomini diventa una cosa spettacolare. La vita e la morte di un uomo che diventano spettacolo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la pompa del diavolo dove lui appare con apparente bellezza e in realtà c’è tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola “pompa del diavolo”, si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere nel quale non conta la verità ma l’apparenza. Non si cerca la verità, ma l’effetto, la sensazione e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini. Si vuole distruggere per creare solo se stessi come vincitori. Quindi questa rinuncia è molto reale è la rinuncia a un tipo di cultura che è un’anti cultura contro Cristo e contro Dio (…) E lascio adesso ciascuno di voi a riflettere su questa pompa del diavolo, su questa cultura alla quale diciamo no per emanciparci e liberarci. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura dove non conta la verità. Anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene e il cui moralismo è una maschera che serve in realtà a confondere, a creare confusione, distruzione. Contro questa cultura dove la menzogna si presenta con la veste della verità e della informazione. Contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio diciamo “no”.
«L’apparente libertà di chi si emancipa da Dio, diventa schiavitù di tante dittature»
Passiamo alla prima rinuncia: «Rinunciate al peccato per vivere nella libertà dei figli di Dio?» Oggi libertà e vita cristiana, osservanza dei comandamenti di Dio, vanno in direzioni opposte. Essere cristiani sarebbe come una schiavitù; libertà è invece emanciparsi dalla fede cristiana, emanciparsi – in fin dei conti – da Dio. La parola peccato appare a molti quasi ridicola, perché dicono: «Come! Dio non possiamo offenderlo! Dio è così grande, che cosa interessa a Dio se io faccio un piccolo errore?». Sembra vero, ma non è vero. Dio si è fatto vulnerabile. Nel Cristo crocifisso vediamo che Dio si è fatto vulnerabile, si è fatto vulnerabile fino alla morte. Dio si interessa a noi perché ci ama e l’amore di Dio è vulnerabilità, l’amore di Dio è interessamento dell’uomo, l’amore di Dio vuol dire che la nostra prima preoccupazione deve essere non ferire, non distruggere il suo amore, non fare nulla contro il suo amore perché altrimenti viviamo anche contro noi stessi e contro la nostra libertà. E, in realtà, questa apparente libertà nell’emancipazione da Dio diventa subito schiavitù di tante dittature del tempo, che devono essere seguite per essere ritenuti all’altezza del tempo.
«È giusto dare la vita solo se la vita è nelle mani di Dio»
Alla fine rimane la questione – solo una parolina – del Battesimo dei bambini. È giusto farlo, o sarebbe più necessario fare prima il cammino catecumenale? (…) Ma possiamo noi imporre ad un bambino quale religione vuole vivere o no? (…) Queste domande mostrano che non vediamo più nella fede cristiana la vita nuova, la vera vita, ma vediamo una scelta tra altre (…) La realtà è diversa. La vita stessa ci viene data senza che noi possiamo scegliere se vogliamo vivere o no; a nessuno può essere chiesto: «Vuoi essere nato o no?». La vita stessa ci viene data necessariamente senza consenso previo (…) E, in realtà, la vera domanda è: «È giusto donare vita in questo mondo senza avere avuto il consenso – vuoi vivere o no? Si può realmente anticipare la vita, dare la vita senza che il soggetto abbia avuto la possibilità di decidere?». Io direi: è possibile ed è giusto soltanto se, con la vita, possiamo dare anche la garanzia che la vita, con tutti i problemi del mondo, sia buona, che sia bene vivere, che ci sia una garanzia che questa vita sia buona, sia protetta da Dio (…) Quindi, il Battesimo dei bambini non è contro la libertà; è proprio necessario dare questo, per giustificare anche il dono – altrimenti discutibile – della vita. Solo la vita che è nelle mani di Dio, nelle mani di Cristo, immersa nel nome del Dio trinitario, è certamente un bene che si può dare senza scrupoli. E così siamo grati a Dio che ci ha donato questo dono, che ci ha donato se stesso. E la nostra sfida è vivere questo dono, vivere realmente, in un cammino post-battesimale, sia le rinunce che il «sì» e vivere sempre nel grande «sì» di Dio, e così vivere bene.
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