Come il non-caso Boccia è diventato un caso (e tornerà non-caso)

Di Andrea Venanzoni
10 Settembre 2024
Quella che ha coinvolto l'ex ministro Sangiuliano è una vicenda tragicomica cavalcata da opposizione e media e mal gestita da staff e governo. Ma a sinistra sanno che non ci si può fidare di lei e smetteranno di usarla appena non sarà più "utile"
Maria Rosaria Boccia
Maria Rosaria Boccia in un ufficio della Camera dei Deputati in una foto pubblicata sul suo profilo Instagram e ripresa da Ansa

L’occhio che scruta e spia voglioso dal buco della serratura è un topos irrinunciabile della commedia sexy all’italiana. Quante volte abbiamo visto armeggiare Lino Banfi o Alvaro Vitali alle prese con improvvisati spogliarelli della Fenech o della Cassini da quel buco, conformazione voyeuristica della pancia profonda degli italiani e trionfo di certi appetiti viscerali che fatte le debite proporzioni e ricontestualizzazioni ancora oggi titillano il sordido gusto del pubblico. L’affaire Boccia-Sangiuliano è, in questo, assolutamente esemplare.

La tragicommedia all’italiana del caso Boccia-Sangiuliano

Una vicenda privatissima, come ricorda con giusta precisazione il legale del giornalista ormai ex ministro Gennaro Sangiuliano, asceso al ludibrio pubblico e alla geologica stratificazione di gossip politico, di rivelazione in rivelazione, di storia Instagram in storia Instagram, con le istituzioni di questo Paese, e pure l’opposizione e una vasta parte del sistema mass-mediatico, a rincorrere le esternazioni della imprenditrice-aspirante consigliere-influencer Maria Rosaria Boccia.

Una vicenda di nessun pregio, se non quello che eventualmente vorranno rilevare le aule di tribunale, quelle contabili e quelle penali, visto che si annunciano esposti. Ma il cui peso, la cui sostanza, è sempre stata piccina. Non però il suo potenziale, esplosivo, gargantuesco, di trash e di morbosità spicciola: l’archetipo del potente che si porta a letto l’amante, facendola del pari ascendere ai vertici del ministero, unisce alto e basso, potere rarefatto e trivialità da rotocalco rosa, e in questa laocoontica conformazione aumenta l’interesse pubblico.

Una sorta di ibridazione tra L’onorevole con l’amante sotto il letto, indimenticata commedia di Mariano Laurenti con Lino Banfi, Alvaro Vitali e Gigi Reder e in cui l’amante è interpretata dalla statuaria Janet Agren, e la storia patria che ha sempre visto nell’uomo di potere, da Mussolini in poi, ma pure prima, soggetto e oggetto di mire espansionistiche erotiche, di groupie o di facili prede, a seconda dell’angolazione prospettica con cui si voglia considerare il tutto.

Come un non-caso è diventato un caso

Del caso, oggettivamente e rovinosamente esploso tra le mani del governo, un unico aspetto è davvero interessante e meritevole di attenzione e analisi. E cioè come sia potuto divenire un caso, essendo e rimanendo un feuilleton di bassa caratura.

Certo, è stato maneggiato e cavalcato dall’opposizione e da una parte non banale del sistema mass-mediatico che ha ospitato e fatto parlare a briglia sciolta la Boccia, nemmeno fosse l’oracolo di Delfi, praticamente senza contraddittorio e senza alcuno scrutinio anche solo vagamente superficiale di ciò che la aspirante consigliera ministeriale andava affermando, particolare curioso per un’epoca che del fact-checking sembrava aver fatto vessillo araldico. Però. C’è un però grande come una casa, troneggiante, inquietante.

Maria Rosaria Boccia Sangiuliano
Un collage realizzato da Ansa di foto di Maria Rosaria Boccia con l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, postate sul profilo Instagram della donna

Tutto questo carosello non sarebbe nemmeno iniziato se lo staff del ministro avesse esercitato una prudenziale due diligence. E non è mera ipotesi o ragionamento a posteriori, visto che è ormai emerso in maniera incontrovertibile come la dottoressa/signora – mutuiamo il dubbio sui titoli dalle parole dell’ex marito a beneficio di Rete 4 – Boccia avesse tentato prima uno strategico avvicinamento al ministro Lollobrigida e ancor prima ad esponenti del governo Conte II, venendo in tutti questi casi respinta.

