Da quando la pubblicità italiana ha scoperto che è molto conveniente usare i santi come testimonial (non costano nulla, sono affidabili e conosciuti presso ogni target), i giornali e i canali televisivi si riempiono di pagine e di spot con l’aureola. L’ultimo della serie è un annuncio stampa che reca un titolo spiritoso: “Gli italiani sanno sempre a che santo votarsi.” Firmato Magnesia S.Pellegrino, in due confezioni, effervescente e al limone, fotografate con tanto di aureola appunto. Povero S.Pellegrino, ignaro probabilmente di essere diventato il patrono della stipsi e dei movimenti peristaltici, e di essere passato repentinamente dall’onore degli altari a quello dei gabinetti. Tutto “merito” dei pubblicitari che per sottostare alle severe regole del marketing si dimenticano di rispettare quelle più elemenatari, del buon gusto innanzitutto. Votarsi a un santo per molti è un gesto dal significato profondo, che la pubblicità, soprattutto quando è così superficiale, non può comprendere, ma almeno rispettare. Inutile segnalare come, ancora una volta, il ricorso facile a temi di carattere religioso denoti una mancanza di idee, che, nel caso di un marchio storico come S.Pellegrino, non sarebbe stato difficile reperire altrove. Evidentemente siamo di fronte a una stitichezza mentale, che è una patologia assai più grave e difficile da curare di quella intestinale: gli autori di questa campagna infatti, per produrre tale risultato, devono avere esagerato con la magnesia che resta pur sempre un degno medicinale. Da usare con cautela.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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