Nipote di sua madre, figlio di sua sorella. I nuovi pericoli dell’incesto in provetta
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Da quando la procreazione è stata separata dall’atto sessuale, grazie alla fecondazione assistita, tutto è diventato più complesso in un vortice di sperma, ovuli, uteri, donatori, prestatori e chi più ne ha, più ne metta. Ora è diventata «incredibilmente comune la riproduzione collaborativa», che però porta con sé l’inquietante spettro dell’incesto tecnologico.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]INCESTO TECNOLOGICO. Il comitato etico della Società americana di medicina riproduttiva (Asrm), uno dei centri specializzati in fecondazione più importanti al mondo, ha pubblicato un nuovo documento sugli “accordi riproduttivi intra-familiari” per dettare linee guida etiche alla cliniche che praticano l’inseminazione artificiale. Non tutto dovrebbe essere permesso quando si tratta di parenti di primo grado, è il succo del testo.
Una donna single che voglia avere un figlio, ad esempio, dovrebbe evitare di concepirlo «usando lo sperma del fratello» dal momento che sono consanguinei. Allo stesso modo, bisognerebbe «respingere combinazioni che simulano unioni incestuose». Dovrebbe essere respinto il tentativo di una figlia di concepire un figlio con lo sperma del padre, anche quando usi un ovulo donato da una terza persona. Sarebbe comunque incesto. Secondo il comitato, sarebbe meno riprovevole il caso di un padre che dona lo sperma alla moglie del figlio. In questo caso, l’accettabilità dell’atto dipenderebbe «dall’attitudine del partner femminile» del padre.
NIPOTE DELLA MADRE, FIGLIO DELLA SORELLA. Simili intrichi sono ormai all’ordine del giorno nelle cliniche americane e canadesi, dove tutto è permesso, purché si paghi. Il National Post ha di recente raccontato che una donna troppo vecchia per concepire un figlio si è fatta “prestare” gli ovuli dalla figlia, fecondandoli con lo sperma di un nuovo giovane compagno. Il quotidiano canadese non sa se il concepimento sia andato a buon fine, ma nel caso si creerebbe un paradosso: il bambino, infatti, sarebbe geneticamente nipote della madre e sua sorella sarebbe biologicamente sua madre.
«RELAZIONE INCESTUOSE DA PROIBIRE». Sherry Levitan, avvocato di Toronto che si occupa di casi riguardanti «collaborazioni riproduttive familiari non convenzionali», cioè madri che donano gli ovuli alle figlie, figlie che li donano alle madri, padri che forniscono lo sperma ai figli, e viceversa, spiega che la legge non è ancora arrivata a regolamentare simili situazioni, ma dovrebbe farlo: «La legge proibisce le relazioni sessuali e il matrimonio tra alcuni individui ma non proibisce la donazione di ovuli o sperma tra le stesse persone, anche se i rischi di consanguineità sono gli stessi».
«NON POSSO USARE I SUOI?». L’incesto, anche quando è tecnologico, rimane tale e nessuno ha mai studiato quale impatto abbia sui figli. Secondo Vanessa Gruben, associato di Giurisprudenza all’università di Ottawa, «prima di entrare in simili relazioni bisognerebbe chiedersi: davvero quello che stiamo per fare è nel miglior interesse del bambino? E come glielo spiegheremo?». Ma chi entra nelle cliniche della fecondazione assistita non si fa domande di questo tipo, mentre «il desiderio di avere un figlio» ad ogni costo porta a interrogativi del tutto diversi. Il dottor Jeffrey Roberts, direttore medico di un’importante clinica canadese, racconta: «Non bisogna perdere la testa. Una volta ho spiegato a una donna che non poteva più avere figli a causa dei suoi ovuli danneggiati. Lei, indicando la figlia di 12 anni, che era nella stanza con noi, mi ha chiesto: “Non posso usare i suoi?”. “Ma lei si rende conto di quello che mi ha appena chiesto?”. Questo è il classico esempio di persone che, riguardo ai figli, vanno nel panico e non ragionano più».
Foto Ansa
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