Come dice quello spot? “Il Natale quando arriva, arriva” e con la festa santa arriva anche la colonna sonora di questi giorni pervasi dai sentimenti di bellezza, attraverso gli incontri personali e familiari, che riprendono vigore nella memoria del Bambino che nasce per la nostra salvezza e felicità. Molte sono le composizioni che si ispirano al Divino avvenimento, che abbiamo ereditato dai secoli passati, che hanno visto all’opera i grandi autori classici: Bach con i suoi Oratori, le Messe solenni della Natività composte da tutti i grandi geni delle sette note (a chi non viene in mente l’Halleluja di Haendel?.
E poi c’è la musica della devozione popolare, le carol della tradizione anglosassone, le più laiche “holiday songs” americane; tutte espressioni di una cultura etnica e di una storia nazionale: canti che vanno aldilà del target infantile al quale la festa è in gran parte dedicata. Il mondo della musica pop-rock è sempre stata attento a questo particolare genere musicale: vuoi per motivi sinceramente religiosi, vuoi per mero opportunismo, vuoi per un’occasione solamente commerciale, non saremo certo noi a giudicare le vere intenzioni (l’anima umana rimane un grande mistero). E’ un dato di fatto che da quando esistono il rock, lo swing, il soul, il pop, tutti gli interpreti più celebrati si sono sempre confrontati con il catalogo natalizio.
In questa puntata di Download, vogliamo condurvi attraverso questa immensa serie di incisioni discografiche, e magari consigliare quelle che per noi sono le più interessanti e originali. Premettiamo che nelle varie play list che il mercato discografico ci offre, fanno la parte del leone i brani di tradizione anglosassone, più internazionalmente esportabili: dall’America, negli anni ’50 e ’60, ci giungono gli album natalizi di Elvis Presley, Frank Sinatra, Tony Bennet, Dean Martin, fino ad arrivare all’appena pubblicato cd di Michael Bublè. Tutti questi album sono pervasi da un’atmosfera “buonista” e zuccherosa, grandi orchestrazioni, voci vellutate, cori celestiali; insomma lavori decisamente scontati, giusto per far lievitare i buoni sentimenti nell’ascoltatore. Nulla di male, naturalmente, buona musica per il sottofondo del pranzo in famiglia e durante le estenuanti tombole, fortemente volute e organizzate dai nonni.
Ci sono anche lavori che si impongono per originalità e ricerca musicale, che non si fermano alla semplice riproposizione delle “traditional songs”, ma che evidenziano una ricerca e un gusto particolari, con i quali reinventano l’atmosfera di festa. Cominciamo con un gruppo solo vocale, I Quattrottave, nove artisti milanesi, maschi e femmine, che attraversano la tradizione natalizia tra secoli e terre diverse: interpretazioni “a cappella” divertenti e dalle mille sfumature, freschi ritornelli e dolci ballate, voci che si rincorrono svelte e commoventi: “Natale”, è il titolo, Preludio, la casa distributrice. Ascoltate i demo sul loro sito, meritano.
Hanno fatto uscire i propri lavori nel Natale 2010 due grandi interpreti del pop: Annie Lennox e Antonella Ruggiero. L’ex- Eurithmics raccoglie a piene mani l’eredità delle tradizionali carol britanniche, intersecandole con voci e strumenti africani. Voce possente, cori imponenti, suono scintillante, tamburi e percussioni, orchestra e tastiere. Sorprendente per l’appassionata interpretazione che coinvolge e convince. Bello. Titolo: “A Christmas cornucopia”. L’ex Matia Bazar arriva al sublime: la voce va in altalena, in perfetta solitudine, accompagnata soltanto da un’ottima sezione di musicisti. Un doppio cd, unico e irripetibile, una inesauribile galleria che pesca nella tradizione del latino gregoriano, in quella nordica, in quella americana, in quella regionale italiana, una tavolozza di colori e di suoni, un caleidoscopio di ritmi sorretti da “ensamble” di strumentisti di tutto rispetto, provenienti dal mondo del jazz e della musica da camera. Imprescindibile. Titolo: “I regali di Natale”.
Si intitola semplicemente “Christmas in the heart”, il disco di Natale del 2010, del grande Bob Dylan, che scardina ogni tradizionale approccio ai classici della festa, affrontandoli con la sua voce ormai senza forma, creando un “mood” inedito e decisamente sconvolgente al primo ascolto. Tra una biascicata “Adeste fideles” e una trascinante giga irlandese dedicata a Santa Claus, sorretto da arrangiamenti e cori in stile anni ’50, Dylan ci ricorda in maniera commovente, che la nascita di Gesù può essere cantata, anche se non si possiede voce vellutata e intonata. “Christmas in heart” di Bob Dylan è un capolavoro assoluto, di un uomo attraversato dalla vita, usurato nella voce, che prega, e canta come se mendicasse: “l’Amen” finale è da brivido e inumidisce gli occhi dell’ascoltatore.
Ecco, dunque, quattro titoli, che, ascoltandoli con attenzione, ci aiutano a percepire sempre di più la bellezza del più grande avvenimento della Storia umana: la nascita di Gesù.