Non si eredita un’emozione. Storia di Casaleggio, il figlio di Rousseau
Articolo tratto dal numero di marzo 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
I figli. Che guaio i padri per i figli, quando il genitore mette in mano al suo adorato virgulto un tesoro che è stato creato ed è cresciuto avendo impresse le impronte irriproducibili, non surrogabili, del padre. Non si possono ripetere le parole magiche, non sono formule che funzionino con qualsiasi bocca che le pronunci, anche se almeno il 50 per cento dei geni è arrivato da lui. Qui sta la fortuna e la sventura di Davide Casaleggio. Ho studiato interviste, ritratti, testimonianze. Non è affatto un personaggio oscuro, un arrivista che ama l’opacità. È una bravissima persona, un uomo colto. Ma non ha il tocco, il carisma, forse stava nei capelli meravigliosamente da sciamano irochese, che solo la chemio ha mietuto, di Gianroberto, il padre di Davide e del Movimento 5 stelle, e di un’idea assoluta della democrazia del futuro che è scomparsa con lui il 16 aprile del 2016, quando aveva appena 61 anni per un ictus esito di un cancro.
Dunque non si colpevolizzi Davide dentro e fuori il suo giro grillino. Si fa quello che si può, e anche di più, ma non basta mai. Ha accettato il fardello perché glielo ha caricato addosso il padre, e certo lo ha fatto volentieri, aveva attinto dalla sua vicinanza una capacità di lavoro impressionante, ma forse nessuno dei due immaginava fosse così difficile ereditare un impero da un padre avvolto nel mito delle sue visioni magiche.
Ed eccoci a oggi. I Cinquestelle sono cresciuti al loro punto di gigantesco consenso il 4 marzo del 2018, due anni dopo i funerali dove non si sussurrò “riposa in pace, ti baci la misericordia”, ma onestà-onestà. Quando il M5s divenne il primo partito, superando il 32 per cento, aveva ancora le stimmate della purezza voluta da Gianroberto: nessuna alleanza, zero contaminazioni, perché unirsi ad altri fa credere che la democrazia rappresentativa sia davvero tale, e chi sta in Parlamento in altri partiti sia come gli eletti grillini. Non può essere così. I pentastellati sono portavoce della democrazia diretta, che ha distrutto le falsità delle rappresentanze rubate al popolo. Non ci si accorda con i ladri: onestà-onestà. Non è una caratteristica del singolo, ma frutto della spremitura del web, che è infallibile, una entità etnica nuova, che può crescere solo per osmosi dal basso, non con accordi di vertice.
Invece ci fu l’accordo con la Lega e poi quello con il Pd. E la maledizione di Gianroberto sta consumando la pianta sacra della nuova e sola democrazia di oggi e di domani. Cosa ne poteva sapere di questo Davide Casaleggio? Laurea in Bocconi, master a Londra, capelli tagliati, corti e ordinati come i suoi pensieri standard da algoritmo internettiano, oggi ha 44 anni. Ne aveva quattro di meno quando pochi giorni prima della morte del papà costituì con lui, tramite atto notarile, l’Associazione Rousseau, distinta dalla Casaleggio e associati, e che di fatto possedeva il cuore pulsante del Movimento 5 stelle. Per questo in una rarissima intervista concessa nel mese di febbraio a Porta a porta, ha risposto a Bruno Vespa che sì, si potrebbe separare la piattaforma Rousseau, la vibrazione web dove confluiscono pensieri, parole e voti degli iscritti al Movimento; si potrebbe eliminare la clausola per cui i parlamentari del M5s versano ciascuno 300 euro al mese all’Associazione Rousseau. Ma poi bisognerebbe «trapiantare un altro cuore». E il rischio che si muoia durante l’operazione è alto, e la probabilità di rigetto elevata.
Sono finiti i bei tempi della Trinità
E così Davide Casaleggio è il padrone non si sa se troppo contento del giochino creato dal papà quando Beppe Grillo affidò a lui la gestione del suo blog, in realtà assegnandosi come Illuminato o Elevato a uno che era ancora più Illuminato ed Elevato di lui. Il quale inopinatamente ha consegnato il sudato malloppo al primogenito.
Sappiamo che Gianroberto ha prodotto filmati apocalittici dove immagina stragi globali, una specie di palingenesi universale, con l’avvento dell’unico Stato, unico pianeta, unica religione: quella di Gea, dove uno vale uno, il sapere è diffuso in modo egualitario tramite i vasi comunicanti del web, nessuno dovrà lavorare. Somiglia molto ai sogni di Karl Marx quando criticò il Programma di Gotha, dove a ciascuno sarebbe stato dato secondo i suoi bisogni, avrebbe deciso al mattino se lavorare o andare a pescare.
L’unico che davvero ha capito l’idea di democrazia di Gianroberto è stato Grillo. Egli infatti ha proposto di tirare a sorte i deputati e i senatori. La sfiducia nella coscienza dei singoli, nel loro merito, nello sforzo e nell’utilità di essere buoni, è tale che non esistono i migliori, ma gli uomini sono lupi per gli altri, e dunque il solo modo di cavare i denti ai predatori è di far sì che non possano intortare o sbranare i deboli per governare. Tirando a sorte chi comanda, con possibilità di revoca, e rielezione con un’altra tombola, si impedisce la falsa democrazia. (Domanda: sicuro che non si possa truccare la sorte, e non sia manipolabile l’algoritmo della pura casualità?).
Ora Davide, che resta padrone di Rousseau nelle sue varie ramificazioni e dunque del M5s, è un dittatore sulla carta che non comanda nulla nella realtà. Dicono che sia il protettore di Luigi Di Maio. Come si è visto non gli ha portato fortuna. Si sostiene sia molto amico del reggente ad interim, Vito Crimi, e questo non gioca a favore del suo intuito di leader. Non gli vale essere un campione misconosciuto del durissimo triathlon californiano (nuoto, bicicletta, corsa), dove la leggenda dice sia arrivato sesto e una controleggenda dell’Espresso lo colloca al 195esimo posto della graduatoria, e neppure di aver vogato con il kayak, accompagnato dalla sua compagna, nei fiordi gelidi della Groenlandia. Non gli vale essere stato a 12 anni un campione di scacchi (ma non ci sono certificazioni al riguardo): si trova un partito che è uno scontro tra meteoriti, e i consensi sono un terzo di due anni fa.
Gli tocca lasciar fare, rinunciare ad attrarre a sé come facevano insieme ai tempi della Trinità che catturava con la forza del carisma e di molte fanfaluche travestite da sogni, i gonzi e i furbastri della schiera angelica dei presunti onesti che oggi farebbero di tutto, indosserebbero qualsivoglia casacca, per restare imbullonati al seggiolone di Palazzo Madama e Montecitorio. Ricordate? Eccome se funzionava. C’erano il Padre Gianroberto, il Figlio Davide e lo Spirito Santo Beppe. Il Padre è morto, lo Spirito Santo è a riposo, e il Figlio è un orfanello in un collegio di famelici svalvolati. Magari quando arriverà l’epoca di Gea sarai tu, Davide, a vincere la tombola.
Foto Ansa
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