«è una legge non perfetta, ma io mi asterrò. L’astensione è una risposta legittima e giusta ed è l’atto più efficace e produttivo. Il “sì” fa un macello e produce una legislazione inaccettabile e lo strumento referendario contrasta con il programma dell’Ulivo. I promotori dei referendum dimostrino di non essere minoranza». Dopo il “pane e cicoria”, Francesco Rutelli ha proseguito nella sua scelta di rinfoderare il fioretto e utilizzare il bazooka per proseguire la guerra interna al centrosinistra. Ma quanti politici hanno deciso di disertare le urne domenica prossima? E soprattutto, quanti nello schieramento di centrosinistra? Uno di loro sarà certamente Renzo Lusetti, vicepresidente deputati della Margherita, che a Tempi dichiara: «Non andrò a votare ed invito a non andare a votare perché difendo questa legge che non è una legge confessionale. Inoltre io credo che questa legge vada sperimentata. Siamo di fronte ad un testo approvato dal Parlamento e io credo che sia giusto applicarlo. Tra l’altro, come dimostra anche la posizione di Francesco Rutelli, noi siamo stati assolutamente coerenti. Abbiamo votato questa legge e, quindi, la difendiamo. Tra l’altro, non andando a votare, non si irrigidisce il percorso legislativo e la legge può tornare in Parlamento per essere modificata. Mettiamola alla prova e poi vediamo, se ci sono, quali sono le parti che devono essere modificate». Di identica opinione anche il collega di partito Enzo Carra, secondo il quale «non bisogna votare perché se mi recassi a votare e votassi per il sì sarebbe una contraddizione rispetto al fatto che ho votato questa legge in Parlamento. Da cittadino penso che un referendum così disastroso su una questione così delicata vada disertato. La ragione, il buon senso e un’apertura al progresso inteso come possibilità di migliorare la nostra vita, ci deve spingere a non votare».
Dalla parte opposta dello schieramento ma ugualmente in favore dell’astensione è anche Luca Volontè, capogruppo dell’Udc alla Camera, secondo il quale «la legge 40 ha tutelato la salute della donna, ha tutelato e rispettato la vita umana, ha aiutato la ricerca scientifica. Inoltre sono cattolico e credo che oltre alla ragione e alla scienza valga la pena di seguire le indicazioni del cardinale Ruini, di Benedetto XVI e anche del mio parroco. Dopo 8 anni di discussioni, in cui si sono susseguite due maggioranze concretamente diverse, una di centrodestra e una di centrosinistra, abbiamo approvato una legge che riguarda la vita che non può essere messa ai voti. Deciso a disertare le urne anche Maurizio Lupi, responsabile territoriale di Forza Italia. «Domenica non andrò a votare perché credo che questo sia il modo migliore per difendere una legge che ha avuto e ha il grande merito di regolamentare un settore dove vigeva un vero è proprio far west. La legge 40 è una buona legge che nasce da anni di discussioni parlamentari. Non è una legge cattolica, ma è una legge che difende e tutela la vita. Per questo va preservata dall’offensiva referendaria anche perché, se vincessero i sì, si spalancherebbero le porte alla dittatura del relativismo e ad una società in cui una vita vale più di un’altra e dove sarà possibile costruire in laboratorio uomini che verranno poi usati come semplici “pezzi di ricambio”». Per finire anche Maurizio Gasparri, esponente di Alleanza Nazionale, si iscrive al partito del non voto: «Non credo che sia giusto modificare una legge come questa semplicemente barrando un sì o un no. Personalmente preferisco un’ulteriore e approfondita discussione parlamentare sulla legge 40 a questo referendum. Detto questo sono convinto che domenica è meglio non andare a votare perché, in questo modo, si impediranno pericolose derive scientiste ed eugenetiche. Fini ha fatto una scelta personale, lontanissima dalla mia, ma quando sono convinto di una cosa io vado avanti, non mi lascio condizionare».
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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