
Noi che incartiamo il pesce, maltrattiamo il Milan e ne sappiamo più di Report

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Oggi scuola di giornalismo. Affrontiamo due grandi temi di questo bellissimo e morente mestiere. Ovviamente quando parlo di giornalismo, lo dice il nome stesso, parlo dell’espressione nella sua forma più alta, cioè questa, cartacea, dei giornali. Tutte le altre vengono dopo e hanno solo contribuito a rovinare questa bellezza.
Il primo tema riguarda appunto la vulnerabilità della carta. Prima che intervenissero severe norme sanitarie, si usava dire: «Il giornale dura un giorno, poi ci si incarta il pesce». Viviamo di effimero, basta vedere come trattiamo il Milan. Una partita è da scudetto, una partita ed è crisi. Bonucci manca alla Juventus, Bonucci è una palla al piede. È così, è sempre stato così e sarà sempre così, finché resisteremo.
L’altro grande tema è il crash test che ogni giornalista deve affrontare. Noi scriviamo e leggiamo di tutto, dico noi giornalisti. Poi, un giorno, vi capiterà, come è capitato a me, di leggere di un argomento di cui siete ferratissimi o di una persona che conoscete benissimo. E lì crolla una professione, si inabissano dei miti. Di Report, ad esempio, non avevo già una grande opinione. Troppo incensato e quindi sospetto. Poi ho visto, l’avevo registrato qualche mese fa, il programma che hanno fatto su cucina e cuochi, di cui, come sapete, conosco molto. Un fascio di banalità. La morale di tutto questo? Informatevi, studiate e state in campana.
Foto Ansa
1 commento
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!