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Ogni anno in Italia, mille innocenti finiscono in custodia cautelare

Dal 1992 al 31 dicembre 2020, 29.452 italiani sono stati sottoposti a ingiusta detenzione, significa che in media, negli ultimi 29 anni in Italia ogni anno 1015 innocenti finiscono in custodia cautelare.

Francesco Cavallo
23/05/2021 - 3:00
Interni
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Carcere. Una immagine simbolica di un carcere italiano

Tratto dal Centro Studi Livatino – Dal 1992 al 31 dicembre 2020, 29.452 italiani sono stati sottoposti a ingiusta detenzione: in media, negli ultimi 29 anni in Italia ogni anno 1015 innocenti finiscono in custodia cautelare. Il tutto per una spesa che supera i 794 milioni e 771 mila euro in indennizzi, per una media di poco superiore ai 27.405.915,00 di euro l’anno. Vogliamo discuterne?

Poco più di un anno fa, in occasione della Via Crucis presieduta sul sagrato della Basilica di S. Pietro, Papa Francesco fece risuonare “il silenzio delle prigioni”, meditando gli scritti di cinque detenuti, due dei quali condannati alla pena dell’ergastolo, della figlia di un ergastolano e della madre di un carcerato, di un sacerdote accusato ingiustamente e poi assolto, di un’educatrice e un magistrato di sorveglianza. Qualche giorno prima, meditando la persecuzione giudiziaria di Nostro Signore e offrendo la Messa mattutina in Santa Marta agli innocenti sotto processo, o peggio condannati, chiese di pregare per tutti coloro che incappano nella malagiustizia e portano addosso ferite che il decorso del tempo non guarisce, sempre aperte e sanguinanti.

Non è immaginabile la sofferenza di chi senza colpa è sottoposto a un giudizio, un giudizio che non è confinato nell’aula di giustizia né in un arco temporale circoscritto, ma che si svolge quotidianamente in tutti i luoghi abitati dall’accusato e tendenzialmente non finirà mai: dalla famiglia agli amici al luogo di lavoro (se non li perde a causa dell’accusa), dallo sportello bancario agli uffici della pubblica amministrazione, la vita dell’accusato è compromessa dalla semplice accusa giudiziaria; e quand’anche essa dovesse cadere, il marchio di infamia apposto attraverso i media, e la registrazione di dati nel web e in sistemi informatici ad uso pubblico e privato continuerà a segnare tutti gli ambiti di vita dell’accusato.

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Misure cautelari

Ancor meno immaginabile è la sofferenza di chi senza colpa deve scontare un tempo in carcere, senza darsi una spiegazione dell’accaduto, struggendosi al pensiero dei propri cari e del loro dolore e attendendo, spesso invano, che si faccia chiarezza. Un solo giorno in carcere da innocente è un’offesa permanente che mille assoluzioni e risarcimenti non riescono cancellare.

Il gesto pastorale e spirituale del Pontefice, però, non era rivolto a luoghi remoti, che pure esistono, nei quali l’esercizio della giustizia è massimamente sommario: a oltre due mila anni di distanza, anche la occidentale, europea e democratica Italia fa i conti con una giustizia nella quale è abnorme il numero il numero di coloro che scontano la pena della mera sottoposizione a processo risultando poi prosciolti o assolti, ma soprattutto è abnorme il numero di coloro che subiscono una misura cautelare prima del processo, salvo poi venire prosciolti o assolti. Accanto a costoro vi sono poi coloro che, addirittura, dopo essere stati condannati con sentenza definitiva vengono assolti in seguito a un processo di revisione che certifica un errore giudiziario in senso stretto.

Innocenti invisibili

Una minima parte di questi innocenti, ovvero una parte di coloro che hanno subito una ingiusta detenzione, è tracciabile, perché chiede un indennizzo allo Stato. Tutti gli altri, però, i c.d. “innocenti invisibili”, o non hanno diritto nemmeno a un risarcimento, oppure rimangono così segnati da decidere di non voler avere più a che fare con la giustizia, né correre anche solo alla lontana il rischio di essere nuovamente sottoposti a sgradevoli ribalte mediatiche, al punto da non voler chiedere alcuna riparazione per l’ingiusta detenzione subita. 

Il Ministero dell’Economia, così come annualmente fa dal 1991, ha recentemente reso noti i dati relativi alle pronunce del 2020. 207 sono le pronunce di risarcimento da errore giudiziario in senso stretto dal 1991 al 2020, per una spesa complessiva di € 74.983.300,01, ovvero in medica circa 7 casi l’anno per una spesa di 2 milioni e 500 mila euro l’anno. Va notato con una certa preoccupazione, però, che nel 2020 i casi accertati di errore giudiziario sono stati 16, nel 2019 sono stati 20 e che la media dei casi annuali nei soli ultimi dieci anni è il doppio della media dei casi annuali nei trent’anni di rilevazioni.

I numeri della custodia cautelare

Ma è il numero dei casi di ingiusta detenzione per i quali è stato riconosciuto l’indennizzo a rendere ancor più evidente la drammaticità e l’emergenza del fenomeno se si considera che, come detto, essi sono solo una parte dei casi reali. Dal 1992 al 31 dicembre 2020, 29.452 italiani sono stati sottoposti a ingiusta detenzione, significa che in media, negli ultimi 29 anni in Italia ogni anno 1015 innocenti finiscono in custodia cautelare. Il tutto per una spesa che supera i 794 milioni e 771 mila euro in indennizzi, per una media di poco superiore ai 27.405.915,00 di euro l’anno. Nel 2020 i casi di ingiusta detenzione sono stati “solo” 750, per una spesa complessiva in indennizzi di € 36.958.648,64 euro.

Il calo nel numero di casi e nella spesa rispetto al 2019 non deve, però, indurre ad ottimismo in quanto la flessione è meramente il frutto del pesante (ulteriore) rallentamento dell’attività giudiziaria a tutti i livelli, compreso quello delle Corti d’Appello incaricate di valutare le istanze di riparazione per ingiusta detenzione.

Errori giudiziari

In conclusione, in Italia, che dal 1991 al 31 dicembre 2020, le vittime “tracciate” di ingiusta detenzione e di errori giudiziari in senso stretto sono state 29.659: in media, quasi 1000 l’anno. Il tutto per una spesa complessiva, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri, gigantesca:€ 869.754.850,00, per una media di circa 29 milioni di euro l’anno. Si tratta di cifre spaventose, denari che non piovono dal cielo, ma provengono dalle tasche degli altri cittadini italiani, innocenti pure loro.

La giustizia italiana esce sconfitta e con sempre minore credibilità anche da tutto questo, oltre che dagli scandali, collettivi e individuali, che ormai quotidianamente la travolgono. Rappresenta, infatti, certamente un corto circuito il fatto che quando è lo Stato a porre in essere condotte lesive di quegli stessi beni giuridici dei consociati che protegge, sanzionando con la pena detentiva coloro che li offendono, esso se la cavi con un indennizzo: certo, non ripara un tempo di detenzione ingiusta, e per giunta, viene pagato con i proventi delle tasse dei cittadini, cioè di altri innocenti che, con il loro contributo, sopportano il peso degli errori giudiziari venendo così ingiustamente “condannati” a una pena pecuniaria.

A fronte di tutto ciò, i rimedi immaginati dal Governo nel recentissimo Recovery Plan, paiono ignorare tutto questo.

Foto Ansa

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