Onu: «Centrafrica a rischio genocidio. Ci sono tutte le condizioni già viste in Ruanda»
«Senza un intervento internazionale più robusto, il Centrafrica è a rischio genocidio». Lo ha dichiarato un membro dell’Onu davanti alle decine di omicidi che si verificano ogni giorno nell’ex colonia francese.
NUOVO PRESIDENTE. Nonostante la scorsa settimana il presidente golpista musulmano Djotodia abbia rassegnato le dimissioni e si aspetti a breve la nomina di un nuovo presidente ad interim, le violenze tra la componente cristiana e quella musulmana della popolazione continuano.
Nel marzo 2013, dopo il colpo di Stato, i ribelli islamisti della coalizione Seleka hanno preso di mira la maggioranza cristiana della popolazione per mesi con saccheggi, omicidi e ruberie continui.
MIGLIAIA DI VITTIME. Stufi delle violenze e dei soprusi molti abitanti, prevalentemente cristiani e disperati, si sono riuniti nei cosiddetti gruppi anti-balaka per autodifesa, ma alcuni si sono anche macchiati di crimini contro i musulmani. Solo nell’ultimo mese sono morte più di mille persone in scontri tra le due fazioni, tra i sostenitori di Djotodia e quelli del presidente deposto Bozizé.
Nonostante la situazione sia migliorata, grazie all’intervento della Francia e dell’Unione Africana, vendette private si verificano ancora nella capitale e in tutto il paese.
«COME IL RUANDA». «Ci sono tutti gli elementi per lo scatenarsi di un genocidio», ha dichiarato John Ging, membro dell’Onu appena tornato da un’ispezione di cinque giorni nel paese. «C’è tutto quello che già abbiamo visto in Ruanda e Bosnia». Più volte vescovi e membri della Chiesa hanno affermato che gli scontri in Centrafrica non sono dovuti alla religione, che viene solamente sfruttata per fini politici.
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