Papa Francesco, nell’omelia odierna alla Messa in Santa Marta, ha parlato delle conversioni dei primi pagani al cristianesimo. Commentando il brano degli Atti degli Apostoli in cui si narra delle critiche dei cristiani di Gerusalemme a san Pietro perché egli aveva mangiato con alcuni “non circoncisi” e su di loro era disceso lo Spirito Santo, il Papa ha osservato che l’apostolo così rispose: «Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».
CHI SONO IO PER PORRE IMPEDIMENTI? «Quando il Signore ci fa vedere la strada – ha aggiunto papa Francesco -, chi siamo noi per dire: “No Signore, non è prudente! No, facciamo così’”. E Pietro in quella prima diocesi prende questa decisione: “Chi sono io per porre impedimenti?”. Una bella parola per i vescovi, per i sacerdoti e anche per i cristiani. Ma chi siamo noi per chiudere porte? Nella Chiesa antica, persino oggi, c’è quel ministero dell’ostiario. E cosa faceva l’ostiario? Apriva la porta, riceveva la gente, la faceva passare. Ma mai è stato il ministero di quello che chiude la porta, mai!».
LO SPIRITO SANTO. Anche oggi Dio ha lasciato la guida della Chiesa «nelle mani dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è la presenza viva di Dio nella Chiesa. È quello che fa andare la Chiesa, quello che fa camminare la Chiesa. Sempre più, oltre i limiti, più avanti. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Non si può capire la Chiesa di Gesù senza questo Paraclito, che il Signore ci invia per questo. E fa queste scelte impensabili, ma impensabili! Per usare una parola di San Giovanni XXIII: è proprio lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa: veramente, proprio la aggiorna e la fa andare avanti. E noi cristiani dobbiamo chiedere al Signore la grazia della docilità allo Spirito Santo. La docilità a questo Spirito, che ci parla nel cuore, ci parla nelle circostanze della vita, ci parla nella vita ecclesiale, nelle comunità cristiane, ci parla sempre».