In testa all’agenda dei leader mondiali c’è la lotta alla fame, avendo come obiettivo di dimezzare la povertà entro il 2015. Tuttavia, dieci anni dopo il Summit mondiale dell’alimentazione del 1996, che assunse l’impegno di ridurre del 50 per cento il numero dei poveri entro il 2015, ci sono più affamati nel 2006 di quanti ce ne fossero nel 1996, e il numero aumenta di 4 milioni all’anno. Sono necessari nuovi approcci per garantire una produzione alimentare sostenibile nei Paesi in via di sviluppo (Pvs), specialmente in Africa. Dei 50 paesi classificati come “i meno sviluppati” dall’Onu, 35 si trovano nel Vecchissimo Continente, e anche se l’agricoltura dà i mezzi per vivere al 70 per cento della popolazione, la fertilità dei suoli è degradata e in declino.
Nell’ultimo decennio le biotecnologie agricole hanno dimostrato di poter svolgere un ruolo nell’alleviare la povertà e la fame, perché hanno il potenziale per rendere la coltivazione più efficiente e aumentare le rese. L’apprezzamento delle biotecnologie agricole si riflette nel suo tasso di adozione da parte dei coltivatori a partire dal 1996: da allora esso ha sempre registrato una crescita annuale a due cifre. Le biotecnologie agricole possono aumentare la produttività delle coltivazioni e la sua stabilità, e così migliorare la sicurezza alimentare. Le coltivazioni Ogm richiedono meno manodopera e sono più facili da usare da parte di contadini con poche risorse. Questo rappresenta un grosso beneficio perché aumenta la sicurezza alimentare e rende più facile lavorare la terra a una popolazione in gran parte costituita da donne, anziani e giovani. Inoltre, la Rivoluzione Verde degli anni Sessanta ha recato pochi benefici all’Africa perché richiese grossi investimenti iniziali. Invece le coltivazioni Ogm non sono a intensità di capitale o di manodopera, ma di conoscenza, e perciò sono accessibili ai contadini poveri.
Esempi dei benefici della commercializzazione di prodotti Ogm si possono vedere in vari Pvs che li hanno adottati. L’Argentina ha commercializzato il suo primo Ogm nel 1996 e nel 2006 ne coltivava 18 milioni di ettari. I profitti di tale produzione sono stati stimati in oltre 20 miliardi di dollari. In Sudafrica la coltivazione di Ogm si stima abbia accresciuto i redditi agricoli di 76 milioni di rand (7,84 milioni di euro circa) fra il 1998 e il 2005. Il Brasile è un esempio di quello che accade quando intralci burocratici ostacolano l’adozione di questa tecnologia; macchinosità legali hanno paralizzato la ricerca scientifica nelle biotecnologie agricole e la conseguenza è stata che i coltivatori hanno perduto profitti pari a 6 miliardi di dollari soltanto per la soia transgenica. Inoltre i contadini brasiliani saranno privati di 6,9 miliardi di dollari di profitti nel prossimo decennio se l’adozione del mais Ogm sarà resa difficoltosa e circa 2,1 miliardi di dollari se non potranno coltivare cotone Ogm.
I benefici economici a livello mondiale della coltivazione di piante Ogm fra il 1996 e il 2004 sono stati calcolati a 27 miliardi di dollari. Nel 2004 il 90 per cento degli 8,25 milioni di contadini che coltivavano Ogm nel mondo era costituito da piccoli coltivatori privi di capitali. Le coltivazioni Ogm hanno direttamente contribuito all’alleviamento della povertà di circa 7,7 milioni di loro. Uno studio della Banca Mondiale sul cotone Ogm Bt ha mostrato che «il benessere dei Pvs potrebbe essere promosso più dal permesso di adottare il cotone Ogm che dalla rimozione di tutti i sussidi e le tariffe sul cotone».
