Nelle strade di Mosul sono apparsi i primi manifesti per salutare la visita di papa Francesco in Iraq, che si terrà dal 5 all’8 marzo. Il Santo Padre visiterà il 7 marzo il capoluogo del governatorato di Ninive, dove nel 2014 il terrorista islamico Abu Bakr al Baghdadi annunciò la nascita del Califfato dello Stato islamico. Seguì la conquista dei villaggi cristiani della Piana di Ninive, da dove 120 mila cristiani furono costretti a fuggire nottetempo.
«CI DARÀ LA FORZA DI ANDARE AVANTI»
La visita del Papa è fondamentale per l’Iraq e i suoi cristiani, che vogliono scrollarsi di dosso anni di fatiche e dolori indicibili. «Siamo nella terra di Abramo, dove la missione ha avuto inizio. L’attesa è altissima», dichiara a Sir don Majeed Attalla, segretario dell’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, monsignor Youhanna Boutros Moshe. «L’arrivo del Pontefice è come un balsamo sulle ferite ancora aperte inferte dalle milizie dello Stato Islamico. È un ricordo ancora vivo. Abbiamo vissuto giorni neri e pieni di dolore, anni trascorsi nei campi profughi, in rifugi di fortuna, senza più niente se non quelle poche cose che siamo riusciti a portare via quella notte. Non è facile perdere tutto e ritornare per cominciare da zero. Oggi a Qaraqosh sono tornate circa 6.000 famiglie. Prima dell’invasione dell’Isis erano il doppio. Questo è per noi un motivo di ulteriore sofferenza».
Sempre domenica 7 marzo, il Papa sarà a Qaraqosh, la città più importante della Piana di Ninive, e nella cattedrale dell’Immacolata Concezione incontrerà la comunità locale e reciterà l’Angelus. «Il Papa verrà a confermarci nella fede e ci darà forza per andare avanti», continua don Majeed, che sintetizza qual è stata la risposta dei cristiani all’Isis: «Anche se ci avete cacciato, perseguitato, anche se avete gettato a terra le nostre Croci, distrutto le case e razziato le nostre terre, ecco, siamo tornati per ricominciare da capo e testimoniare la nostra fede».
L’INCONTRO CON AL SISTANI
Gli altri momenti chiave del viaggio papale saranno l’incontro tra Francesco e il grande ayatollah Ali al Sistani, la figura religiosa più importante del mondo sciita, la visita a Ur dei caldei, terra di Abramo, e l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i catechisti nella Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, teatro nel 2010 di uno spaventoso attentato terroristico.
«La venuta del Papa – ha dichiarato ad AsiaNews monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad – è una vittoria della pace sulla violenza. Ci sono persone che non sono contente di questo viaggio, altre che hanno paura che succeda qualcosa di non buono, ma il sentimento comune e più diffuso è la gioia di un popolo, cristiani e non cristiani, che vuole vederlo e salutarlo. La sua sola presenza sarà fonte di pace e testimonianza della Buona Novella che egli vuole annunciare a tutto il mondo… che noi siamo figli della pace e della speranza!».