Peggio ancora: il quotidiano Domani ha rivelato come il capo segreteria tecnica di Sangiuliano, Emanuele Merlino, fiutata l’aria quando si era ancora in tempo, avesse avvertito alti vertici nazionali di Fratelli d’Italia. Senza però, a quanto è ormai evidente, che i menzionati vertici avvertissero esigenza di fare alcunché quando si era ancora in tempo.

Gli errori dello staff del ministro con Boccia

In ciò sta uno dei limiti più evidenti dell’attuale governo, la non sempre perspicua formazione degli uffici di staff, la selezione della classe dirigente, in questo caso declinata sul versante tecnico, e la reattività della classe politica di vertice. Gli errori sono stati enormi, madornali e tantissimi.

L’inizio stesso della istruttoria per procedere alla nomina, con tanto di scambio di email e invio della documentazione da compilare per attestare l’insussistenza di eventuali cause di incompatibilità o conflitti di interesse, ha sedimentato un affidamento che ha portato la Boccia a comportarsi fattualmente come fosse un consigliere in pectore.

Peggio ancora, le corrispondenze digitali di profilo istituzionale, di cui lei risultava destinataria, sembravano facta concludentia avvalorare il suo peso effettivo di consigliere agli occhi degli interlocutori che si sarebbero dovuti rapportare anche con lei.

E questo, tutto questo, è un errore ciclopico dell’ufficio di Gabinetto che, come non avevano mancato di fare in precedenza altri tecnici, capita per tempo la mala parata avrebbe dovuto interrompere qualunque contatto e non dare avvio ad alcuna istruttoria per la nomina.

Autodafé in tv e stories su Instagram

Un altro errore enorme e imperdonabile è stato l’autodafé televisivo di Sangiuliano al Tg1, durato per interminabili diciassette minuti. Nonostante l’auto-gogna pubblica, le scuse al Capo un po’ da maoismo dei tempi andati, non è servito a nulla perché un secondo dopo ecco servita da Boccia la nuova rivelazione, ecco la nuova storia su Instagram, con quei puntini di sospensione a lasciar intendere golose e piccanti rivelazioni.

Quando un uomo con la Tv incontra una donna armata di stories digitali l’uomo con la Tv è un uomo politicamente morto. Non serve essere la reincarnazione di McLuhan per capirlo. Ulteriore scivolone l’ha preso direttamente Giorgia Meloni, che avrà pure avuto le sue buone ragioni per respingere le iniziali dimissioni di Sangiuliano, ma così facendo ha concesso alla Boccia altri due giorni di ampia vetrina mediatica. E poi, alla fine, si è dovuta anche rimangiare la sua decisione di salvare il ministro, quando la situazione appariva del tutto fuori controllo.

Ma questa volta la sinistra non ripartirà dalla Boccia

Nella lunga, inesausta sequenza storico-politica degli innamoramenti della sinistra per vari personaggi che in certa misura sono stati caratterizzati dall’unico valore dell’aver messo più o meno apertamente in crisi o in difficoltà l’aborrita destra non figurerà, mi sento di poterlo asserire con una certa sicurezza, la signora/dottoressa Boccia. Alla sinistra fa comodo utilizzare il caso, non la persona. Di certo non imbarcarsela nel tonitruante campo largo, perché a sinistra sono scaltri e furbi e sanno che come nella metafora dell’apprendista stregone certe volte la materia si anima e sfugge al controllo.

D’altronde bastava uno sguardo alla prossemica e alla comunicazione sorridente e impostata della Boccia durante le interviste per capire di essere al cospetto di una professionista della comunicazione, poco attenta però alla immedesimazione emotiva del momento; centrata su se stessa e sul presentare, e vendere, altrettanto chiaramente se stessa, come personaggio da copertine, piuttosto che devoluta a spiegare una vicenda che si assumeva quale umanamente devastante. E invece la si sentiva e la si sente snocciolare le sue verità come fosse una festante concorrente appena esclusa dalla casa del Grande Fratello e consapevole che per lei si spalancano rotocalchi e ospitate in locali e TV.

E persone così sono assai difficilmente governabili o riducibili al paradigma della donna che lotta per i diritti di tutte le donne e per la parità di genere e contro le vessazioni del potere. La Boccia è quindi destinata a permanere, fantasmatica, come una presenza capace di promettere pruriginose e calienti esternazioni, e la sinistra magari spera e confida in qualcosa sulla Meloni, fino a quando tornerà utile. Poi sarà lasciata libera di scomparire in dissolvenza come una storia Instagram e magari di andarsene davvero al Grande Fratello.

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