Resistente alla siccità
Nel 2002 uno studio condotto in Sudafrica mise a confronto mais e cotone Bt con le varietà tradizionali. I ricercatori scoprirono che, nel caso del cotone Bt, più dell’80 per cento dei contadini denunciava una riduzione nei problemi di salute dovuti all’uso di insetticida e un reddito più alto dovuto ai migliori raccolti ottenuti col cotone Bt. Rendimenti più alti ed entrate maggiori sono stati evidenziati anche nel caso del mais Bt. Motlatsi Musi, un piccolo coltivatore di Olifantsvlei, ha dichiarato: «Coltivo mais Bt perché ha aumentato la mia produzione ed il mio reddito. Da una coltivazione Bt guadagno 3 mila rand in più (310 euro) che da una coltivazione non Bt». Thandiwe Myeni, una piccola coltivatrice di Makhatini Flats, pianta cotone Bt dal 1999 e dice: «Dalle mie coltivazioni Bt ottengo un rendimento per ettaro che è il doppio di quello delle mie coltivazioni non Bt e risparmio anche sui pesticidi, perché li spruzzo solo due volte prima del raccolto sul mio cotone Bt, mentre su quello non Bt devo spargerlo tutte le settimane».
Le piante Ogm hanno un valore inestimabile perché possono essere ingegnerizzate per diventare resistenti a malattie e insetti dannosi e presentano il potenziale per incrementare il valore nutrizionale dei cibi. Il Golden Rice, per esempio, è geneticamente modificato per fornire una fonte di vitamina A. Probabilmente in futuro il più grande sviluppo nell’ambito di tali coltivazioni sarà lo sviluppo e la commercializzazione di varietà resistenti alla siccità. La siccità è probabilmente uno dei più grandi problemi del Terzo Mondo. In Sudafrica si sta già sperimentando in campo aperto un mais resistente alla siccità e nei prossimi due, tre anni un frumento resistente alla siccità sarà pronto per la commercializzazione in Egitto.
Vecchio Continente vs Vecchissimo
Le piante Ogm sono una buona notizia anche per l’ambiente. Fra il 1996 e il 2004 hanno ridotto l’uso di pesticidi di circa 172.500 tonnellate metriche. Inoltre gli avanzamenti nella biotecnologia hanno reso possibile stimolare geneticamente le piante a produrre ritrovati farmaceutici ed eccellenti progressi sono stati realizzati nell’utilizzare le piante come sistemi per la produzione di vaccini. E poiché le piante arricchite di proteine richiedono investimenti relativamente modesti e i costi di produzione sono bassi, esse potrebbero rappresentare la sola opzione economicamente praticabile per la produzione indipendente di proteine terapeutiche nei Pvs.
Nonostante tutto ciò, l’Europa ha adottato un approccio che mira a rallentare le biotecnologie agricole. Le attuali politiche e percezioni europee ne ostacolano lo sviluppo, specialmente nei Pvs che hanno rapporti commerciali con la Ue, perché i consumatori europei percepiscono gli alimenti Ogm come contaminati, e questo li rende meno competitivi sui mercati del Vecchio Continente. Se i consumatori europei non diverranno più ben disposti nei riguardi delle coltivazioni Ogm, i Pvs dipendenti dai mercati europei non si orienteranno a coltivarle e saranno privati di grandi benefici socio-economici. Ci sono anche problemi che riguardano la severa normativa sulla tracciabilità che fa parte delle normative europee, alla quale sarà molto difficile e costoso aderire da parte di moltissimi Pvs.
Tali politiche sono state sviluppate principalmente per proteggere i consumatori europei e l’ambiente da potenziali pericoli, ma ad un decennio dalla loro introduzione non ci sono stati casi di prodotti Ogm dannosi alla salute umana o all’ambiente. Perciò si registra un notevole squilibrio fra gli ipotetici benefici che la politica europea offre e i probabili e sostanziali benefici che potrebbero essere offerti ai Pvs. La Ue non ha tenuto conto dell’effetto negativo che le sue politiche probabilmente hanno su coloro che lavorano nel settore agricolo nei Pvs.
Martin Oladiran Makinde
professore Scienze animali Università di Venda
Jocelyn Webster
Executive Director di AfricaBio,
professore onorario Università di Pretoria
David Keetch
entomologo,
presidente Goldamer Consulting, Pretoria